Ateniese (metà del 5º sec. a. C.), contemporaneo dell'oratore omonimo con cui fu spesso confuso. Scrisse opere di carattere morale (Sulla verità, in polemica con Protagora; Sulla concordia; Sull'interpretazione dei sogni; Il politico): ne restano frammenti, di cui due notevolissimi, scoperti recentemente su papiro. A. difendeva la tesi dell'uguaglianza degli uomini per natura, della prevalenza del diritto naturale, affermando che le leggi dello stato sono non solo frutto di convenzione, ma intimamente contraddittorie, limitandosi ad arrecare un eventuale danno a chi le trasgredisce, ma nessun vantaggio a chi scrupolosamente le osserva. Nei Memorabili di Senofonte, A. è introdotto a disputare con Socrate. Avrebbe affermato che era possibile "quadrare il cerchio" per mezzo di costruzioni geometriche elementari, inscrivendo nel cerchio dapprima un triangolo equilatero e quindi, dividendo via via gli archi a metà, i poligoni regolari di 6, 12, 24, ecc. lati, fino a ottenere un poligono inscritto esattamente coincidente con la circonferenza, per la piccolezza dei suoi lati. Tale ragionamento è, certamente, un sofisma. L'errore sta nell'identificare un procedimento approssimato con una regola esatta di costruzione, nell'applicare a un procedimento infinito le conclusioni valide per un procedimento finito, come fu ben rilevato da Aristotele. In realtà, il procedimento di A., debitamente precisato, diventerà un procedimento rigoroso di tipo infinitesimale.