ANSELMO da Campione
Oriundo della diocesi di Como, fu attivo a Modena come architetto e scultore fra la seconda metà del sec. XII e gli inizi dei XIII. Si formò intorno a lui una maestranza di Campionesi che, educati probabilmente in Provenza, ad Arles (cfr. Vöge e de Francovich), sarebbero poi venuti con A. a Modena e lavorarono nel duomo fino agli inizi del sec. XIV.
L'ultimo rappresentante di questo gruppo è infatti un Enrico che fù nel 1319 la torre Ghirlandina e nel 1322 il pulpito che sorge isolato nella navata centrale. Un documento (Tiraboschi) del 30 nov. 1244 - stipulato tra Eririco (senior) di Ottavio figlio di Anselmo con il massaro Ubaldino, in cui si dice che la mercede giornaliera viene portata per sé e per gli zii Alberto e Iacopo e figlì e successori loro a otto imperiali nel periodo aprile-ottobre e a sei imperiali negli altri mesi - richiama un patto firmato dal suddetto Anselmo col massaro Alberto, in carica dal iigo al 1208, che vincolava lui "et heredes ejus in perpetuum laborare (debero) in dieta ecclesia Mutinensi".
Mancano documenti che assegnino la paternità delle singole opere del duomo ai diversi maestri campionesi; elementi stilistici permettono di riportare al 1160-65 e 1170-75 l'aggiunta del transetto e il pontile, riferito ad A. dal de Francovich come già dal Borghi. Il de Francovich, che nel pontile distingue oltre ad A. altri quattro artefici, attribuisce in particolare ad A. i rilievi con Storie della Passione di Cristo: Lavanda dei piedi, Ultima cena, Cattura di Cristo, Cristo davanti a Pilato e Flagellazione (in un solo scomparto), Salita al Calvario (due rilievi sono scomparsi con l'aggiunta dell'ambone sulla sinistra del pontile); egli è comunque d'accordo col Toesca (che, però, insieme con il Venturi, attribuiva genericamente i rilievi a maestranze di Campionesi) nel rilevame "la precisione e robustezza plastica lombarda", che accentua gli elementi naturalistici e la drammaticità delle scene, avvicinandosi a schemi compositivi e cadenze lineari di gusto provenzale che richiamano le sculture della parrocchiale di Beaucaire.
Lo stesso studioso assegna ad A. anche i due rilievi con il Pagamento di Giuda e il Tradimento di s. Pietro fra gli archi d'ingresso alla cripta; mentre vede i caratteri stilistici dello stesso gruppo di Campionesi nei frammenti del supposto ambone di S. Vitale presso Carpineti (conservati in diversi luoghi: tra i più importanti un capitello con l'Ultima Cena nella stessa chiesa di S. Vitale, un altro capitello nel Museo civico di Modena, tre frammenti di capitello murati sulla porta della torre nella chiesa della Natività di Maria a Pianzano presso Carpineti, ecc.; cfr. Venturi); egli ritrova inoltre i caratteri di un aiuto di A. - attivo al pontile di Modena e al supposto ambone di S. Vitale - nel duomo di Coira; si spiegherebbero così i rapporti tra questi Campionesi di Modena e la maestranza di Campionesi operosa a Coira. Altre sculture nella regione lombardo-emiliana, collocabili nel periodo fra il compimento del pontile del duomo di Modena e l'esecuzione (1208-25) dell'adiacente ambone, sarebbero da riferirsi alla cerchia di A.: otto figure di Apostoli oggi murate nella parete interna della navata settentrionale del duomo di Milano (trovate nel sec. XIX nei sotterranei del Camposanto), l'arca sotto l'altar maggiore nel duomo di Parma, ecc.
Quanto all'ambone, che fu costruito sulla sinistra del pontile durante il massariato di Bozzalino (1208-1225), il Dondi lo attribuisce ad A. e ad uno dei suoi tre figli, in base a una notizia secondo la quale l'artista compare come testimonio in un atto del 1209; e il Borghi gli dà inoltre la Porta Regia del duomo modenese, opera precedente, databile stilisticamente intorno al 1200, che è certamente, se non di A., della maestranza che da lui ha origine e che lavorò al rosone e alle porte laterali della facciata, al presbiterio, al coro, oltre alla maggior parte della torre Ghirlandina.
A. da Campione non è da confondersi con l'autore della rozza scultura della Porta Romana di Milano (ora ai Musei Civici), firmata "Anselmus Dedalus alter", opera del 1171.
Bibl.: G. Tiraboschi, Memorie storiche modenesi, Modena 1795, V, cod. dipl., V. 23; C. Borghi, Il Duomo di Modena, Modena 1845, pp. 33, 77; G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli stati estensi, Modena 1855, pp. 116 s.; A. Dondi, Notizie storiche e artistiche del Duomo di Modena, Modena 1896, vp. 17, 53-55; W. Vöge, Der provençalische Einfluss in Italien und das Datum de Arler Porticus, in Repert. für Kunstwissenschaft, XXV(1902), pp. 412-15; A. Venturi, Storia dell'arte ital., III,Milano 1904, pp. 260-275; P. Toesca, Storia dell'arte ital., I, Il Medioevo,Torino 1927, pp. 520, 772; G. de Francovich, Benedetto Antelami, Firenze 1952, pp. 61-69, 80, 81, 96; E. Arslan, La scultura romanica, in Storia di Milano, III. Milano 1954, pp. 590, 595; R. Salvini, Wiligelmo e le origini della scultura romanica, Milano 1956, p. 124 (n. 1); J. Meyer, Allgemeines Künstler-Lexikon, II, p. 89; U. Thieme-F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 541.