CHEVREUSE (Caprosia, Caprosa, Chabros, Chavros, Chevrosia, Cheuvreuse, Capraise), Anselme de
Apparteneva al ramo collaterale di una nobile famiglia francese originaria dell'Ile-de-France, vassallo contemporaneamente del re di Francia, del vescovo di Parigi e dell'abate di Saint-Denis. Era figlio di Hervé signore di Maincourt (Rambouillet, dipartimento di Seine-et-Oise) e di Clémence d'Aulnois. Come commissario della regina Bianca, il padre aveva partecipato negli anni 1249 e 1250 all'azione per prendere possesso, a nome del conte Alfonso di Poitou, della contea di Tolosa devoluta alla Corona; egli morì nel 1262 e fu sepolto, come la moglie, nell'abbazia cisterciense di Les-Vaux-de-Cernay, che essi avevano riccamente dotato durante la loro vita.
Lo Ch. è ricordato per la prima volta nell'ottobre del 1262, quando assistette, assieme alla madre, alla donazione, stabilita nel testamento del padre, di una foresta all'abbazia di Port-Royal. Successe al padre nel feudo di Maincourt. Non è noto se partecipasse già nel 1265-66 alla spedizione di Carlo I d'Angiò per la conquista del Regno di Sicilia, oppure si lasciasse convincere solo più tardi ad entrare al servizio del nuovo re di Sicilia. Il primo documento a proposito è del 1270-71, quando Carlo I gli fece assegnare una certa somma di denaro. Fu assunto già nel 1271-72 nella cerchia deifamiliari del re ed ottenne nello stesso periodo feudi in Capitanata, precisamente le baronie di Montenero di Bisaccia (presso Termoli) e di Deliceto (presso Bovino), scambiati già nel marzo del 1273 con il feudo calabrese di Castelvetere (oggi Caulonia presso Gerace), che deteneva ancora nel 1280. Nel luglio del1274 Carlo d'Angiò lo nominò plenipotenziario per le trattative con Enrico di Castiglia tenuto prigioniero nel castello di Canosa. Nell'autunno dello stesso anno egli si fece garante per Aimeric de Sus che aveva ottenuto feudi a Montefusco. Durante un suo soggiorno in Francia acquistò nel febbraio dell'anno 1275 un vasto terreno boschivo nella foresta di Saint-Denis, che faceva parte del feudo di Chevreuse. Nonostante il divieto regio lo Ch. aveva fatto costruire sotto Castelvetere un porto e vi aveva fatto caricare barche di grano. Nell'ottobre dell'anno 1276 il sovrano ordinò un'inchiesta, ma la controversia dev'essere stata composta amichevolmente, se lo Ch. ottenne nell'autunno dello stesso anno varie licenze per l'esportazione del grano. Nell'ottobre consegnò al re, che allora si trovava a Viterbo, una cospicua somma di denaro per incarico dei tesorieri rimasti nel Regno. Pare che allora si trattenesse per parecchio tempo alla corte reale; la seguì anche quando, nel maggio del 1277, si trasferì a Venosa, dove, con i suoi feudi in Francia e in Italia, fu garante per un mercante fiorentino nei confronti della Camera reale. Nel 1277-78 lo Ch., insieme con Adamo de Brueriis, dovette contribuire all'armamento della flotta con una nave. Nel 1279 accompagnò il principe ereditario Carlo di Salerno durante il viaggio in Francia e fu perciò esonerato dai servizi feudali che era tenuto a prestare. Durante il soggiorno in Francia, insieme con la moglie Béatrice du Bois (de Bosco), ricordata per la prima volta in quest'occasione, donò nel giugno del 1280 al monastero di Les-Vaux-de-Cernay una grande proprietà boschiva.
