ANTIFANE di Arco
Scultore in bronzo, che era stato allievo di Periclito (discepolo di Policleto) e maestro di Cleone (Paus., V, 17, 3). Era sua opera un cavallo di bronzo, forse il cavallo di Troia, che gli Argivi avevano dedicato in Delfi per la loro vittoria sui Lacedemoni nella Tireatide (Paus., X, 9, 12), vittoria da porsi verso il 414 a. C. Nel grande donario dei Lacedemoni in Delfi per la vittoria di Egospotami (405 a. C.) egli aveva fatto le statue dei Dioscuri (Paus., X, 9,7 s.). Nell'altro grande donario, anch'esso in Delfi, degli Arcadi per una vittoria sui Lacedemoni (verso il 369 a. C.) egli aveva fa'tto le statue degli eroi Elato e Afidante figli di Arcade e di Eraso figlio di Trifilo (Paus., X, 9,6), e vi sono state ritrovate le iscrizioni. Un'altra iscrizione ritrovata in Delfi ci ha fatto sapere che era opera di Antifane anche il donario che gli Argivi avevano innalzato per ricordare la parte presa con Epaminonda e con i Tebani nel fondare Messene nel 369 a. C., e che consisteva nelle figure di Eracle e dei re argivi (Paus., X, 10, 5). Quindi l'attività di Antifane deve aver abbracciato circa un cinquantennio, tra il 415 e il 365 a. C. Dalla menzione delle sue opere si può indurre che, nelle sue numerose rappresentazioni di eroi, egli dovette rimanere fedele al compito principale della scuola policletea, quello della figura maschile nuda; ma non possiamo intravvedere quali nuovi aspetti abbia dato a questa figura per il ritmo, per l'anatomia, per l'espressione del volto.
Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lex, I, p. 559 segg.; per le iscrizioni del donario degli Arcadi, E. Bourguet, in Fouilles de Delphes, Parigi 1910, III, p. 8 segg., per quelli del donario degli Arcadi, ibid. p. 41 segg.