MARSAND, Anselmo (al secolo Luigi). – Nacque a Venezia il 14 ag. 1769 da Francesco, discendente da una famiglia di banchieri lionesi, e da Elisabetta Costadoni, sorella dell’erudito camaldolese Anselmo (cfr. C. Chiancone, Antonio Marsand…, in Quaderni dell’Università di Padova, XXXIX [2006], pp. 62 s. e n. 6)
Era fratello di Antonio, ecclesiastico, docente di economia politica e statistica all’Università di Padova, e noto studioso dell’opera di F. Petrarca, la cui biografia si intreccia in più punti con quella del Marsand.
Il M. compì gli studi musicali a Venezia con Bonaventura Furlanetto, futuro maestro di cappella della basilica di S. Marco. Divenne monaco benedettino camaldolese nel monastero di S. Michele a Murano. Nel 1800, in occasione dell’elezione di Barnaba Chiaramonti, papa Pio VII, che era stato monaco benedettino, gli fu commissionato un Veni creator spiritus a quattro voci (Fétis). Collaborò con il francescano Luigi Antonio Sabbatini, maestro di cappella della basilica di S. Antonio a Padova, alla riedizione dell’Estro poetico-armonico, parafrasi sopra li primi 25 salmi di B. Marcello, uscita a Venezia nel 1803 presso lo stampatore Sebastiano Valle. La collaborazione con Sabbatini nell’edizione dei Salmi di Marcello conferma che il M. era stato arruolato fra i sostenitori dello stile contrappuntistico, che veniva contrapposto al nuovo stile moderno.
Lo attesta una lettera a lui inviata nel 1802 da Sabbatini (Musikerbriefe, n. 4170, 7/110-2) in cui questi si esprime negativamente sul manuale di Carlo Gervasoni (quasi certamente La scuola della musica, apparso nel 1800), in quanto esso, contrariamente a quello dello stesso Sabbatini, non trattava in modo sistematico le fughe. Non a caso, l’edizione dei Salmi curata da Sabbatini e dal M. divenne nel giro di pochi anni assai ricercata dai primi cultori di musica antica nei Paesi di lingua tedesca: lo dimostra una lettera del 16 nov. 1818 scritta dall’editore austriaco Tobias Haslinger al musicologo Franz Sales Kandler, che era stato in contatto epistolare con il M. in quello stesso anno in relazione all’invio, da parte del M., di musiche di G.B. Pergolesi e di A. Caldara (Musikerbriefe, n. 1656, 7/50-4). Nella sua lettera Haslinger chiedeva notizie dell’esemplare di un lavoro di Marcello in possesso del M. (quasi certamente i Salmi) che il collezionista austriaco Raphael Georg Kiesewetter desiderava acquistare.
L’interesse del M. per la musica del passato, forse stimolato anche dal suo rapporto con Kandler, è documentato anche da alcune sue trascrizioni: quella autografa di alcuni mottetti di Caldara si conserva a Venezia, Bibl. nazionale Marciana, Canal, 11079.
Fra il secondo e il terzo decennio dell’Ottocento il M. fu attivo a Venezia in S. Maria della Fava, dove si conservano tutt’oggi manoscritte 57 sue composizioni, alcune delle quali recano date comprese fra il 1818 e il 1833, espressamente composte per questa chiesa, allora retta dalla Congregazione dell’oratorio. Prima del 1818 il M. doveva aver lasciato l’Ordine benedettino, come risulta da alcune sue partiture ivi conservate (Venezia, Biblioteca dei Redentoristi di S. Maria della Fava, Mus., 459, 463-466), nelle quali è qualificato come «ex monaco benedettino».
Come riferisce il Diario di Roma in una corrispondenza da Venezia, il 1° giugno 1827, musiche sacre del M. furono eseguite con successo nella chiesa di S. Maria Gloriosa dei Frari per l’inaugurazione del monumento funebre dello scultore A. Canova (Moroni). Nel 1829 il M. fu nominato maestro di cappella della basilica di S. Antonio a Padova, entrando pure nell’Ordine dei minori conventuali. Lo prova l’intestazione di un suo Credo con stromenti concertato a tre voci, datato 1829, in cui il compositore si definisce «una volta dell’ordine benedettino, adesso dell’ordine francescano, in seguito non so, ma facilmente dell’ordine dei morti» (Padova, Biblioteca Antoniana, Mss., A.VI.505). Nel 1831 fu incaricato di comporre un Te Deum, che fu cantato nella chiesa di S. Gregorio al Celio di Roma per solennizzare l’elezione del camaldolese Mauro Cappellari di Belluno, papa Gregorio XVI.
Il 1° luglio 1832 il M. lasciò l’incarico a Padova, e probabilmente anche l’Ordine francescano, per ritornare a Venezia. Un suo Christus factus est a 2 per le tre sere della settimana santa conservato in S. Maria della Fava (Mus., 451) reca la data 1833 e nell’intestazione il compositore è qualificato semplicemente come «ex-monaco benedettino». Nel 1834, da Venezia, il M. era in corrispondenza con lo storiografo di musica sacra veneziana F. Caffi, cui forniva informazioni biografiche sui compositori veneti del precedente secolo, come G. Tartini, A. Lotti e B. Marcello, come pure precisi giudizi sulla loro musica (Caffi, pp. 267 s.).
