BOTTURNIO (Bochturnius), Anselmo
Nacque nella seconda metà del sec. XV da Giacomo "de Buttaris" (cognome che egli più tardi latinizzò in "Bochturnius") di Castel Goffredo; le fonti lo qualificano sempre con l'appellativo di "Vicentinus", ma questo è dovuto probabilmente al fatto che il B., entrato nell'Ordine degli eremitani di s. Agostino, trascorse la sua vita di religioso nel convento di S. Michele di Vicenza. La prima data certa della sua vita è quella in cui ricevette la licenza e il magistero in teologia presso la facoltà teologica dell'università di Bologna, il 4 dic. 1505; a quest'epoca egli doveva aver compiuto i 34-35 anni necessari, secondo le norme allora in vigore presso la facoltà teologica, per ottenere la licenza. Nel 1513 fu nominato vicario generale nel convento di Treviso. Due anni dopo si recò a Padova, quale reggente della scuola agostiniana di quella facoltà teologica. Negli ambienti universitari di Bologna e Padova erano allora diffuse e dibattute le dottrine del Pomponazzi, e il B. (che più tardi avrebbe scritto polemicamente contro di esse) ne venne probabilmente a conoscenza in questi anni. A Padova il B. fu in stretto rapporto con una singolare figura di mistico, l'eremita Bernardino Parentino, al quale lo troviamo associato nella dedica che l'agotiniano fra' Silvestro Meuccio premise alla sua edizione della Expositio magni prophete Joachim in librum beati Cirilli. Bernardino Parentino era per fra' Silvestro il modello dell'uomo illuminato da Dio, in grado di rivelarne i riposti disegni relativi al futuro dell'umanità, ed a lui ed al B. si sentiva legato in modo da costituire una sola persona. Alla lettera del Meuccio, datata 7 marzo 1516, il B. rispose con una del 23 marzo (stampata nella seconda edizione della stessa opera); essa conferma, da un lato, lo straordinario fascino esercitato su di lui dall'eremita padovano e, dall'altro, la sua completa adesione alle tensioni ed ai programmi che alimentarono l'intensa attività editoriale, tutta dedicata a testi della tradizione gioachimita, di fra' Silvestro. Nel 1519 partecipò al capitolo generale dell'Ordine, che si tenne a Venezia, come "discreto" della provincia aragonese e catalana, e vi esercitò la funzione di "iudex causarum". Negli anni intorno al 1520 lo troviamo nel convento di S. Michele di Vicenza, impegnato nella redazione di opere di polemica antiluterana.
La prima e più nota di queste fu la sua Christiana de indulcentiis assertio, stampata a Venezia il 1º giugno 1521.
L'opera, dedicata all'elettore di Sassonia, fu - insieme con quelle di Ambrogio Flandino e di Andrea Baura - fra le prime scritte contro Lutero da un agostiniano italiano. Il B. stesso fa presente ciò nella dedica, sottolineando la necessità che dallo stesso Ordine in cui sono nate le pericolose idee di Lutero ne venga anche la confutazione. La diffusione degli scritti contro le indulgenze vi è posta in rapporto con quella delle dottrine filosofiche della mortalità dell'anima individuale (a proposito delle quali è ricordato il decreto del Concilio lateranense V); poiché, osserva il B., queste ultime, che sono la porta di ogni errore, sono state ampiamente confutate, si tratta ora di affrontare le affermazioni di Lutero sulle indulgenze. Egli lo fa prendendo come base l'Appellatio F. Martini Luther ad concilium, oltre alle novantacinque tesi e alle Resolutiones disputationum de indulgentiarum virtute. Il tono della polemica è moderato e privo di intemperanze; il B. protesta ripetutamente il suo affetto per il confratello in errore e lo invita a tornare a sottomettersi all'autorità del papa. Non esclude neppure che le accuse di Lutero contro la Curia romana possano avere un qualche, sia pur minimo, fondamento (c. P III r); ma ritiene improponibile un altro concilio, a così poca distanza dal