ANTICHAK
Sito nel distretto di Bhagalpur nel Bihar (India settentrionale), oggi identificato con Vikramaśīla, una delle c.d. università (Mahāvihāra) di epoca pala (VIII-XII sec.). Gli scavi, condotti a partire dal 1960 dal Dipartimento di Archeologia e Storia Antica dell'Università di Patna e proseguiti sino al 1982 con un progetto speciale dell'Archaeological Survey of India, hanno posto in luce un'area sacra, piuttosto estesa, comprendente uno stūpa principale circondato da un'estesa corte di celle monastiche. Lo stūpa, a pianta stellare con base di c.a 25 m e alto c.a 15 m, sorge sui resti di una struttura in pietra più antica, di cui si sono individuate tracce nell'angolo O. Tipologicamente esso trova i suoi confronti più immediati con gli stūpa di Pāhārpur e Maināmati (Bangladesh), con quello di Bhamāla a Taxila (Pakistan) e con quelli tardo-buddhisti di Ajina Tepe (Tajikistan) e Tapa Sardār (Afghanistan) (v. ghazna).
Il tipo di stūpa, a pianta stellare, fornito di scale su tutti e quattro i lati è quello definito avatāra-stūpa («stūpa della discesa») come sono appunto quelli di Tapa Sardār e quelli in miniatura del Nord-Ovest del subcontinente, del Kashmir e delle regioni dell'Himalaya occidentale. Costruito interamente di mattoni cotti, su una fondazione anch'essa di mattoni alta 6,35 m, lo stūpa presenta due corridoi per la circumambulazione rituale (pradakṣiṇāpatha), di cui il primo sul piano di campagna, l'altro c.a 6 m più in alto, accessibile mediante gradinate. La tecnica costruttiva «a sacco», che ricorda quella impiegata a Pāhārpur, consiste nella costruzione di due muri paralleli con lo spazio intermedio riempito con frammenti di mattoni e altro materiale spianato; sul piano così ottenuto veniva ripetuto lo stesso processo sino ad arrivare al tamburo. Le pareti dello stūpa erano arricchite da numerose immagini di terracotta entro nicchie e in ciascuno dei quattro punti cardinali erano inserite colossali immagini tra cui è stata riconosciuta quella di Avalokiteśvara seduto a gambe incrociate, recante tracce di pittura.
Il complesso delle celle monastiche tutt'attorno allo stūpa, costituito da c.a 200 celle (sotto le quali si trovano in molti casi altri locali, probabilmente anch'essi celle), era delimitato verso l'esterno da un muro fornito di poderose porte. Precedute da portico, le celle erano fornite di una porta larga in media 1,35 m ed erano pavimentate con uno strato di mattoni frantumati e pressati (surkhi), legati con un tipo di calcina. In origine quasi certamente voltate, presentano i muri rivestiti da almeno tre strati di intonaco. Ampie strutture rettangolari e circolari, costruite a intervalli regolari di c.a 22-23 m e sporgenti dal perimetro esterno, erano forse in comunicazione con le celle, come proverebbe la scoperta di stretti passaggi che le mettevano in comunicazione. Sia le celle sia questi ambienti erano forniti di un bancone-letto di misura variabile da cella a cella (in media di 3 X 2 m). Un gran numero di basi di pietra trovate a intervalli regolari lungo i muri delle celle indicherebbe inoltre che il tetto del monastero si sosteneva su pilastri, mentre uno strato di cenere trovato all'interno delle celle poste a N, S e SO dello stūpa principale sarebbe testimonianza di un incendio.
L'ingresso principale al complesso, posto a N, avveniva mediante un passaggio largo 14,30 m fornito di doppia gradinata di pietra e pavimento costituito da pietre e mattoni di forme e dimensioni irregolari, al di là del quale era una seconda gradinata. Un altro ingresso era a O, anch'esso in mattoni. Lo stūpa principale e l'ingresso Ν del complesso erano collegati da un corridoio pavimentato con mattoni.
Gli scavi eseguiti nella zona a SO del monastero hanno posto in luce una struttura di c.a 41,5x18,65 m, collegata al monastero principale da uno stretto corridoio (1,04 m). È pavimentata con mattoni cotti e comprende quattro piccole celle di dimensioni varie; nell'insieme, per alcune particolarità costruttive, sembra fosse la struttura destinata a conservare i manoscritti (talapātra) del Mahāvihāra. Degno di nota è poi il rinvenimento, ai lati di questo passaggio, di una serie di stūpa minori (più di 50), di altezza variabile tra 30 cm e 1,6 m e con base larga tra 50 cm e 3 m. Costruiti di pietra e mattoni, poggiano su pavimenti intonacati e sono tra loro allineati.
Un numero molto più cospicuo di stūpa minori (103, con almeno altri 20 ricostruibili graficamente) sono stati inoltre rinvenuti in seguito agli scavi effettuati di fronte all'ingresso principale. Tra loro allineati, essi erano in massima parte costruiti con mattoni riutilizzati ed erano quasi certamente intonacati. Uno di essi, sebbene piuttosto danneggiato, conserva immagini in miniatura di Buddha in bhūmisparśamudrā.
Gli scavi eseguiti c.a 40 m a Ν dell'ingresso principale hanno posto in luce i resti del muro di cinta del monastero e strutture appartenenti a tre diverse fasi. I resti del muro di cinta si estendono per 36 m verso O e per 60 m verso E. Da ricordare, inoltre, il rinvenimento, c.a 500 m a NO del monastero, di un muro di difesa con bastioni sporgenti, costruito con mattoni di spoglio. La lunghezza del muro è di c.a 21 m, la larghezza 4,5 m, l'altezza 3,6 m, mentre le dimensioni dei bastioni variano nel diametro da 6,5 a 7,5 m, con un alzato massimo conservato di 5,8 m. Questo sistema di difesa è stato attribuito al XIV sec., periodo a cui sembra risalire la distruzione del monastero.
Tra i materiali rinvenuti nello scavo segnaliamo: immagini in pietra del Buddha, di Avalokiteśvara, Viṣṇu, Śiva e Sadjyojata, Gaṇeśa, Pārvatī; immagini in bronzo di Tārā, Lokanātha, Mañjuśī; placche votive dette dei «mille stūpa», con la professione di fede in carattere protodevanāgārī del X-XI sec., attestate in quell'epoca in tutto il subcontinente, fino al Ladakh, al Kashmir e al Sind. Inoltre ricordiamo le figurine di terracotta, umane e animali, gli oggetti d'uso quotidiano (macine, pestelli, lame, ecc.) e la ceramica, rossa, grigia o nera, in qualche caso levigata e decorata, tipica dell'epoca pala.
Bibl.: R. C. Prasad Singh, Antichak, the Seat of Vikramas'Tla University, in The Journal of the Bihar Research Society, XLVI, i960, pp. 135-138; Bhagwant Sahai, Terracotta Plaques from Antichak, ibid., LVII, 1971, pp. 57-66. - Notizie degli scavi in: Indian Archaeology. A Review, dal 1960-61 al 1966-67; 1968-69; dal 1971-72 al 1979-80.
(G De Marco)