ANTIMICOTICI
Vengono così designati i medicamenti diretti a combattere le micosi, vale a dire le infezioni determinate da miceti (funghi microscopici) patogeni.
Le più comuni micosi - almeno nei nostri climi - sono quelle che colpiscono la pelle o le mucose visibili; si spiega perciò come la maggior parte degli antimicotici sia rappresentata da sostanze da adoperarsi per uso estemo ed in realtà la cura locale è in molti casi più che sufficiente per migliorare o guarire una micosi cutanea.
Uno degli antimicotici più antichi ed efficaci è rappresentato dallo zolfo che, sotto forma di polveri, soluzioni od unguenti di variabile composizione, viene ancora largamente adoperato in medicina umana e in veterinaria. Anche lo iodio, l'acido salicilico ed alcune sostanze coloranti hanno un'evidente azione antimicotica ma a questi mezzi ormai classici si è aggiunta, negli ultimi anni, tutta una serie di nuovi antimicotici, tra i quali vanno rammentati i prodotti a base di acido undecilenico, quelli contenenti cloro-ossichinaldina o iodo-cloro-ossichinolina (sterosan, vioformio e simili), i derivati del benzotiazolo (asterol) e molti altri.
L'efficacia degli antimicotici per uso locale è però spesso limitata od impedita dal fatto che molti funghi patogeni possono colpire non soltanto gli strati superficiali dell'epidermide, ma anche quelli più profondi, interessando inoltre gli annessi cutanei, come i peli e le unghie. Vanno poi tenute presenti, nonostante la loro molto maggiore rarità, quelle infezioni micotiche che, oltrepassata la barriera cutanea, si localizzano nei tessuti sottostanti o che colpiscono direttamente gli organi interni, determinando quadri morbosi assai variabili per sintomi e gravità.
Questo ha spinto gli studiosi alla ricerca di sostanze antimicotiche capaci di agire per via interna e lo scopo è stato raggiunto, almeno in parte, con la scoperta di due nuovi antibiotici dotati di uno spiccato potere curativo di fronte a taluni miceti.
Il primo di essi - denominato nystatin - si dimostra efficace soprattutto sui funghi del genere monilia (candida), il che ha una notevole importanza non soltanto curativa, ma anche profilattica, dato che le affezioni - cutanee o viscerali - dovute a tali funghi insorgono spesso dopo cure antibiotiche prolungate e possono essere evitate mediante una tempestiva somministrazione di nystatin.
Recentissima infine è l'introduzione in terapia della griseofulvina che, mentre è inattiva di fronte alla monilia, presenta invece una spiccatissima azione su tutto un gruppo di dermatofiti (funghi a localizzazione cutanea) finora insensibile a qualsiasi terapia interna. Con la griseofulvina è stato tra l'altro brillantemente risolto il problema curativo delle tigne del cuoio capelluto, che possono essere ormai guarite anche senza far ricorso alla depilazione radiologica.
Bibl.: R. Ciferri, Manuale di micologia medica, Pavia 1958; H. Blank e collab., Griseofulvin for the systemic treatment of Dermatomycoses, in JAMA, CLXXI (1959), p. 2168.