ANTINOO (᾿Αντίνοος, Antinñus)
Bellissimo giovinetto asiatico, nativo di Bithynium (Claudiopoli, in Bitinia).
Ignoti sono l'anno di nascita ed il modo in cui egli divenne il favorito dell'imperatore Adriano, che ebbe per lui una morbosa passione; poco chiara ne è anche la morte, avvenuta immaturamente in Egitto nel 130, per una caduta nel Nilo mentre era al seguito dell'imperatore (Spart., Hadr., 14, 5). Questa è la versione ufficiale, tuttavia Dione Cassio (lxix, 11) riferisce, riportando forse voci circolanti a corte, che egli si sarebbe sacrificato per l'imperatore. Adriano fondò una città nel luogo dove egli era perito, e volle che lo si onorasse come divinità, festeggiandone il giorno natalizio (27 novembre); il culto si diffuse soprattutto in Asia Minore, ed in Egitto ebbe anche carattere popolare, ma rapidamente si estinse alla morte di Adriano.
L'effigie di A. compare su numerose monete dell'epoca, e la loro coniazione, secondo lo Holm, è strettamente collegata ai luoghi di culto: da Alessandria il culto passò a Mantinea e in Grecia, a Bithynium, a Tarso, a Nicomedia e quindi agli altri centri d'Asia Minore. In Italia il culto ebbe minore sviluppo: A. aveva un tempio a Lanuvio (C. I. L., xiv, 2112), altro luogo di culto era ad Ostia, e forse a Villa Adriana (Tivoli), donde provengono gran parte delle sculture che riproducono il giovane bitinio, considerato, talvolta, divinità a sé stante, talvolta assimilato a divinità locali (Dioniso, nella maggior parte di busti e statue, Osiride, Adone, Vertumno, Silvano, Ganimede). Le sculture (oltre metà delle quali sono busti) pongono in risalto la opulenza di forme del corpo, la torbida e triste bellezza del volto, incorniciato da folti riccioli, ma accentuano anche i lati meno simpatici del favorito adrianeo: l'aspetto femmineo della sua ambigua natura, la spiccata sensualità dei suoi tratti orientali, così estranei alle greche divinità delle quali egli reca gli attributi. Lo Holm, reagendo alla tendenza troppo estetizzante degli studiosi moderni, seguita anche nel fondamentale lavoro del Marconi, considera immagini di culto, anziché veri e propri ritratti, le sculture che riproducono il giovinetto. Effettivamente i caratteri fisionomici di A. non sono ancora ben definiti, né riannodabili ad un ritratto ufficiale; incerta è persino l'identificazione con A. di alcune sculture; discusso è il modello greco cui si sarebbero ispirati gli scultori adrianei (per un gruppo di statue il Marconi ha riconosciuto uno schema policleteo fuso - soprattutto nella testa - con elementi dell'arcaismo maturo). Tuttavia A. occupa, nell'arte romana, un posto notevole: l'A. Braschi del Vaticano, rappresentato come Dioniso giovinetto, l'A. Farnese di Napoli, una statuetta in marmo nero di Berlino, le statue di Eleusi (Dioniso Zagreo) e Delfi primeggiano in un gruppo numeroso. Sotto l'aspetto dell'agreste Silvano egli è rappresentato nel bellissimo rilievo firmato da Antonianos, uno scultore della scuola asiatica di Afrodisiade: originale opera ispirata alle stele greche del V sec. a. C. con l'aggiunta di elementi paesistici di sapore ellenistico; l'altro noto rilievo di Villa Albani a Roma, se può competere con il precedente per l'esecuzione perfetta, è certo inferiore per valori espressivi e compositivi. Di ottima esecuzione è un busto del museo di Atene, proveniente da Patrasso, e quello della Rotonda al Vaticano che il Marconi crede eseguito sul modello vivente: la bellezza vuota di contenuto spirituale del personaggio è riprodotta con quell'estrema accuratezza di lavoro propria della scultura del periodo adrianeo (v. Antonianos).
Bibl: L. Dietrichson, Antinoos, Cristiania 1884; G. E. Rizzo, A.-Silvano, in Ausonia, III, 1908, p. 3 ss.; G. Blum, Numismatique d'Antinoos, in Journal intern. d'arch. numism., XVI, 1914, p. 33 ss., tavv. I-V; P. Marconi, A. - Saggio sull'arte d'età adrianea, in Mon. Ant. Linc., XXIX, 1923, c. 161 ss.; E. Holm, Das Bildnis des Antinous, Würzburg 1933 (Phil. Diss. Lipsia); P. J. Riis, Two Overlooked Portraits of Antinous, in Acta Archaeologica, XVI, 1945, p. 175 ss.; W. Hahland, Ebertöter Antinoos-Androklos, in Wiener Jahreshefte, XLI, 1954, p. 54 ss. Ritratto rilavorato nel Rinascimento: R. Bianchi Bandinelli, in Journal Warburg Inst., IX, 1946.