ANTIOPE (᾿Αντιόπη, Antiñpa, Antiope)
2°. - Figlia del dio fluviale Asopo e poi, nei tragici e nelle più tarde tradizioni, figlia di Lico di Beozia o del fratello di questo Nicteo, signore di Tebe.
Di eccezionale bellezza, fu amata da Zeus, che le si presentò sotto l'aspetto di satiro, e nacquero Anfione e Zeto. Secondo un'altra tradizione Anfione sarebbe nato da Zeus, Zeto da Epopeo di Sicione che aveva rapito A. Il mito di A. è molto complesso e vario nelle diverse fonti epiche e tragiche. Perseguitata da Lico e tenuta prigioniera dalla moglie di lui, Dirce, ella riuscì a fuggire sul Citerone presso i figli che, da lei abbandoanti lassù, erano stati allevati da un pastore. Riconosciuta infine dai figli mentre stava per essere legata alle corna di un toro selvaggio, fu da loro vendicata con la punizione di Dirce (v. Toro Farnese). Personifica una potenza della natura, la luna splendente nella notte.
A Sicione, nel santuario di Afrodite, era l'immagine di A. (Paus., ii, 10, 4). Si è vista poco verisimigliante una raffigurazione degli amori con Zeus su specchi etruschi; compare invece nel rivestimento in lamina bronzea a sbalzo su carretto di legno del IV sec. d. C. nel Museo Naz. di Budapest. La figura di A. nel "Toro Farnese" è di restauro.
Bibl: Schirmer, in Roscher, I, c. 380-381, s. v.; Inghirami, Mon.-Etr., Ser. 2, Tav. 17; E. B. Thomas, Arch. Funde in Ungarn, Budapest 1956, p. 251.