Lateranense e per questioni sollevate da un monaco isolato, considerando ferma e indiscussa la superiorità del papa ("terrester deus") sul concilio. Le affermazioni di Lutero relative all'autorità del papa e al valore delle indulgenze vengono confutate dal B. con argomenti tratti dalla patristica e dalla tradizione teologica dell'Ordine agostiniano, del quale vengono esaltate le figure più illustri (c. O II rv), nonché dall'esperienza stessa dello scrivente. Trattando delle anime dei defunti che si trovano in purgatorio e per le quali nessuno fra i viventi si preoccupa di lucrare indulgenze, il B., volendo mostrare per quali vie la provvidenza divina operi a loro favore, ricorda un episodio di cui era stato testimone: nel 1520 il sacerdote Bernardino Zachirolo da Imola, commissario dell'Ospedale di S. Spirito di Roma, aveva fatto pubblicare le indulgenze nella chiesa di S. Lorenzo in Vicenza ed il B. aveva predicato in S. Michele per l'avvento esortando il popolo ad acquistarle. Fra coloro che accolsero l'invito vi fu un certo Girolamo Franchi il quale, insieme con la moglie Caterina, lucrò l'indulgenza plenaria. Qualche tempo dopo, narra il B., la casa del Franchi cominciò ad essere turbata da strani e insoliti rumori; si pensò che si trattasse delle anime della suocera e di una figlia del Franchi, che volevano in questo modo attirare l'attenzione dei parenti e chiedere che anche per loro venissero lucrate indulgenze; una volta rimediata la dimenticanza, difatti, i rumori scomparvero del tutto (cc. M I v-M II r). Passando a un discorso più generale sull'utilità della pratica delle indulgenze, il B. si sofferma sulle profezie che si stanno diffondendo per l'Italia; in ossequio al decreto del Lateranense V, egli distingue tra le profezie relative alla fine del mondo, delle quali nega la liceità e la validità (pur non rinunciando ad applicarle a Lutero con un oscuro e minaccioso accenno), e le profezie di portata più limitata, che sono invece da prendere sul serio. Queste ultime, egli osserva, parlano chiaramente del pericolo turco e dei problemi gravissimi in cui si verrà a trovare la cristianità se il papa ed i re e principi cristiani non troveranno un accordo e non si prepareranno a difendersi. I denari raccolti con la predicazione delle indulgenze serviranno a tale scopo e quindi, anche da tale punto di vista, questa pratica non deve essere criticata (c. O I v).
Questa prima opera del B. venne probabilmente redatta tra l'aprile e il maggio 1521; la dedica a Federico di Sassonia è datata 10 aprile e questa è la data che figura anche alla fine del volume, ma nel testo si trova riprodotta (c. N I rv) la dichiarazione solenne letta da Carlo V alla Dieta di Worms il 19 aprile di quello stesso anno. Questo documento era arrivato nelle mani del B. grazie ad Altobello Averoldi, allora nunzio a Venezia, che ne aveva avuto copia da Roma. Per l'Averoldi, ma soprattutto per il papa e per tutta la famiglia Medici, il B. è larghissimo di lodi: a partire da Lorenzo il Magnifico (che figura qui come colui che ha fatto rinascere dalle tenebre le arti e le lettere, secondo il topos già allora diffuso), i Medici sono esaltati per la loro mitezza e generosità, e Leone X viene presentato come il baluardo della cristianità contro gli infedeli. Solo un anno prima, ricorda il B., egli aveva potuto vedere di persona nel porto di Ancona gli aiuti inviati a Rodi dal pontefice. Nella polemica con Lutero è pure interessante il fatto che il B. si senta particolarmente colpito dal tono dispregiativo con cui il monaco sassone parla degli Italiani; pur premettendo, in linea di principio, che non si debbono far distinzioni di questo tipo tra i cristiani, anteponendo o posponendo un popolo a un altro, egli conclude però esaltando la virtus italica e citando in proposito Tito Livio.
