ANTARTIDE (III, p. 436; App. I, p. 120; II, 1, p. 186)
L'esplorazione del continente antartico ha avuto un notevolissimo sviluppo nell'ultimo decennio, specialmente in occasione dell'anno geofisico internazionale 1957-58, anche in relazione alla modernità e potenza dei mezzi impiegati.
Dopo la grandiosa spedizione americana comandata dall'ammiraglio R.E. Byrd, che salpò per l'A. alla fine del 1946, un'altra spedizione americana fu effettuata negli anni 1947-48 sotto la direzione di G.L. Ketchum, che fra l'altro scoprì nuove isole davanti alla Terra di Knox e mediante elicotteri visitò l'"oasi" (area interna libera dai ghiacci) scoperta dalla spedizione Byrd.
Molto importante fu la spedizione Ronne, pure americana, che ebbe luogo anch'essa nel 1947-48 e che esplorò varie parti della Terra di Graham e l'isola Alessandro I e scoprì il Tavolato di ghiaccio di Lassiter e Filchner.
Ormai le spedizioni - statunitensi, britanniche, norvegesi, francesi, australiane, argentine, chilene - si susseguono si può dire ininterrottamente, e vanno moltiplicandosi le stazioni permanenti, installate dai paesi più interessati a queste regioni, nelle isole subantartiche e sul continente: stazioni scientifiche o per la pesca, che hanno anche scopo politico.
La maggior parte delle stazioni si trova nella dipendenza delle Isole Falkland, che comprende quasi per intero i territorî antartici pretesi dall'Argentina e dal Chile, in contestazione con la Gran Bretagna; e sono stazioni impiantate da questi tre Stati. Se prescindiamo dalle stazioni installate nelle isole subantartiche, per gli altri settori del continente non si sono avute finora stazioni permanenti: ma tali probabilmente diventeranno alcune di quelle impiantate in occasione dell'anno geofisico internazionale 1957-58: la stazione statunitense e neozelandese del Capo Adare nella Terra Vittoria, quella britannica sul Mare di Weddell, la Stazione Mawson, australiana, nel Settore Antartico Australiano, e tante altre.
Tra le numerose spedizioni degli ultimi anni meritano di essere ricordate: quella francese diretta da A.-F. Liotard e compiuta nel 1949-50; quella norvegese-britannica-svedese della Norsel, diretta da J. Giaever ed effettuata nel 1949-52; quella australiana della Kista Dan, diretta da R.G. Dovers e poi da W.G. Bewsher, che cominciò i suoi lavori nel febbraio 1954; e quella francese diretta da P.-É. Victor, che giunse nell'A. il 1° gennaio 1956. Ambedue le spedizioni francesi esplorarono la Terra Adelia, che è sotto la sovranità della Francia; quella di Liotard raccolse il materiale per la costruzione di una carta della fascia costiera alla scala di 1:100.000. La spedizione norvegese-britannica-svedese si occupò soprattutto di ricerche glaciologiche, geologiche e meteorologiche nella Terra della Regina Maud, dove fu costruita la base di Maudheim.
Mediante gli aerei, ed anche con viaggi terrestri, fu compiuto il rilevamento cartografico di ben 400.000 km2 di territorio. Ampia risultò la messe di dati meteorologici raccolta: dati che si riferiscono anche alla stratosfera, dove fu misurata una temperatura di 90 °C sotto zero, mentre la temperatura minima misurata a Maudheim, il 2 luglio 1950, fu di 46 °C sotto zero. Furono compiute anche misurazioni dello spessore della ghiaccia, che a 150 km dalla base risultò di 700 m.
Tra gli scopi principali della spedizione australiana vi erano le ricerche geologiche, per conoscere le risorse minerarie, e le ricerche sulla ionosfera in relazione ai disturbi che accompagnano le radiotrasmissioni, soprattutto quelle a onde corte. Fu installata una stazione scientifica sulla Terra di Mac Robertson, che fu chiamata Stazione Mawson, dal nome del noto scienziato ed esploratore polare australiano (morto il 14 ottobre 1958). Provvista di mezzi aerei e di mezzi cingolati, i cosiddetti weasels, la spedizione compì il rilevamento cartografico della Terra di Mac Robertson e della Terra di Kemp, esplorò fra l'altro il Golfo di Re Edoardo VIII lungo quasi un centinaio di chilometri, scoprì montagne alte oltre 2000 m e un ghiacciaio lungo 160 km e largo 45, che va a sboccare nella Baia Prydz, compì studî sulle radiazioni cosmiche e osservazioni magnetiche, che hanno permesso di correggere i dati segnati sulle carte nautiche dell'Oceano Indiano meridionale.