Dopo la morte del maresciallo Adam Morier, avvenuta poco dopo l'aprile del 1280, Carlo I gli affidò ancora nello stesso anno una delle due cariche di maresciallo del Regno. Con lo scoppio della guerra siciliana nel 1282, quest'ufficio acquistò particolare importanza, dato che i marescialli erano responsabili dell'approvvigionamento dell'esercito. Nel giugno del 1282 lo Ch. operava ancora nella zona di Napoli, ma già nell'ottobre lo troviamo davanti a Reggio, con l'esercito regio. Quando alla fine del 1282 venne concordato il duello tra Carlo I d'Angiò e Pietro III d'Aragona, fu tra i quaranta cavalieri Francesi che a nome del re confermarono con giuramento le condizioni degli accordi. Dopo i successi riportati dalle truppe aragonesi in Calabria, fu mandato, nel gennaio 1284, con cento mercenari, da Napoli a Nicotera. Con l'occupazione aragonese della Calabria perdette il suo feudo di Castelvetere, ma pare che sia stato indennizzato con i feudi pugliesi di Rutigliano e di Sannicandro di Bari, come barone dei quali nel maggio del 1288 permise una permuta di case a Rutigliano. Durante il regno di Carlo II ricoprì, oltre all'ufficio di maresciallo, anche quello di maggiordomo del principe ereditario Carlo Martello, per il quale preparò tra l'altro i festeggiamenti in occasione del suo armamento a cavaliere. Nell'estate del 1289, per incarico di Carlo II, presiedette allo scambio di prigionieri a Gaeta. Quando il 12 sett. 1289 il re, in procinto di recarsi alla Curia pontificia e in Francia, affiancò al figlio Carlo Martello suo vicario generale nel Regno un consiglio di reggenza di cinque persone, fu chiamato a farne parte anche lo Chevreuse. Nel novembre successivo lo Ch. ispezionò i danni provocati in Terra d'Otranto e in Val di Crati dagli Aragonesi durante una delle loro violazioni dell'armistizio. Lasciò l'ufficio di maggiordomo dopo l'aprile del 1290 per accompagnare in Provenza due figlie di Carlo II, Margherita e Bianca, incarico che gli fu conferito il 2 maggio 1290.
Alcuni anni più tardi chiese al re il permesso di tornare in Francia. Nel febbraio del 1294 Carlo II gli concesse un congedo illimitato, del quale approfittò soprattutto per recuperare alla sua famiglia la castellania di Chevreuse venduta nel 1290 da Sédile de Chevreuse a Gui de Lévis, maresciallo di Mirepoix. Il giudice temporale del vescovo di Parigi aggiudicò allo Ch. questa signoria feudale e il Parlamento del re confermò la sentenza il 1º nov. 1296. Per intervento del re Filippo IV, il 4 maggio 1297 Carlo II gli rinnovò il permesso di restare in Francia, riservandosi però la facoltà di nominare un successore nella carica di maresciallo, se entro la Pasqua del 1298 non fosse tornato nel Regno. Tuttavia, nonostante non vi tornasse mai più, poté conservare il titolo di maresciallo del Regno di Sicilia fino al 1301.
Al servizio del re di Francia ispezionò già nel 1294 i porti delle Fiandre, dove sbrigò anche altri affari per conto di Filippo il Bello. Dopo aver partecipato alla campagna fiamminga del 1298, ricevette dal re la cospicua somma di 5.000 libbre tornesi in sostituzione di una rendita annua di 400 libbre tornesi promessagli per i suoi servizi e come indennizzo per le spese sostenute. Nel 1301 ottenne l'ufficio di cuciniere maggiore (magnuscoquus), uno dei grandi uffici della Corona francese. L'anno successivo il re lo chiamò alla carica di assessore permanente del Parlamento di Parigi. Nell'esercito del sovrano francese partecipò alla campagna fiamminga del 1304 e morì nella battaglia combattuta nei pressi di Mons-en-Puelle il 18 agosto del 1304 come vessillifero dell'Orifiamma. Fu sepolto, come i genitori, nel chiostro del monastero di Les-Vaux-de-Vernay, dove la sua tomba era conservata ancora nel sec. XVIII.
