EGLĪTIS, Anslavs
Scrittore e pittore lettone, nato a Riga il 14 ottobre 1906; figlio del poeta Viktors, come suo padre fu diviso tra due passioni: pittura e letteratura. Si laureò all'Accademia di belle arti di Riga (1929-35) e partecipò a varie esposizioni in patria e all'estero. In esilio dal 1944, prima in Germania, poi negli S. U. A. (California).
Intorno al 1926 pubblicò le prime poesie, ancora legate agli schemi classici e alcune novelle, più mature. Il mondo ch'egli prende di mira con la sua satira è il proprio ceto sociale, la classe degli intellettuali e artisti. Animate da un'azione vivacissima e da brio umoristico sono le sue commedie, Līgavu medinieki (Cacciatori di spose, 1937), Kosma konfirmacija (La cresima del cosmo, 1938), Galma gleznotājs (Artista di corte, 1948). Kazanovas mētelis (Il mantello di Casanova, 1947) s'ispira al noto avventuriero, mentre Labāki cilvēki (Uomini migliori, 1947) dipinge la vita dei profughi. Nel lungo e suggestivo racconto Cingishana gals (La fine di Gēnghiz Khān, 1948) ha ritratto Stalin nella figura tirannica dell'imperatore mongolo. In un respiro più vasto, si evolve la vicenda, tratta dalla vita di artisti a Riga, nel romanzo Homo novus (1946). Nei successivi romanzi e racconti, come Laimīgie (I beati, 1952), Cilvēks no mēness (L'uomo della luna, 1950) ed altri, si rispecchia la vita nei campi-profughi. Soggetti fantastici ispirano la raccolta di novelle Teoduls Supersakso (idem, 1946), e Adžurdžonga (idem, 1950). Gli ultimi romanzi, Es nebiju varonis (Non ero eroe, 1955), e Misters Sorrijs (Mister Sorry, 1956), prendono di mira la vita in America, la quale del resto viene descritta anche nel libro di impressioni Neierastā Amerika (America insolita, 1954).
Bibl.: R. Egle, Latvju Lirika, Riga 1934; J. Andrups e V. Valve, Essays Latvian Literature, Stoccolma 1954; E. Blese, Storia della letteratura lettone, in Storia delle letterature baltiche, a cura di G. Devoto, Milano 1957.