In occasione dell'anno geofisico internazionale 1957-58, infine, undici nazioni inviarono nell'A. un cospicuo numero di scienziati, provvisti delle più moderne ed efficienti attrezzature e dislocati in ben 56 stazioni (delle quali 42 sul continente e 14 nelle isole subantartiche), dove sono state compiute ricerche relative a molti campi della geofisica, della geologia e della geografia. Nel quadro di tale manifestazione internazionale l'impresa che indubbiamente ha avuto maggiore risonanza è stata la traversata dell'A. dal Mare di Weddell al Mare di Ross. La spedizione, i cui scopi erano essenzialmente scientifici, aveva a capo il geologo inglese E. V. Fuchs ed era articolata in due parti: un gruppo neozelandese, guidato da sir E. Hillary, il ben noto conquistatore dello Everest, doveva partire dalla Base Scott sul Mc Murdo Sound nel Mare di Ross, per arrivare a un punto distante 700 km dal Polo Sud, detto "Deposito 700", dove avrebbe atteso il gruppo inglese, guidato dal Fuchs e partito dalla Base Shackleton sulla Baia di Vahsel nel Mare di Weddell. Ma le cose non andarono come era stato stabilito e si ebbero alcuni mutamenti sostanziali. Hillary partì dalla Base Scott il 24 ottobre 1957 ed ebbe la fortuna di incontrare quasi sempre ottime condizioni di tempo, tanto che, raggiunto il "Deposito 700", pensò di continuare la marcia fino al Polo Sud, dove giunse il 3 gennaio 1958 e dove venne festosamente accolto dai 17 uomini della stazione scientifica che gli Stati Uniti vi avevano stabilita. Un aereo andò a prelevarlo e lo riportò alla Base Scott insieme con i suoi quattro compagni. Fuchs partì dalla Base Shackleton il 24 novembre 1957 e incontrò subito gravi ostacoli, soprattutto crepacci insidiosi, entro i quali il suo stesso mezzo cingolato precipitò tre volte. La marcia, inoltre, fu rallentata dallo svolgimento del programma scientifico e specialmente dai sondaggi sismici e dalle osservazioni meteorologiche. L'arrivo al Polo Sud avvenne la sera del 19 gennaio 1958; il 23 gennaio Fuchs ripartì e il 2 marzo giungeva alla Base Scott dopo aver compiuto, primo fra gli uomini, un'impresa veramente eccezionale, già progettata e vanamente tentata dallo Shackleton.
Nel 1957-58 è stato compiuto il primo sverno al Polo Sud.
Questo intensificarsi dell'esplorazione ha fatto progredire enormemente la conoscenza dell'Antartide. Ormai il contorno di essa, sia pure soltanto nelle linee essenziali, è tutto conosciuto. Ma si tratta proprio di un'unica continua massa di terre? Qualcuno ritiene che esista un canale marittimo, nascosto dalla ghiaccia, tra l'A. orientale e quella occidentale, dal Mare di Ross al Mare di Weddell. I risultati dei numerosi scandagli fatti coi metodi sismici a riflessione per misurare lo spessore della ghiaccia (dei quali si tornerà a parlare tra breve) potrebbero far pensare addirittura che, invece di un continente, si tratti di un grande arcipelago. Ancora poco si sa dei risultati scientifici della spedizione Fuchs: tuttavia è giunta notizia che essa propenda a ritenere che l'A. costituisca un'unica massa continentale e che lo zoccolo roccioso sul quale poggia l'immensa calotta di ghiaccio si trovi per la massima parte sopra il livello marino: e ciò in contrasto con l'opinione sostenuta specialmente dai glaciologi sovietici.
Secondo una recente misurazione cartometrica di H. P. Kosack, che nel 1953-54 pubblicò una carta di quel continente di nuova elaborazione alla scala di 1:4.000.000 in 4 fogli (per altre carte dell'A., v. nella Bibl.), il perimetro dell'A. sarebbe di 24.700 km (escludendo, come ben s'intende, i tavolati di ghiaccio), e la sua superficie di 13.190.000 km2, dei quali 13.101.000 spetterebbero alla massa continentale, e il resto alle isole, la più ampia delle quali risulta la già ricordata Isola di Alessandro I. Di tale massa continentale, solo 2500 km2 sarebbero liberi dalla grande calotta di ghiaccio.
