ANTIOCO VII di Siria
Detto Sidete (ὁ Σιδητής) dalla città di Side in Panfilia, dov'era nato da Demetrio I e Laodice (164 a. C.). Caduto Demetrio prigioniero dei Parti (138 a. C.), A. ando a Seleucia, si fece proclamare re e occupò forse anche Antiochia. Tosto si volse contro Diodoto Trifone che aveva usurpato il trono, e, respintolo dalla Siria nella Fenicia, lo assediò prima in Dora e poi in Apamea, dove Trifone fu ucciso. Allora prese a risottomettere le città che si erano ribellate a Demetrio ed erano passate a Trifone. Di fronte ai Giudei, che affettavano la loro indipendenza, riprese l'anteriore politica seleucidica, domandando a Simone la consegna di Ioppe e di Gazara, la cittadella di Gerusalemme, e il pagamento dei tributi arretrati; ma il suo stratego Cendebeo fu vinto a Modein. Morto Simone, Giovanni Ircano occupò Gerusalemme (135 a. C.), provocando l'intervento nella Giudea di A., il quale, assediata la città, concluse poi un accordo con Ircano per cui i Giudei consegnavano le armi, pagavano il tributo e davano ostaggi. Dai Giudei A. ebbe il titolo di Εὐσεβής ("pio"). Tornato ad Antiochia, egli preparò una spedizione contro i Parti per liberare dalla prigionia Demetrio, di cui sposò la moglie Cleopatra Tea, mentre il fratello aveva sposato Rodoguna figlia di Fraate II. Antioco iniziò felicemente la campagna (130 a. C.) occupando la Babilonia. Poi, risalendo il Tigri sconfisse non lungi da Gaugamela lo stratego Indate, e occupata la Media e preso il titolo di Gran Re, iniziò con Fraate trattative che fallirono (129 a. C.). Ma le città della Media, presto stanche dei nuovi padroni, accordatesi con Fraate insorsero contro le guarnigioni siriache, e Antioco in queste sfavorevoli condizioni dovette venire con l'esercito di Fraate a una battaglia in cui fu vinto e ucciso (129 a. C.). Fraate gli fece solenni funerali e ne mandò in Siria il cadavere in una cassa d'argento.
Fonti: Strab.. XIV, p. 668; I Macc., 15 seg.; Appian., Syr., 68; Diod., XXXIV,1, 15, 17; Ios. Flav., Ant. Iud., XIII, 218 segg., 225 segg., 236, 244, 271, gli dà il titolo di Sotere e di Eusebe; Euseb., Chron., I, p. 255 seg. Schöne; Iustin., XXXVI,1; XXXVIII, 10; Oros., V, 10, 8.
Bibl.: Bevan, The House of Seleucus, II, Londra 1902, p. 236 segg.; Niese, Gesch. der griech. und mak. Staaten, III, Gotha 1903, p. 292 segg.; Bouché-Leclercq, Hist. des Séleucides, Parigi 1913-14, pp. 368 segg., 398 segg.; Babelon, Les rois de Syrie, Parigi 1890, p. cxl segg.; sulle monete porta il titolo di Evergete; Head, Hist. Num., 2ª ed., Oxford 1911, p. 767.