ANTIOCO I di Siria, detto Sotere ('Α. ὁ Σωτήρ)
Nacque nel 325 (a. C.) da Seleuco I e dalla sogdiana Apama. Ancora assai giovane contribuì molto, benché la sua cavalleria fosse battuta da quella di Demetrio Poliorcete, alla vittoria di Ipso (301 a. C.) su Antigono Monoftalmo. Più tardi A. sposò la matrigna Stratonice, che non fu unica moglie; forse sposò anche una sorella Laodice. Nello stesso tempo (294-3) fu fatto coreggente ed ebbe il governo delle satrapie di là dall'Eufrate, provvedimento amministrativo suggerito dalla difficola di governare un territorio così esteso, le cui provincie orientali, a differenza delle occidentali, non erano ancora ellenizzate. A. fissò la sua residenza a Seleucia sul Tigri, e governò l'Asia superiore col titolo di re dal 293 al 281 a. C. Nei documenti cuneiformi sono più volte associati i nomi di Seleuco e di A. a partire dall'anno 33 dell'era seleucide (289-8 a. C.), e così sulle monete; in questo tempo A. coniò anche monete in nome proprio. L'esplorazione dei paesi orientali e la penetrazione dell'ellenismo sono forse un aspetto dell'attività di A. come coreggente: lo stratego Demodamas di Mileto andò oltre lo Iaxarte (Sir Daryā), l'ammiraglio Patrocle esplorò il Mar Caspio, Megastene fu mandato in India ambasciatore a Polibotra; allora o più tardi A. fondò Antiochia nella Margiana e vi fece costruire anche fortezze. Dopo la battaglia di Corupedio (282 a. C.) Seleuco, passando in Europa per conquistare la Tracia e la Macedonia, affidò ad A. il governo di tutta l'Asia; ma Seleuco fu tosto ucciso da Tolomeo Cerauno, e A. rimase solo re di Siria (281-261). Egli fece coreggenti i suoi due figli, prima Seleuco e poi Antioco. Al principio del regno si trovò in difficili condizioni; doveva vendicare il padre, affermare il suo dominio nell'Asia Minore, contendere la Tracia e la Macedonia al Cerauno e ad Antigono Gonata, reprimere le ribellioni nella Siria Seleucide. Mandò nell'Asia Minore Patrocle ed Ermogene, il quale concluse un accordo con Eraclea, ma poi in Bitinia cadde in un'imboscata tesagli da Zipoite. Diede aiuti a Pirro per la spedizione in Italia, concluse col Cerauno la pace, e, intervenuto in Asia Antigono, concluse anche con lui la pace per cui Antigono rinunziò all'Asia e A. all'Europa; ne fu suggello il matrimonio di Antigono con Fila sorella del re di Siria (278). Minacciata la Grecia dall'invasione dei Galli, Antioco mandò un contingente militare alla difesa delle Termopili (279); poi i Galli, invitati da Nicomede di Bitinia, passarono nell'Asia Minore e per qualche tempo la saccheggiarono, finché furono sconfitti da A., il quale per questa vittoria ebbe il titolo di Sotere (277). Dal tempo di Seleuco I era rimasta aperta con l'Egitto la questione della Celesiria, sulla quale A. rivendicò i suoi diritti contro Tolomeo Filadelfo. Egli strinse alleanza con Maga di Cirene, già ribelle al re d'Egitto, e gli diede in isposa sua figlia Apama. Ma contro A. prese l'offensiva Tolomeo che s'avanzò con l'esercito nella Siria fino all'Eufrate, memre la flotta operava sulle coste della Siria e dell'Asia Minore, occupando varie terre costiere nella Cilicia, nella Panfilia, nella Licia, nella Caria (prima guerra di Siria, 276-272 circa). Il mancato assalto di A. contro l'Egitto, lo svolgimento della guerra favorevole a Tolomeo, una pestilenza scoppiata nell'esercito siriaco condussero alla conclusione della pace, che sancì le conquiste tolemaiche. Il regno di Siria poté godere allora di un periodo di pace, nel quale forse A. riprese l'opera del padre promovendo la colonizzazione in oriente; egli stesso andò nella Babilonia e assistette alla fondazione del tempio di Nebo in Borsippa (268). In questo tempo gli si ribellò il primogenito e coreggente Seleuco, che A. fece mettere a morte (tra il 269 e il 266), mentre nominava coreggente il secondogenito, non sappiamo se con assegnazione di territorio. Non pare che A. abbia partecipato alla guerra di Cremonide; invece alla fine del suo regno guerreggiò contro Eumene succeduto in Pergamo a Filetero (263-2); ma Eumene vinse A. e assicurò l'indipendenza di Pergamo. Poco dopo la vittoria di Eumene, A. venne a morte (261 a. C.).
Fonti: Euseb., Chron., I, p. 249 Schöne; Memn., c. 12, in Müller, Fragm. Hist. Graec., III, p. 533; Plut., Demetr., 29, 38; Appian., Syr., 59 segg.; Strab., XI, p. 516; Paus., I, 7, 1 segg; Trog., Prol., 26; Ioh. Antioch., fr. 5 in Müller, Fragm. Hist. Graec., IV, p. 558; Theocr., XVII.
Bibl.: Droysen, hist. de l'Hellén, (trad. franc.), II, pp. 509, 577 segg.; III, pp. 183 segg. 262 segg.; B. Niese, Gesch. der griech. und mak. Staaten, Gotha 1893-1903, I, p. 391 seg.; II, pp. 12 segg., 71 segg., 126 segg.; Bevan, The House of Seleucus, I, Londra 1902, pp. 59 segg., 127-170, ecc.; Bouché-Leclercq, Hist. des Lagides, I, Parigi 1903, pp. 93, 151, 168 segg.; id., Hist. des Séleucides, Parigi 1913-14, p. 52 segg.; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., IV, i, pp. 248 segg., 561 seg., 584 segg.; IV, ii, pp. 198 segg., 477 segg.; Dittenberger, Or. Gr. Inscr., Lipsia 1902, I, 54, 219-223; Strassmeier ed Epping, in Zeitschr. für Assyriol., VII (1892), p. 226 seg.; Otto, Beiträge zur Seleukidengeschichte, in Abhandl. der bayer Akad., philos.-phil. Kl., XXXIV, i (1928); Babelon, Les rois de Syrie, Parigi 1890, pp. xxxi segg., 16 segg.; Head, Hist. Num., 2ª ed., Oxford 1911, p. 757 seguenti.