ANSELPERGA
Figlia di Desiderio, re dei Longobardi, e di Ansa, nacque nella prima metà del secolo VIII. Nel 753, quando Desiderio e Ansa fondarono in Brescia un monastero dedicato a S. Michele e a S. Pietro e lo dotarono ampiamente, A. ne fu fatta prima badessa. Assai presto, poco dopo la fondazione, a questa abbazia furono unite altre chiese bresciane, una di S. Maria e una di S. Salvatore, cosicché il suo titolo mutò prima in quello di S. Salvatore e S. Giulia, per fissarsi infine nella forma S. Giulia. L'abbazia retta da A. rimase, fino alla fine del regno longobardo, sotto la diretta tutela della famiglia regia; sia Desiderio, sia il padre di Ansa, Verissimo, e i figli di lui Arechi e Donnolo, sia infine Adelchi elargirono a più riprese, fra il 760 e il 773, numerosi privilegi e ampie donazioni a favore del monastero bresciano, tanto da costituirgli un ingente patrimonio, il cui nucleo maggiore si trovava in Lombardia, intorno a Brescia e al lago di Garda, ma di cui parti cospicue erano site nel Veneto, in Emilia (nel Modenese), in Romagna, in Toscana e anche nel Lazio. Inoltre Desiderio, che tendeva a rendere sempre più potente il patriarcato aquileiese, fece sì che il monastero di Brescia invece di appartenere alla diocesi núlanese, dipendesse direttamente dal patriarca di Aquileia Sigwald, suo protetto (e forse suo parente: cfr. privilegio di Sigwald ad A. del 13 ottobre 772 in Codex diplom. Langobardiae, coll. 90-92).
A., d'altra parte, non mancò nel corso del suo governo di sviluppare un'accorta politica intesa a concentrare il più possibile intorno a solidi nuclei i frammentari beni della sua abbazia e ad assicurare alla casa madre, in Brescia, la possibilità di sfruttare la propria potenza economica (acquisto di corsi d'acqua, di molini, ecc.).
Non si hanno più notizie di A. dopo il crollo della monarchia longobarda. Nel 781 figura come abbadessa del monastero bresciano una Radoara.
Fonti e Bibl.: Codex diplomaticus Langobardiae, a cura di G. Porro Lambertenghi, Augustae Taurinorum 1873, coll. 40-43, 54 s., 58 s., 59-62, 62-64, 86 s., 90-92, 93-97; Codice diplomatico longobardo, II, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1933, in Fonti per la storia d'Italia, LXIII, pp. 30, 65, 68, 77, 246, 268, 271, 277, 345, 378; G. Rosa, Il monastero di S. Giulia in Brescia, in Arch. stor. ital., s. 4, IX (1882), pp. 163 s.; K. Voigt, Die königlichen Eigenklöster im Langobardenreiche, Gotha 1909, pp. 20-30; P. F. Kehr, Italia pontificia, VI, 1, Berolini 1913, pp. 320 s.; P. Guerrini, Le proprietà del monastero bresciano di S. Giulia nel territorio veneto-tridentino, in Arch. veneto-tridentino, X (1926), p. 112.