Fino a pochi anni fa si ammetteva l'esistenza di un potente anticiclone antartico. L'impiego dei palloni pilota e delle radiosonde, che ha permesso lo studio dell'atmosfera a grande altezza, ha dimostrato invece che il gelido anticiclone si rinviene solo negli strati atmosferici prossimi al suolo, e che sopra si hanno basse pressioni. Un anello di basse pressioni si ha poi nella zona subantartica. Nelle aree marginali del continente, in prossimità del suolo prevalgono venti orientali, mentre in altezza prevalgono venti occidentali. Il cambiamento di direzione avverrebbe in media intorno ai 2000 metri.
Sembra che nell'A. la temperatura media annua oscilli tra i 10 e i 12 °C sotto zero solo in un'esigua zona costiera; nell'interno tale temperatura dovrebbe essere quasi dappertutto inferiore a − 20 °C. Nella Bolling Advance Base, 180 km a sud di Little America, essa fu calcolata dal Byrd di − 32 °C e la temperatura media del luglio, di − 46 °C. Colà fu misurata pure una temperatura di - 62 °C, ma il minimo finora osservato nell'A. è stato registrato nell'interno della sua parte orientale: − 87,4 °C, che è anche il minimo finora osservato presso la superficie in tutto il mondo.
Lo spessore del ghiacciaio continentale maschera il rilievo, fuorché ai margini, e in maggior misura nell'Antartide orientale che in quella occidentale. Nella prima lo scudo di ghiaccio, secondo le osservazioni compiute nell'estate 1955-56 dalla Navy Task Force 43 al comando dell'ammiraglio G. I. Dufek, al centro si innalzerebbe a 4000 m. Mediante metodi sismici a riflessione, come è stato già accennato, è stato misurato lo spessore della ghiaccia in numerosi punti. Nella Terra della Principessa Martha, la spedizione norvegese-britannica-svedese ottenne uno spessore di ben 2400 m. In varî punti della Terra di Maria Byrd lo spessore risultò invece di soli 800 m. R. P. Sharp ritiene che lo spessore medio per tutto il continente debba essere sui 1600 m, e che potranno trovarsi spessori massimi anche di 3500-4000 m. È stato calcolato che il volume della ghiaccia antartica dovrebbe aggirarsi sui 28 milioni di km3, più di 10 volte il volume che P.-É. Victor ha calcolato per la ghiaccia groenlandese. La sua totale fusione determinerebbe un innalzamento del livello marino di una cinquantina di metri.
In alcuni casi lo scandaglio sismico ha dimostrato che il fondo roccioso sul quale poggia la ghiaccia si trova sotto il livello del mare, anche di parecchie centinaia di metri. Alla Stazione Byrd, nel centro dell'A. occidentale, a 730 km dalla costa, la superficie della ghiaccia è a 1500 m d'altezza, e là gli scandagli sismici hanno dato il fondo roccioso a 3000 m di profondità, cioè a 1500 m sotto il livello del mare. Alla Stazione Charcot, a 320 km dalla costa della Terra Adelia, la superficie della ghiaccia è a 2400 m d'altezza, e lo spessore della ghiaccia stessa è risultato di 2800 m, dei quali, quindi, 400 si trovano sotto il livello marino. Analoghi risultati si sono avuti in prossimità del cosiddetto "polo di inaccessibilità" (che è il centro geometrico del continente antartico, e per conseguenza il punto di esso più difficilmente raggiungibile) e in altri luoghi.
Basandosi sui risultati di codesti scandagli sismici qualche studioso sostiene, come è stato già accennato, che l'A. non sia un'unica massa di terre, ma un complesso di varie isole, coperte e saldate tra loro dalla grande ghiaccia.
Dal punto di vista economico, l'importanza dell'A. si basa ancora essenzialmente sulla caccia alla balena nei mari che la circondano, dove in mezzo secolo, dal 1904 al 1954, sarebbero state catturate ben 840.000 balene. Nel solo anno 1953-54 ne furono catturate 34.834, ricavandosene 2.285.500 barili di olio (ogni barile contiene circa 170 kg di olio). Nel 1956-57 numero delle balene catturate fu di 36.115.
R. W. Fairbridge asserisce che dal punto di vista geologico solo il 0,2% della superficie dell'A. è conosciuto. Quasi nulla, quindi, possiamo ancora sapere delle risorse minerarie di questo continente. D. Stewart dà un elenco di 174 minerali, ma nessuno di essi in giacimenti di valore commerciale. La formazione di arenarie contiene grandi quantità di lignite, ma di debole potere calorifico e in massima parte inaccessibile. L'età e la struttura delle rocce rendono possibile, nell'Antartide occidentale, la presenza di petrolio. Ma, come giustamente rileva L.M. Gould, anche se si trovassero ingenti giacimenti minerarî nelle aree libere dai ghiacci, il costo dello sfruttamento, nonostante gli enormi progressi della tecnica moderna, sarebbe proibitivo. Una eccezione, forse, costituirebbero i minerali di uranio.
