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Antecristo

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Antecristo

Luigi Vanossi

. Compare in Fiore CXXIII 1, nel discorso di Falsembiante: I' sì son de' valletti d'Antecristo, corrispondente a Roman de la Rose 11713 " Je sui des vallez Antecrit ". L'adozione appare però tutt'altro che passiva. Così ad es. il termine, in rima, è in antitesi con la gente Gieso Cristo (v. 8), e, analogicamente, con ipocristo (v. 4), deformazione paretimologica di ‛ ipocrita ' (‛ ipocrito '), ispirata allo scritturale " pseudochristi " (Matt. 24, 24; Marc. 13, 22).

La concezione dell'Anticristo, negazione futura del Cristo, di cui assume le parvenze per ‛ sedurre ' le genti, si sviluppa sulla base di elementi dell'apocalittica giudaica (specialmente Daniele) nella tradizione neotestamentaria (cfr. in particolare Matt. 24, 5 ss., Marc. 13, 21 ss., Petr. II 2, 1), ed è tema dominante dell'Apocalisse. Il termine compare nelle due lettere giovannee. Nel Medioevo essa conobbe grande diffusione riproponendosi con particolare vigore nei momenti di maggiore tensione escatologica.

E probabilmente attraverso la mediazione delle correnti spirituali di ispirazione gioachimita che il tema penetra nel pensiero dantesco, per occupare un posto importante nella concezione stessa della Commedia. Al tema dell'Anticristo, filtrato attraverso la simbologia giovannea, si ispira la figurazione del gigante e della meretrice nella visione apocalittica del Paradiso terrestre: l'Anticristo è in particolare proposta esegetica dei commentatori medievali dell'Apocalisse per il " draco magnus rufus " (Apoc. 12, 3-9), ripreso in Pg XXXII 130-135, più comunemente interpretato come simbolo di Satana.

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