Dal suo matrimonio con Béatrice du Bois (morta nel 1310) era nata soltanto una figlia di nome Jeanne, alla quale ancora nel novembre del 1304 Carlo II riservò la metà dei feudi pugliesi del padre, Sannicandro e Rutigliano. Jeanne (morta dopo il 1326), sposò il nobile francese Pierre d'Amboise, al quale portò in dote la signoria di Chevreuse, ma non rivendicò più la sua eredità nel Regno, cosicché Carlo II nell'aprile 1306 aggiudicò i due feudi interamente al capitolo di S. Nicola di Bari.
Aveva seguito Carlo d'Angiò nel Regno di Sicilia anche un cugino dello Ch., Hervè, signore di Chevreuse, figlio di Gui e di Hélissende de la Roche-Guyon. Egli nel 1270 aveva partecipato alla crociata di Tunisi, al seguito del re di Sicilia e del re di Francia Luigi IX, e ottenne nel 1271-72 da Carlo I l'ufficio di vessillifero e una serie di grandi feudi nel Regno: Monteverde, Lacedonia, Rapolla, Cisterna, Rocchetta Sant'Antonio, Balvano, Pietrapalomba e alcuni casali pertinenti, che formarono un compatto complesso signorile tra Basilicata e Principato Ulteriore. Nell'ottobre 1277 fu nominato vicario angioino a Roma e morì in questa carica, il 25 nov. 1277. Dal suo matrimonio con una non meglio identificabile Maria erano nati un figlio, morto quasi contemporaneamente con il padre, e una figlia di nome Giovanna, morta anch'essa tra il 1279 e il 1280. I feudi lucani di Hervé furono devoluti alla Camera immediatamente dopo la sua morte.
Fonti e Bibl.: Ordonnances des rois de France de la troisième race..., XII, Paris 1777, p. 354; Continuatio Chronici Guillelmi de Nangiaco..., in Recueil des histor. des Gaules et de la France, XX, Paris 1840, p. 591; Continuatio Chronici Girardi de Fracheto, ibid., XXI, Paris 1855, p. 24; Excerpta a memoriali historiarum Iohannis a Sancto Victore, ibid., p.143; Extrait de la Chronique attribuée à Jean Desnouelles, abbé de Saint-Vincent-de Laon, ibid., p.194; Extraits d'une chronique anonyme française ... , ibid., p. 136; Cartulaire de l'abbaye de Notre-Dame des Vaux de Cernay..., a cura di L. Merlet-A. Moutié, I, 2, Paris 1857, pp. 719 n. 763, 732 s. n. 776, 770 s. n. 812, 797 s. n. 815, 810 s. n. 846, 815 s. n. 850, 886-888 n. 920; II, Paris 1858, pp. 38 s. n. 1013, 70, 75, 201 s., 205; Actes du Parlement de Paris, a cura di E. Boutaric, I, Paris 1863, p. 458 n. 901; G. Guiart, La branche des royaux lingnages, in Recueil des histor. des Gaules et de la France, XXII, Paris 1865, pp. 290, 298; Iohannes de Sancto Iusto, Codices cerati, ibid., p. 528; Fragmenta Computorum ab anno MCCXXVII ad annum MCCCXXVI, ibid., p. 762; C. Minieri Riccio, Memorie della guerra di Sicilia, in Archivio storico per le provincie napoletane, I (1876), p. 305; Convocations et subsides pour l'Est de Flandre, in Recueil des histor. des Gaules et de la France, XXIII, Paris1876, p. 798; De rebus Regni Siciliae (9 sett. - 26 ag. 1283), a cura di G. Silvestri, Palermo 1882-92, pp. 689-696, n. 8; Nécrologe de l'abbaye de Port-Royal, in A. Molinier - A. Longnon, Obituaires de la province de Sens, 1, 2, in Recueil des histor. de la France, Obituaires, I, Paris 1902, pp. 637, 642; A. de Dion, Cartulaire de l'abbaye de Porrois au diocèse de Paris, I, Paris 1903, pp. 276-278 n. 