Dall'agosto 1955 le terre australi ed antartiche appartenenti alla Francia (isole San Paolo, Amsterdam, Crozet, Kerguélen e Terra Adelia) formano un possedimento d'oltremare avente autonomia amministrativa.
Controversie e accordi internazionali. - Le competizioni internazionali nell'A. acquistarono negli ultimi anni una portata sempre più incisiva, non solo per ragioni scientifiche, ma soprattutto per motivi strategici, per l'utilizzazione di rotte aeree intercontinentali sulla regione e per le risorse minerarie attribuite ad alcune delle sue terre. La predominante presenza britannica, che si estende dalle Falkland alle isole antartiche considerate come loro dipendenze, fu contestata, in base al principio della continuità territoriale, dall'Argentina e dal Chile, che nel marzo 1948 concludevano un accordo di azione comune per l'affermazione delle rispettive rivendicazioni. Tali rivendicazioni investirono sopratutto, oltre alle Falkland, le loro dipendenze e la Terra di Graham, interferendo nel settore britannico, che va dall'80° al 20° meridiano ovest.
Esclusa un'azione militare in seguito all'accordo anglo-chileno-argentino del gennaio 1949, che proibì l'invio di navi da guerra dei tre paesi oltre il 60° parallelo sud, i due paesi sudamericani accentuarono le loro spedizioni scientifiche per affermare la propria presenza nell'Antartide, malgrado le periodiche proteste britanniche. Gli Argentini crearono fino al 1956 otto basi, dislocate progressivamente nella Terra di Graham, nelle Shetland australi, nell'isola di Dundee; i Chileni tre nella Baia Paradiso di Graham e nell'isola Deception. La battaglia delle basi scientifiche provocò incidenti nel 1952 e 1953 tra Inglesi ed Argentini ad Hope Bay (nella Terra di Graham) e nelle Shetland. Invano più volte la Gran Bretagna propose all'Argentina ed al Chile l'intervento della Corte internazionale di giustizia per dirimere le controversie antartiche. Nel 1954, l'Argentina estese la propria sovranità sulle Falkland e sulle zone antartiche rivendicate contro la Gran Bretagna, creando la "provincia dell'Antartide" alle dipendenze della Terra del Fuoco. Il Chile annesse nel 1955 il settore rivendicato.
L'anno geofisico internazionale (luglio 1957- dicembre 1958) accentuò l'interesse internazionale per l'Antartide, ove furono avviate spedizioni di tutti i paesi interessati, compresa l'URSS e gli Stati Uniti. Nel 1956 fu tentato un dibattito alle N.U. sulla utilizzazione pacifica dell'Antartide. Gli S.U.A. proposero pertanto, nel maggio 1958, una conferenza internazionale, cui avrebbero dovuto aderire i dodici paesi partecipanti all'anno geofisico. La proposta conferenza ebbe luogo a Washington dal 15 ottobre al 1° dicembre 1959, con la partecipazione dei dodici paesi che hanno rivendicazioni territoriali o basi scientifiche nell'Antartide (Argentina, Australia, Belgio, Chile, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Nuova Zelanda, S.U.A., Unione Sudafricana e URSS). L'internazionalizzazione dell'A., proposta da Stati Uniti ed URSS, fu osteggiata da tutti i paesi situati nell'Emisfero australe. Il trattato firmato il 1° dicembre lasciò impregiudicate le controversie territoriali, non implicando esso rinunce a diritti e sovranità precedentemente affermati, né pregiudicando i riconoscimenti o non riconoscimenti di diritti o rivendicazioni altrui. Eventuali dispute avrebbero dovuto essere risolte mediante negoziati o mediante ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia.
L'intiera zona antartica a sud del 60° parallelo, cui si riferì il trattato, fu smilitarizzata: vennero proibite la costruzione di basi militari e le esplosioni sperimentali nucleari. Il trattato garantì quindi l'utilizzazione pacifica e la libertà di ricerca scientifica nell'Antartide, con l'obbligo dei contraenti di scambiarsi informazioni sui proprî progetti, di notificare l'organizzazione delle spedizioni e di comunicare l'occupazione di basi scientifiche. Una ispezione aerea fu prevista per il controllo delle attività nell'Antartide. Alcuni giorni dopo la firma del trattato, una spedizione organizzata dall'URSS raggiunse ll Polo Antartico, ove già esisteva la base sovietica di Vostok. Vedi tav. f. t.
