ANTIMENSIO (gr. bizant. ἀντιμήνσιον, parola ibrida composta da ἀντί "in luogo di" e da mensa "tavola")
È l'altare portatile nel rito bizantino. La sua origine potrebbe benissimo risalire fino al sec. VI, ed essere ricercata, non a Costantinopoli, ma in Siria, allorché i giacobiti o monofisiti siri, perseguitati dal potere civile e dalla Chiesa ufficiale, erano costretti a celebrare in luoghi nascosti e in case private. Infatti le diverse chiese del mondo siro adoperano ancora oggi a tal effetto una semplice tavola di legno, con un buco per mettere le reliquie e diverse iscrizioni, tavola consacrata dal vescovo con riti speciali. È certo però che dal sec. VIII l'antimensio era in uso nel patriarcato di Costantinopoli e per il medesimo motivo, cioè l'impossibilità per gli ortodossi, non iconoclasti, di celebrare nelle pubbliche chiese. Adoperavano allora a modo di altare una icone qualsiasi o un pezzo di stoffa. Questa pratica venne ritenuta dalla Chiesa orientale, qualora mancasse un altare regolarmente consacrato, ed è tuttora osservata. L'antimensio corrisponde quindi alla pietra sacra di cui vengono provvisti in Occidente i missionarî e gli oratorî privati o semi-pubblici.
I primi antimensî erano molto semplici quanto alla decorazione: talvolta una semplice croce. A poco a poco fu presa l'abitudine di raffigurarvi sia la discesa del corpo del Salvatore dalla Croce, sia il seppellimento, con i relativi personaggi. Negli angoli sono dipinti o stampati gli emblemi dei quattro evangelisti, e nello spazio rimasto libero sono riprodotti gli strumenti della Passione, o le immagini dei santi Basilio e Giovanni Crisostomo, a cui vengono attribuite le due principali liturgie eucaristiche bizantine. Nella parte inferiore, una leggenda indica la data della consacrazione, il nome del vescovo consacratore e la chiesa per cui fu consacrato l'antimensio. Tutto attorno è riprodotto il tropario (strofe d'inno) che ricorda il seppellimento del Signore da parte di Giuseppe d'Arimatea. Dietro, nella parte superiore, un piccolo sacco cucito all'antimensio contiene, mescolate a polvere di marmo, cera, mirra e aloe (simboli del seppellimento), reliquie di santi, come un vero altare. L'antimensio viene foderato di seta o altra stoffa preziosa.
Regolarmente l'antimensio viene consacrato insieme con una chiesa e col suo altare, ma si è introdotto l'uso di consacrarlo anche separatamente. Viene attribuito sia ad una determinata chiesa, sia ad un oratorio, sia ad un sacerdote che ne abbia bisogno. Non si deve adoperarlo sull'altare regolarmente consacrato.
Il Codex iuris canonici (can. 823) vieta ai sacerdoti dei riti occidentali di celebrare sull'antimensio, mentre invece è lecito a qualsiasi sacerdote orientale di celebrare sulla pietra sacra dei Latini. Questo divieto è una sopravvivenza del sec. XVI, quando si trovavano in Italia numerosi Greci o Albanesi, spesse volte senza dimora fissa e di fede cattolica non sicura o del tutto dubbia; la celebrazione sui loro antimensî era pertanto considerata come una comunione nelle cose sacre (communicatio in divinis) con eretici, e perciò proibita. Per l'altare portatile in Occidente, v. altare.