288; Codice diplom. dei re aragonesi di Sicilia, I, a cura di G. LaMantia, Palermo 1917, pp. 448-450 n. 191; Codice diplom. salernitano del secolo XIII, a cura di C. Carucci, II, Subiaco 1934, pp. 205 s. n. 99; Documents en français des Archives angevines de Naples, a cura di A. de Boüard, II, Paris 1935, pp. 185 s. n. 162, 236 n. 228; Codice diplom. barese, XIII, Trani 1936, pp. 61 s. n. 41, 205-15 nn. 135-137, 227-229 nn. 146-147; B. Mazzoleni, Gli atti perduti della cancell. angioina transuntati da Carlo de Lellis, I, Roma 1939, p. 492 n. 21; Les journaux du Trésor de Philippe IV le Bel, a cura di J. Viard, Paris 1940, coll. 111 s. n. 706, 194 n. 1205, 314 n. 1979, 347 n. 2186; I registri della cancelleria angioina..., a cura di R. Filangieri, II, Napoli 1951, p. 245; VI, ibid. 1954, p. 63; VII, ibid. 1955, p. 142; VIII, ibid. 1957, p. 276; IX, ibid. 1957, pp. 40, 57; X, ibid. 1958, p. 74; XI, ibid. 1958, pp. 111, 244; XII, ibid. 1959, pp. 63, 142; XIII, ibid. 1959, pp. 234, 245, 271; XIV, ibid. 1961, pp. 79, 85, 142 ss.; XV, ibid. 1961, pp. 95, 106, 108; XVII, ibid. 1963, pp. 93 ss., 126 s.; XX, ibid. 1966, pp. 89 ss., 253; XXVIII, ibid. 1969, p. 119; XXX, ibid. 1971, pp. 102 s., 121; F. Scandone, I comuni del Principato Ultra in provincia di Avellino all'inizio della dominaz. angioina(1266-1295), in Samnium, XXVI (1953), p. 119; Anselme de Sainte-Marie, Histoire généal. et chronologique de la maison royale de France..., VIII, Paris 1733, pp. 197, 199, 826; C. Minieri Riccio, Cenni stor. intorno i grandi Uffizii del Regno di Sicilia durante il regno di Carlo I d'Angiò, Napoli 1872, pp. 131, 229 s.; A. Moutié, Chevreuse. Recherches histor., archéologiques et généalogiques, II, Rambouillet 1876, pp. 197, 204 s., 286 s., 291-300, 304; P. Durrieu, Les archives angevines de Naples, II, Paris 1887, pp. 198, 305; L. Cadier, Essai sur l'administr. du Royaume de Sicile sous Charles Ier et Charles II d'Anjou, Paris 1892, pp. 199, 256, 273, 275, 279-283; Dict. de biographie française, VIII, coll. 1110 s.
Per Hervé in particolare cfr.: Cartulaire de l'église de Notre-Dame de Paris, a cura di M.Guérard, I, Paris 1850, pp. 169 n. 208, 203n. 290, 206 n. 298, 210 n. 308; II, ibid. 1850, pp. 130 n. 39, 321 s. n. 1; III, ibid. 1850, pp.187 n. 234, 246 n. 333, 293 s. n. 21, 303 nn. 43 s.; L. Merlet-A. Moutié, Cartulaire, cit, 1, 2, pp. 580 n. 621, 732 s. n. 776; II, pp. 199 s.; A. de Boüard, Actes et lettres... de Charles Ier..., Paris 1926, pp. 144 s. n. 547; I registri della cancelleria angioina, cit., II, VII-IX, XII-XIV, XVIII s., XXI, ad Indices; A. Moutié, Chevreuse. Recherches..., cit., pp. 183-192, 287-290; Id., Chevreuse. Tableaux généal. et sceaux des seigneurs de Chevreuse, Rambouillet 1876, p. II; P. Durrieu, Les arch. angevines de Naples, cit., p. 305; A.de Boüard, Le régime polit. et les institutions de Rome au Moyen Age, Paris 1920, pp. 163, 243, 287 s. n. 6; F. Scandone, I comuni del Principato Ultra..., in Samnium, XV (1943), pp. 144-146; XXVIII (1955), pp. 164 ss.; T. Pedio, Per la storia della Basilicata nella seconda metà del secolo XIII, in G. Fortunato, Badie, feudi e baroni della Valle di Vitalba, a cura di T. Pedio, III, Manduria 1968, pp. 133 s.