Bibl.: La più recente e soddisfacente opera di sintesi sull'A. è quella di H. P. Kosack, Antarktis, Eine Länderkunde, pubblicata nella collezione Geographische Handbücher, diretta da H. Lautensach (Heidelberg 1955). Essa è corredata da una bibliografia di 226 numeri. Si vedano inoltre: M. J. Rubin e H. Van Loon, Aspects of the circulation of the Southern Hemisphere, in Journal of Meteorology, 1954, pp. 68-76; S. Zavatti, Il nuovo limite australe dell'ecumene, in Bollettino della Società Geografica Italiana, 1954, pp. 497-504; Ch. Swithinbank, Ice Shelves, in Geographical Journal, 1955, pp. 64-76; M. Schwind, Politische Geographie der Polarkappen, coll. "Ferne Länder", Amburgo 1955; Ph. Law, Australian National Antarctic Research Expedition 1955, in Geographical Journal, 1956, pp. 31-39; H. Wexler, Antarctic Research during the International Geophysical Year, nel vol. Antarctica in the International Geophysical Year, Amer. Geophys. Union, Geophys. Monograph N. 1, Washington 1956, pp. 7-12; R. P. Sharp, Objectives of Antarctic glaciological research, ibid., pp. 27-35; D. Stewart, On the petrology of Antarctica, ibid., pp. 52-74; C. R. Eklund, Antarctic fauna and some of its problems, ibid., pp. 117-123; G. A. Llano, Botanical research essential to knowledge of Antarctica, ibid., pp. 124-133; L. M. Gould, Antarctic prospect, in Geographical Review, 1957, pp. 1-28; H. H. Lamb, On the frequency of gales in the Arctic and Antarctic, in Geogr. Journal, 1957, pp. 287-297; H. H. Lamb e G. P. Britton, General atmospheric circulation and weather variations in the Antarctic, ibid., pp. 334-349; Norwegian-british-Swedish Antarctic expedition, 1949-52. Scientific results, Norsk Polarinstitutt, Oslo (in corso di pubbl. dal 1957); G. I. Dufek, Operation deepfreeze, New York 1957; N. Kemp, The conquest of the Antarctic, New York 1957; W. Sullivan, White land of adventure: The story of the Antarctic, New York 1957; R. Riccardi, L'Antartide e i recenti progressi nella sua conoscenza, in Bollettino della Società Geografica Italiana, 1957, pp. 193-210; Meteorology of the Antarctic, Weather Bureau, Pretoria 1958; P. G. Mott, Airborne surveying in the Antarctic, in Geogr. Journal, 1958, pp. 1-17; V. Fuchs, The Commonwealth trans-Antartic expedition, ibid., pp. 439-451; V. Fuchs e E. Hillary, The crossing of Antarctica, Londra 1958; J. H. Roscoe, Exploring Antarctica vicariously. A survey of recent literature, in Geographical review, 1958, pp. 406-427; M. Mellor, Variations of the ice margins in East Antarctica, in Geographical Journal, 1959, pp. 230-235; H. Steinitz, Der 7. Kontinent, Berna 1959.
Sulle questioni più strettamente politiche cfr. E. W. Christie Hunter, The Antarctic problem, Londra 1951; E. Mountevans, the Antarctic challenge, New York 1956; G. C. L. Bertram, Antarctica today and tomorrow, Cambridge 1958; C. W. Jenks, An international régime for Antarctica, in international Affairs, 1956, n. 3, pp. 427 e segg.; Le problème de l'Antarctique, in Chronique de politique étrangère, 1956, pp. 212 e segg.; G. Kojanec, La situazione giuridica dell'Antartide, in La comunità internazionale, I (1960); il testo del trattato di Washington del 1959 in Relazioni Internazionali, 1959, n. 50, p. 1670.
L'american Geographical Society ha preparato per l'Antarctic Committee of the United States National Committee of the IGY una nuova carta dell'Antartide in quattro fogli alla scala di 1 : 3.000.000, nella quale si è tenuto conto dei risultati delle esplorazioni fino a tutto il 1955. Questa carta non è stata pubblicata, ma riprodotta in eliografia ad uso dei partecipanti alle ricerche nell'Antartide. Ne è stata pubblicata invece una riduzione alla scala di 1 : 6.000.000 in un sol foglio, a due colori (New York 1956). Nel 1956 è stata pubblicata pure la 2ª edizione della carta dell'Antartide a 1 : 10.000.000, compilata dal National Mapping Office dell'Australian Department of the Interior.