Poco dopo la stampa della Christiana... assertio, ed esattamente il 13 giugno 1521, il B. intraprese la stesura di un'altra opera a carattere controversistico che portò a termine il 23 agosto dello stesso anno: Pro defensione religionis Christianae,opus Anselmi Bochturni Augustiniani Vincentini in Martinum Lutherum in quo ponuntur ad amussim Lutherana ut iustum possit ferri iudicium.
L'occasione prossima ed insieme il canovaccio dell'opera, rimasta poi manoscritta, fu data dalla lettura della Assertio omnium articulorum M. Lutheri per bullam Leonis X novissimam damnatorum di Lutero; i quarantuno articoli condannati dalla bolla Exurge Domine sono riportati integralmente insieme con le probationes di Lutero e con le solutiones del B., che qui ricorda anche altre opere di controversistica, ed in particolare lo Emser.
Il B. dovette alla sua fama di teologo - ma anche, probabilmente, ai suoi legami con ambienti come quello di Silvestro Meucci e Bernardino da Parenzo - il fatto di doversi interessare della questione del "divorzio" di Enrico VIII. Infatti fu con la mediazione di Francesco Zorzi che l'inviato inglese Richard Croke lo avvicinò nel 1530 per chiedergli di firmare una dichiarazione a favore del sovrano inglese. Ma il B. rifiutò e, in una relazione dell'8 maggio 1530 - stesa dietro richiesta di Girolamo vescovo di Vaison -, riferì l'accaduto ribadendo la sua intenzione di scrivere sempre e soltanto in difesa della Santa Sede.
Si ignora la data della sua morte.
Opere: Christiana de indulcentiis assertio, Venetiis, in aedibus Bernardini de Vitalis Veneti, Cal. Iunii 1521; Pro defensione religionis Christianae..., ms. originale con firma autografa in Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 4277, ff. 1r-201v; un'ode latina del B., presso la Biblioteca Civica di Bergamo, Arch. Silvestri, n. 4, è stata segnalata da P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, p. 16; la lettera del 23 marzo 1516 a Silvestro Meuccio è stampata a c. IV della Expositio magni prophete Joachim..., Venetiis, per Lazarum de Soardis, 1516.
Fonti eBibl.: A. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana, Ingolstadii et Augustae Vindelicorum 1768, pp. 934-935; Angiolgabriello da Santamaria, Bibl. ... e storia di quegli scrittori di Vicenza..., IV, Vicenza 1778, pp. 39-41; I. Lanteri, Postrema saecula sex religionis Augustinianae, Tolentini 1859, pp. 167-168; Acta Capituli Generalis Venetiis celebrati an. 1519, in Analecta Augustiniana, IX (1921-22), p. 31; Acta Capituli Generalis Tarvisii celebrati an. 1526,ibid., p. 43; F. Lauchert, Die italienischen literarischen Gegner Luthers, Freiburg i. B. 1912, pp. 229-231; D. A. Perini, Bibliographia Augustiniana, Firenze 1938, p. 146; N. Defendi, La "Revocatio M. Lutherii ad Sanctam Sedem" nella polemica antiluterana in Italia, in Arch. stor. lomb., s. 8, VI (1953), p. 131; M. Reeves, Ioachimist expectations in the Order of Augustinian Hermits, in Recherches de théologie ancienne et médiévale, XXV(1958), pp. 111-141; M. Petrocchi, Una Devotio moderna nel Quattrocento italiano? ..., Firenze 1961, p. 62; A. Zumkeller, Martin Luther und sein Orden, in Analecta Augustiniana, XXV(1962), p. 289; C. Piana, Ricerche su le Univ. di Bologna e di Parma nel sec. XV, Quaracchi 1963, pp. 245-246; F. Secret, Notes sur Egidio da Viterbo, in Augustiniana XVIII (1968), pp. 134-150; M. Reeves, The influence of prophecy in the later Middle Ages. A study in Ioachimism, Oxford 1969, pp. 262 ss., 375 ss.