DE FORNARI, Anselmo
Nacque a Castelnuovo Scrivia (Alessandria) verso il 1470 - in un documento del 26 maggio 1497 è detto "major annis XXV" (Alizeri 1876, p. 64) - da un maestro Andrea del quale si ignora l'esatta professione, sebbene gli sia stato accreditato (Poggi, 1904, p. 20) lo stesso mestiere di intagliatore e intarsiatore del figlio. Non è noto dove sia avvenuta la sua formazione, ma le prime tracce di una sua attività autonoma conducono a Genova: in questa città l'artista stipulava, il 23 dic. 1496, un contratto con Leonardo Cibo, impegnandosi a consegnare al nobile genovese entro breve tempo un "lectucium" decorato a figure e fogliami, simile ad un altro letto già eseguito dal D. per Stefano Spinola (Alizeri, 1876, p. 63).
Le due opere non ci sono pervenute, ma è possibile supporre che oltre agli intagli in legno dovessero presentare anche una decorazione pittorica, da affidarsi ad altro artista, come avveniva per un letto che il pittore Stradioto, il 9 luglio 1498, si obbligava a fregiare per Pietro di Persico, nella stessa Genova: il D. compare tra i testimoni (Alizeri, 1874, pp. 165 s.) e forse spetta a lui la parte lignea dell'opera, oggi scomparsa.
Il 30 genn. 1500 (Torriti, 1951, p. 109) l'artista, insieme al pavese Elia Rocchi, si accorda con i massari dell'Opera del Duomo di Savona per l'esecuzione degli stalli del coro.
L'opera, da consegnarsi entro quattro anni, doveva comprendere trentotto stalli, con l'obbligo per gli artefici di inserire tra le immagini un'effigie di Giuliano Della Rovere, all'epoca cardinale di S. Pietro in Vincoli e vescovo di Savona, nonché parziale committente dell'impresa, dato che in un altro documento del medesimo giorno (Varaldo, 1890, p. 50) il prelato si impegnava a versare di tasca propria 570 ducati su una spesa prevista di 1132. Il costo complessivo del coro, come attestava nel 1525 il notaio Ottobono Giordano (Alizeri, Notizie..., I, Genova 1870, p. 87), sarà di 10.000 scudi. L'intervento di Giuliano Della Rovere è d'altronde ricordato in un'epigrafe più tarda, incisa nel coro, dove ovviamente egli compare con il nome di papa Giulio II, così come nelle vesti pontificie è raffigurato nell'effigie celebrativa, forse non di mano del D. ma del suo collaboratore Gian Michele Pantaleoni (Torriti, 1952, p. 193).
La vicenda costruttiva del coro savonese presenta un notevole iato tra la commissione e la realizzazione, poiché solo nel maggio 1509 venne pagato il legnaiolo responsabile dell'ossatura degli stalli, mentre i pagamenti agli artisti compaiono nei Libri della masseria a partire dai mesi successivi, fino al saldo finale del 1515 (Alizeri, 1876, p. 59). Non è chiaro il motivo di questo ritardo: l'ipotesi del Torriti (1952, p. 189), che sulla base di un'attribuzione al D. di una tarsia con S. Girolamo del Museo Jacquemart-André di Parigi gli assegna, in collaborazione con Pantaleone de Marchi, il disperso coro dei conversi della certosa di Pavia, non è suffragata da documenti.
Il D., invece, risulta abitante a Savona da un atto del 22 agosto del 1503 (Varaldo, 1973-1975), in cui accetta di eseguire la parte lignea di un polittico (perduto) commissionato a Ludovico Brea. Malgrado la doppia firma ("Anselmus" e "Ans. For.") ai lati degli stalli, non tutto il complesso savonese spetta all'artista, aiutato sia dal Rocchi sia, più tardi, da Gian Michele Pantaleoni.
Sono riconducibili alla mano del D. quasi tutto il fregio, alcuni specchi dell'attuale ordine inferiore (con arredi sacri, libri liturgici, animali e frutta) e quattordici specchi superiori con figure di santi a busto intero. Il repertorio iconografico, quindi, non si discosta dalla consuetudine della tarsia quattrocentesca; il riferimento stilistico più convincente - dopo i proposti accostamenti ai modi di Lorenzo Fasolo (Poggi, 1904, p. 12), di Vincenzo Foppa (Torriti, 1952, p. 187) o di Marco d'Oggiono (Ferretti, 1982, p. 515)- è senza dubbio quello con il coro della certosa di Pavia, esplicitamente richiamato come modello già nell'atto di commissione (Fusconi, 1977, p. 92).
Gli stalli, che si trovavano tra il presbiterio e la navata, come risulta da un disegno secentesco (ibid., p. 93 e tav. 55), furono smontati nel corso del Cinquecento e, dopo provvisorie sistemazioni in altre chiese della città, adattati all'abside della nuova cattedrale di Savona nel 1603, secondo un ordine non più corrispondente a quello primitivo.
