ANTIMONITE (fr. stibine; sp. antimonio griz; ted. Antimonglanz; ingl. stibnite)
Sinonimo di Stibina. È un sesquisolfuro di antimonio, dalla f0rmula chimica Sb2S3, corrispondente a Sb = 71,4 e S = 28,6; contiene qualche volta ferro, argento e oro, quest'ultimo talora in quantità tale da esserne economicamente vantaggiosa l'estrazione.
L'antimonite cristallizza nella classe bipiramidale rombica ed il rapporto parametrico dei suoi cristalli è dato da a : b : c = 0,99257 : 1 : 1,01788 (E. S. Dana), calcolato partendo dagli angoli: (100) : (110) = 44° 47′ 11″, (001) : (101) = 45° 43′ 16″, (001) : (011) = 45° 30′ 28′′.
I cristalli sono sempre prismatici ed allungati secondo l'asse verticale, raramente hanno distinte terminazioni, ma quando queste sono presenti, si mostrano spesso assai ricche di forme. Le facce della zona prismatica sono per lo più fortemente striate. Qualche volta i cristalli sono contorti ed anche uncinati. Cristalli giganteschi provengono dal Giappone (miniera di Ichikawa). Un gruppo di tali cristalli è rappresentato dalla fig. 1.
La fig. 2 dà la proiezione sulla base di un cristallo della stessa località. L'antimonite si trova più spesso in masse bacillari a struttura radiata, come pure compatta, in masse grossolanamente o minutamente cristalline. Nei cristalli si ha una facile sfaldatura secondo il pinacoide (010); sì nota una frattura subconcoidale; il minerale è inoltre leggermente settile ed i suoi cristalli sono un poco flessibili. Durezza 2; peso specifico 4,52 a 4,62. L'antimonite ha lucentezza metallica, colore grigio di acciaio; spesso però i cristalli esposti all'aria anneriscono o diventano iridescenti. Frequentissima è poi l'alterazione superficiale dell'antimonite in prodotti ossidati, sino ad aversi delle pseudomorfosi, su cristalli di antimonite, di kermesite e cervantite.
Fusibile ad una fiamma di candela, l'antimonite, riscaldata su carbone al cannello, fonde, producendo anidride solforosa ed antimoniosa, la quale ultima si depone sotto forma di aureola bianca. Il minerale è solubile in acido cloridrico con produzione di idrogeno solforato; l'acido nitrico lo decompone, separandone un residuo bianco di acido antimonico.
L'antimonite, insieme ai varî ossidi di antimonio (v.), costituisce il minerale da cui si estrae la maggiore quantità di questo metalloide, e numerosi sono i suoi giacimenti. Questi possono raggrupparsi in diversi tipi, ora presentandosi in filoni o in ammassi a ganga di quarzo, ora come impregnazioni di rocce sedimentarie, di scisti cristallini o di rocce eruttive, ora, infine, come giacimenti d'origine metasomatica, in relazione con rocce calcaree.
In Italia esistono diversi giacimenti di antimonite, di cui i più importanti si trovano in Sardegna, nella provincia di Cagliari, dove questo minerale è specialmente sfruttato nelle miniere di Corti Rosas e Sa Mina, presso Ballao, e di Su Suergiu, in territorio di Villasalto nel Gerrei. Nel giacimento di Su Suergiu, che di quelli nominati è il principale, l'antimonite forma delle lenti nei calcari scistosi e scisti neri grafitici del Siluriano. Il giacimento, da alcuni ritenuto come un filone di spaccatura, da altri d'origine sedimentaria, sembra debba essere considerato come un deposito metasomatico generato da rocce eruttive (porfiriti). L'antimonite vi si trova generalmente compatta, a grana cristallina finissima, di rado in cristalli, ed è talora associata a cinabro in piccolissime venuzze; vi si trovarono anche arnioni o lenti di scheelite compatta. Nella parte superiore del giacimento si trovano valentinite in cristalli, e masse friabili di senarmontite, costituite da microscopici cristalli. Di minore importanza, ma interessante perché l'antimonite contiene oro, è la miniera di Genna Ureo, pure in Sardegna, dove si trovò anche scheelite con meymacite.
