ANSELMO da Campione.
Lapicida e scultore attivo al cantiere del duomo di Modena tra la fine del 12° e gli inizi del 13° secolo. Il suo nome compare in un contratto del 1244 (Modena, Arch. Capitolare, II. 11, cc. 215r-216v) in cui il nipote Enrico e il massaro del duomo, Ubaldino, rinnovavano, aggiornando i compensi pecuniari, un precedente patto stipulato tra il massaro Alberto e il "quondam magister Anselmus de Campilione episcopatus Cumani", il quale aveva impegnato sé e i suoi eredi a lavorare in perpetuum per la cattedrale modenese. A. era dunque a questa data gi'a morto, come pure il figlio Otacio, padre dello stipulante Enrico; quest'ultimo doveva essere tuttavia ancora relativamente giovane, se erano vivi e percepivano compensi gli zii Alberto e Iacopo, figli di Anselmo. Un Alberto Aygi ricoprì la carica di massaro tra il 1190 e il 1208; suo successore fu Bozzalino (1208-1225), seguito a qualche anno di distanza da Ubaldino (1230-1263). Al massariato di Bozzalino appartiene un documento (1209) in cui compare come teste un "magister Anselmus Petrus de Campignone", con tutta probabilità lo stesso citato nel contratto del 1244 (Dondi, 1896, p. 17).È arduo definire con precisione il ruolo di A. nel cantiere modenese. Va tuttavia ricordato che la rubrica premessa alla copia della convenzione del 1244 indica le maestranze contraenti come magistri lapidum, qualifica che sembra a buona ragione essere spettata anche ad A. e che si riferisce certo al taglio e alla posa in opera di materiale lapideo, ma anche verosimilmente all'attività scultoria. Dubbio è invece per A. e i suoi successori un ruolo nella progettazione architettonica. Dati i termini e le modalità dei contratti d'opera (quello di Enrico e per analogia quello precedente di A.), è verosimile riconoscere a questi magistri un ruolo direttivo nel cantiere, a capo della maestranza di lapicidi cui erano affidati continuativamente il completamento e la manutenzione dell'edificio. Una maestranza campionese è testimoniata al duomo di Modena almeno fino al 1322, anno in cui un Henricus Campionensis completò la torre ed eseguì il pulpito; di tale maestranza A. fu forse il capostipite, se nel contratto si fa ancora cenno alla sua appartenenza alla diocesi comasca.Imprecisabile su base documentaria è l'attribuzione ad A. di manufatti scultorei e opere architettoniche nella cattedrale modenese. A lui è dal secolo scorso attribuita l'esecuzione dei rilievi con scene della Passione sul c.d. pontile della navata centrale. L'attribuzione è stata ribadita da de Francovich (1952), che coglie nel pontile palesi accenti lombardi temperati da reminescenze di scultura provenzale (Saint-Gilles, Arles, Beaucaire) sulla quale A. e i suoi collaboratori si sarebbero formati, individuando oltre ad A. altri quattro scultori attivi al pontile (rilievi ed elementi di sostegno) e fissandone la cronologia tra il settimo e l'ottavo decennio del 12° secolo. Accogliendo le proposte cronologiche e stilistiche di de Francovich (ma riducendo da cinque a tre il numero degli scultori), Salvini (1966) tende però a togliere ad A. la paternità dei rilievi, con argomenti soprattutto cronologici, relativi alla oggettiva difficoltà di collocare l'attività del maestro a una data così alta. Egli propone invece, in base alla citata menzione di Anselmus de Campignone nel 1209 sotto il massariato di Bozzalino, di assegnare ad A. i rilievi dell'ambone aggiunto a sinistra del pontile agli inizi del Duecento (come attesta il leggio ora nel Mus. del Duomo di Milano, recante una iscrizione che ricorda Bozzalino). Le sculture del pontile sarebbero invece dovute a "un predecessore e antenato, probabilmente il padre di Anselmo". Più recentemente Grandi (1984), accettando sostanzialmente le riserve attributive di Salvini, propone una datazione del pontile prossima alla consacrazione del duomo da parte di Lucio III (12 luglio 1184), mentre sembra non escludere la possibilità di individuare l'opera di A. nei rilievi dell'ambone.La menzione di A. e dei suoi successori al cantiere modenese ha fornito alla critica la base per la definizione di una 'fase campionese' del duomo. Mentre la torre della Ghirlandina è riportata a cronologia più arretrata da un graffito con la data 1167 (ma ad ambito 'campionese' ancorché precoce appartengono le sue sculture esterne e interne), secondo Salvini (1966), che raccoglie in parte il giudizio della critica precedente, si dovrebbe alla maestranza diretta da A. l'avvio sotto il massariato di Bozzalino dei vasti lavori di rifacimento e ampliamento del duomo: costruzione della porta Regia (1209-1231), modifica delle finestre della cripta, sopraelevazione del presbiterio e del transetto.
Bibl.: Fonti. - G. Tiraboschi, Memorie Storiche Modenesi, V, Modena 1795, nr. DCCCXXIV, pp. 23-24; Appendice di testi, a cura di S. Lomartire, in Lanfranco e Wiligelmo. Il Duomo di Modena, cat., Modena 1984, p. 760.Letteratura critica. - P. Zani, Enciclopedia metodica critico-ragionata delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, pp. 256, 351-352 n. 47; C. Borghi, Il Duomo, ossia cenni storici e descrittivi della cattedrale di Modena, Modena 1845, pp. 33, 77; G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati Estensi, Modena 1855, pp. 116-117; F. W. Unger, s.v. Anselmus de Campiliono, in Allgemeines Künstler-Lexikon, II, Leipzig 1878, pp. 89-90; A. Dondi, Notizie storiche ed artistiche del Duomo di Modena, Modena 1896, pp. 17, 54; s.v. Anselmo da Campione, in Thieme-Becker, I, 1907, pp. 541-542; T. Sandonnini, Relazione sulla ricostruzione del pontile nel Duomo di Modena, Modena 1915, p. 8; G. de Francovich, Benedetto Antelami architetto e scultore e l'arte del suo tempo, Milano-Firenze 1952, I, pp. 61-69; A. Bubani, s.v. Anselmo da Campione, in DBI, III, 1961, pp. 410-411; A.C. Quintavalle, La Cattedrale di Modena. Problemi di romanico emiliano, I, Modena 1964, pp. 253-255; R. Salvini, Il Duomo di Modena e il romanico nel modenese, Modena 1966, pp. 155-156, 160; R. Grandi, Scultura campionese, in Lanfranco e Wiligelmo (cit.), 1984, pp. 543-570: 545-546; A. Calzona, in A.C. Quintavalle, Benedetto Antelami, cat. (Modena 1990), Milano 1990, nr. 12c, p. 347; G.Z. Zanichelli, ivi, nr. 18c, pp. 353-354.