Già prima del saldo finale dell'impresa savonese il D. aveva stipulato, il 17 ag. 1514, un contratto con i massari della cattedrale di S. Lorenzo a Genova (Alizeri, 1876, p. 80), per ottanta stalli del coro, oltre ad un leggio e alle porte, da eseguirsi per 4.000 lire entro diciotto mesi: in questo documento, peraltro, l'artista risulta abitante ad Alessandria, dove risiedeva ancora due anni dopo, quando riuscì ad ottenere un anticipo di 200 ducati dai massari, con l'offerta da parte sua di un'ipoteca su una proprietà a Granarola (Alizeri, 1876, pp. 82 s.).
L'8 giugno 1519, malgrado il lavoro per il coro non fosse affatto completato, accettò di costruire un letto con Storie di Susanna per Stefano Fieschi (Alizeri, 1876, pp. 65 s.): anche questo lavoro e andato perduto.
I massari genovesi, nel 1520, chiesero al Senato di poter entrare in possesso della proprietà ipotecata dal D. quattro anni prima: è quindi probabile che le parti del complesso genovese attribuibili all'artista sulla scorta di un elenco del 9 maggio 1526 (Varni, 1878, pp. 139 s.) fossero state eseguite tra la data dell'incarico ed il 1516, o forse anche in un tempo minore. Si tratta - oltre alla cattedra e al leggio già citati - di diciannove grandi spalliere, diversi riquadri e alcuni braccioli del coro, completato poi, dopo l'intervento di vari artefici, solo nel quinto decennio del secolo XVI.
In queste opere il D. era passato dalle figure a busto intero a rappresentazioni narrative, con episodi della vita e del martirio di alcuni santi, su sfondi di interni o di paesaggi, secondo il gusto tipico che si afferma nella tarsia del primo Cinquecento (Parma Armani, 1971, p. 237).
Il D. risulta morto in un atto della masseria del duomo di Genova del 1° giugno 1521 (Alizeri, 1876, pp. 86 s., ma cfr. anche Varni, 1878, pp. 30 s.).
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Vite de' pittori, scultori ed architetti genovesi, a cura di C. G. Ratti, I, Genova 1768, p. 395 n. b; C. G. Ratti, Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova, II, Genova 1780, pp. 33 s.; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, I, Genova 1846, p. 38; T. Torteroli, Monumenti di pittura, scultura e archit. della città di Savona, Savona 1847, pp. 152-54; Id., Le tarsie della cattedrale basilica di Savona, in Scritti letterari, Savona 1859, pp. 227-60; G. Banchero, Il duomo di Genova illustrato e descritto, Genova 1855, p. 309; N. C. Garoni, Guida storica, economica e artistica della città di Savona, Savona 1874, p. 237; F. Alizeri, Notizie dei professori di disegno in Liguria dalle origini al sec. XVI, II, Genova 1874, p. 165; III, ibid. 1876, pp. 59, 62-66, 80, 82 s., 86 s.; Id., Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Genova 1875, p. 12; S. Varni, Tarsie ed intagli del coro e presbiterio di S. Lorenzo in Genova, Genova 1878, pp. 30 s., 139 s.; A. Bertolotto, Il duomo di Savona, Savona 1881, pp. 64 ss.; G. V. Verzellino, Delle memorie particolari e specialmente degli uomini illustri della città di Savona, a cura di A. Astengo, I, Savona 1885, p. 383; O. Varaldo, Le tarsie del coro del duomo di Savona, in Atti e mem. della Soc. stor. savonese, II (1890), pp. 49 s.; V. Poggi, Il coro monumentale del duomo di Savona, in Arte e storia, XIII (1894), pp. 97 s.; A. Luxoro, Gli stalli del coro del duomo di Genova, in Arte italiana decorativa e industriale, XI (1902), pp. 85 ss.; V. Poggi, Opere d'intaglio e d'intarsio in legno eseguite dai maestri A. D. e Gian Michele de Pantaleoni da Castelnuovo Scrivia (1500-1527), in Boll. della Soc. per gli studi di storia, d'economia e d'arte nel Tortonese, V (1904), 3, pp. 8-12, 20 s.; P. Torriti, I "maestri" del coro del duomo di Savona, in Boll. ligustico per la storia e la cultura regionale, III (1951), p. 109; Id., Tarsie del coro del duomo di Savona, in Commentari, III (1952), pp. 184-93; Id., Le tarsie del coro di S. Lorenzo in Genova, in Bollettino ligustico per la storia e la cultura regionale, VII (1955), pp. 70-103; E. Parma Armani, A proposito delle tarsie del duomo di Savona e della cattedrale di S. Lorenzo in Genova, in Arte lombarda, XVI (1971), pp. 231-42; G. Fusconi, Il coro dell'antica cattedrale di Savona come replica del coro della certosa, in Studi di storia dell'arte, I (1977), pp. 91 ss.; C. Varaldo, Ricerche per un'opera inedita a Minorca - Il polittico di Ludovico Brea e A. D., in Rivista ingauna e intemelia, XXVIII-XXX (1973-1975), p. 49; M. Ferretti, I maestri della prospettiva, in Storia dell'arte ital., XI, Torino 1982, pp. 515, 549; M. Ricchebono-C. Varaldo, Savona, Genova 1982, p. 148; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 215 (sub voce Fornari, Anselmo de, con ult. bibl.).