Nel 1838 il M. fu coinvolto in una polemica provocata dalla pubblicazione del suo salmo Exaltabo te Domine, presso la tipografia Barozzi di Venezia, che, secondo quanto riferisce Fétis, fu oggetto di due recensioni molto negative apparse rispettivamente nella rivista veneziana La Cicala e in quella milanese Figaro, entrambe del 1838. Il M. rispose alle critiche con un articolo pubblicato nella Gazzetta privilegiata di Venezia dello stesso anno, che tuttavia fomentò un nuovo dibattito. Il M. riunì allora tutte le critiche, accompagnate dalle sue risposte, in un opuscolo dal titolo Marsand sopra gli articoli nei n. 4 ed 11 della Cicala, di Venezia, e 70 del Figaro, di Milano, nel corrente 1838, usciti contro il suo salmo a doppio canone Exaltabo te Domine. Coll’aggiunta d’un saggio dei commenti che si potrebbero fare agli articoli stessi, compilato da alcuni teorico-pratici amatori della verità (Venezia 1838).
Negli ultimi anni vissuti a Venezia – per quanto sappiamo da alcuni eruditi suoi contemporanei (cfr. Isnenghi - Gonzati, Tebaldini e Caffi) – il M. visse in ristrettezze economiche, continuando tuttavia a comporre e offrendo ad amici e benefattori i suoi lavori in segno di riconoscenza. Non trova conferme la notizia riportata da Caffi (p. 267) che il M. fosse stato maestro di cappella in S. Geminiano. Fu comunque stimato come uno fra i più illustri compositori di musica sacra del suo tempo, come dimostrano molti dei suoi brani, in cui rivela notevole maestria nell’uso del contrappunto, sebbene l’ispirazione, come notavano già i contemporanei, fosse alquanto discontinua (Tebaldini, p. 90).
Il 30 luglio 1840, il M. fu nominato dalla Fabbriceria di S. Marco membro di una commissione incaricata di risolvere le divergenze tra Ermagora Fabio, maestro della scuola di canto dell’orfanotrofio dei Gesuati, e Giovanni Agostino Perotti, maestro di cappella di S. Marco, sul rinnovamento del repertorio nella cappella musicale marciana.
Nella sua relazione del 7 dic. 1840 il M. giudicò negativamente l’insegnamento del canto ai fanciulli sia per l’effetto prodotto sulla loro salute sia per la scarsa resa, facendo un paragone con la coeva situazione in Germania, dove l’esistenza, in ogni paese, di una scuola di canto, rendeva possibile una scelta ponderata nell’ambito di una grande quantità di voci di ragazzi. Il M. difendeva inoltre l’impiego dell’organico a tre voci, già utilizzato in passato nelle chiese (Passadore - Rossi, I, p. 123).
Il M. morì a Venezia il 4 genn. 1841.
Opere a stampa: Atto di contrizione, per due soprani e pianoforte, su testo di P. Metastasio (Venezia s.d.); Exaltabo te Domine, salmo 29, d’Ezechia in ringraziamento al Signore per la ricuperata sua salute, espresso in musica a quattro voci e a doppio canone (ibid. [1838]); Missa exacordalis a 3 voci e organo (postuma: Milano s.d.). Del M. sopravvivono inoltre manoscritte circa 400 composizioni sacre, a due, tre, quattro voci con strumenti e senza, datate fra il 1798 e il 1834, e conservate nelle seguenti biblioteche: Venezia, Biblioteca nazionale Marciana e Fondazione Levi; Padova, Biblioteca Antoniana e Capitolare; Vicenza, Biblioteca capitolare; Chioggia, Biblioteca comunale C. Sabbadino; Venezia, Biblioteca dei Redentoristi di S. Maria della Fava; Milano, Biblioteca del Conservatorio; Berlino, Staatsbibliothek; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek e Bibliothek des Musikvereins.
Fonti e Bibl.: A. Isnenghi - B. Gonzati, La basilica di S. Antonio di Padova, Padova 1853, II, pp. 457 s.; G. Tebaldini, L’Arch. musicale della Cappella Antoniana in Padova, Padova 1895, pp. 90 s., 106 s., 134, 155; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797 (1854-55), a cura di E. Surian, Firenze 1987, ad ind.; E. Grossato, Ottocento e Novecento, in Storia della musica al Santo di Padova, a cura di S. Durante - P. Petrobelli, Vicenza 1990, pp. 137 s., 150 s.; S. Marco, vitalità di una tradizione: il Fondo musicale e la Cappella dal Settecento ad oggi, a cura di F. Passadore - F. Rossi, I-IV, Venezia 1996, ad indices; A. Lovato, Catalogo del Fondo musicale della Biblioteca capitolare di Padova, Venezia 1998, ad ind.; G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica, XCI, p. 151; Musikerbriefe der Österreichischen Nationalbibliothek. Handschriften-, Autographen- und Nachlass-Sammlung-Regestkatalog, a cura di T. Antonicek et al. http://www.musikerbriefe.at, ad ind.; F.-J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, V, p. 466; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 45; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 885 s.