CEBÀ, Ansaldo
Nato a Genova nel 1565 ed ivi morto nel 1623. Fu all'università di Padova, sotto Sperone Speroni e Giason di Nores, approfondendosi specialmente nella lingua greca, tanto da potere poi tradurre e commentare assai bene i Caratteri di Teofrasto. Tornato in patria nel 1591, fu accolto nell'Accademia degli Addormentati. Amò Aurelia Spinola e per lei dettò le rime uscite a Padova nel 1596, poi Geronima Di Negro; ma, essendosi costei fatta monaca, si pentì dei trascorsi giovanili e diede alle sue liriche (pubblicate nel 1611) tutt'altro indirizzo. Le poesie di questo secondo periodo hanno pertanto carattere gnomico, eroico, sacro, comprese le canzonette imitate dal Ronsard (che il C. imitò anche scrivendo in francese); ma le buone intenzioni morali sono in gran parte frustrate dalla forma inelegante e fiacca. Compose due poemi eroici d'argomento sacro, Ester (Genova 1615) e Lazzaro il mendico (Genova 1614); ma il C. non aveva nessuna di quelle attitudini che egli stesso nel dialogo Il Gonzaga ovvero del poema eroico (Genova 1631) dice necessarie al poeta epico.
Bibl.: G. B. Spotorno, Elogi di Liguri illustri, Genova 1846, II, p. 65 segg.; id., Storia letteraria della Liguria, Genova 1824-26; III, pp. 83, 210; IV, pp. 119, 124, 130, 135; P. Restogno, Di un lettearto genovese del sec. XVII e sue opere, Sampierdarena 1906.