Numerosi giacimenti di antimonite si trovano in Toscana, per lo più sotto forma di masse quarzose di origine geyseriana, in cui l'antimonite forma lenti e geodi, così nella massa stessa del quarzo, come nelle rocce calcaree o scistose dei contatti. Il minerale vi è qualche volta associato al cinabro (Poggio, S. Martino, Selvena, Capita), di rado al realgar, più spesso allo zolfo che, in alcuni giacimenti, come a Pereta, continua a formarsi per il persistere di manifestazioni postvulcaniche, come putizze ed acque termali. I giacimenti delle Cettine di Cotorniano (Siena), di Casal di Pari, Pereta e Paganico, diedero luogo a ricerche e coltivazioni. L'antimonite si trovò anche, ma in scarsa quantità, presso il golfo di Procchio (Isola d'Elba), entro a calcedonio, a Calafuria (Livorno) nell'arenaria eocenica ed alla Tolfa presso Civitavecchia, nelle trachiti. Giacimenti antimoniferi, lavorati saltuariamente, esistono anche in Sicilia, nei monti Peloritani (comuni di Alì, Fiumedinisi, Mandanici, Nizza di Sicilia), dove il minerale si trova in vene e noduli di quarzo attraversanti le filladi.
In Francia si hanno numerosi giacimenti di antimonite nella regione del Plateau Central; tutti in relazione con filoni quarziferi, incassati nello gneis o nei micascisti ed in rapporto con le eruzioni di granito e di microgranulite. I più importanti di tali giacimenti sono quelli situati nei comuni di Massiac e di Brioude. Da ricordarsi anche è la miniera di Lucette, nella Mayenne, dove filoni quarzosi, attraversanti quarziti e scisti siluriani, contengono antimonite e pirite aurifera. Altri giacimenti francesi di antimonite sono quelli del Capo Corso (miniere di Luri, Meria, Ersa), dove il minerale forma delle vene quasi pure negli scisti sericitici ed è qualche volta accompagnato da cinabro, pirite, siderite e blenda.
In Vestfalia vi sono giacimenti di antimonite che si possono ritenere di origine sedimentaria, il minerale trovandosi in nidi entro agli scisti carboniosi del Dinantiano (es. ad Arnsberg); in Sassonia, presso Freiberg, filoni di quarzo contengono, oltre all'antimonite, bournonite, berthierite, pirite insieme a minerali argentiferi. Notevoli giacimenti di antimonite sono quelli dell'Ungheria dove a Magurka, Kremnitz e Schemnitz, filoni quarzosi contengono antimonite e spesso anche oro nativo, come pure il giacimento di Felsobanya in Transilvania (Rumenia), dove un conglomerato di frizione, ai limiti di rocce trachitiche, è mineralizzato da antimonite con realgar, galena, blenda e minerali d'argento. Giacimenti europei di antimonite si ritrovano in Svezia (Sala), nella Boemia (Příbram), nell'Eifel (Bruck an der Ahr), nella Bosnia, nel Portogallo (bacino del Duero) e in numerose località della Cornovaglia.
Dei giacimenti africani sono interessanti, per la loro genesi, quelli dell'Algeria, dove l'antimonite, ad esempio nella miniera di Djebel Hamimat, causa la sua giacitura in calcari fessurati, accessibili alla circolazione delle acque, ha subìto un rimaneggiamento che ha dato luogo alla formazione di ossido di antimonio, e specialmente di sernamontite, che vi rappresenta il minerale principale. In Asia vanno ricordati diversi giacimenti antimoniferi in Anatolia, specialmente nei dintorni di Smirne, in Persia nel Tonkino, in Cina (Yunnan, Kiang-si, Honan) e nel Giappone, dove la miniera di Ichikawa presenta l'antimonite in condizioni simili a quelle dei filoni del Plateau Central della Francia. Importanti miniere si hanno nell'isola di Borneo (Sarawak, Tambusan e Tagui). In Australia si hanno numerosi giacimenti di antimonite nella Nuova Galles del sud, nella Victoria e nel Queensland. In America si ha antimonite con realgar nel Nevada (Manhattan) e con oro, nell'Idaho; nell'Utah si trova antimonite disseminata in un'arenaria (Coyote Creek); importanti giacimenti di antimonite si hanno al Messico (Sonora), in Bolivia (in relazione con minerali cupro-stanniferi) ed al Perù, dove vi sono antimoniti ricche di argento.