ANOFELE (dal gr. ἀνωϕελής "dannoso"; lat. scient. Anopheles Meig)
Genere d'insetti appartenenti alla famiglia dei Culicidi (zanzare), della sottofamiglia Anofelini, cui si deve la trasmissione e la diffusione della malaria. Spetta all'italiano G.B. Grassi, il merito di avere dimostrato che le zanzare trasmettitrici del parassita malarico sono anofeli, e di averne studiato a fondo la biologia.
Gli anofeli abbondano particolarmente nelle regioni a clima temperato e caldo; in Europa sono molto diffusi nella regione mediterranea: in Francia nelle valli della Loira e del Rodano; in Germania lungo le coste del Baltico e lungo le rive del Reno e dell'Elba; in Olanda, nel Belgio, nella Svezia intorno al Lago Wener; lungo le rive meridionali del Danubio e intorno al Mar Nero; in Russia lungo le rive del Volga e intorno al Mar Caspio; occasionalmente sono stati trovati anche a S. della Groenlandia e nella Siberia meridionale e si può dire in generale che la loro distribuzione coincide con quella della malaria.
Sono state finora descritte circa un centinaio di specie di anofeli; di cui tuttavia solo una minoranza si può considerare trasmettitrice di malaria; le altre specie sono praticamente innocue o perché poco numerose o per scarsa avidità di sangue umano al quale preferiscono quello degli animali. In Italia, ad esempio, vi sono sette specie di anofeli di cui solo tre hanno importanza nella trasmissione della malaria: A. maculipennis, A. elutus, A. superpictus. Le altre quattro specie: A. bifurcatus, A. algeriensis, A. pseudopictus, A. italicus non hanno, sotto questo riguardo, alcuna importanza pratica. Christophers ha dato, delle specie trasmettitrici di malaria nelle varie parti del mondo, l'elenco che segue.
Europa ed America del Nord: A. maculipennis e le specie ad esso affini, A. quadrimaculatus e A. occidentalis; Europa meridionale: A. superpictus e A. bifurcatus; America Centrale e del sud, Indie occidentali: A. quadrimaculatus e A. crucians; Stati Uniti: A. quadrimaculatus e A. crucians; Spagna meridionale e Africa del nord: A. turkhudi; Grecia, Asia Minore e Palestina: A. superpictus; nel Mediterraneo: A. pseudopictus; in Mesopotamia: A. Stephensi; in India: A. culicifacies, A. Listoni, A. Stephensi; negli stati malesi: A. minimus, A. maculatus, A. Ludlowi; nell'arcipelago della Malesia e nella Nuova Guinea: A. leucosphyrus e A. tessellatus; in Australia settentrionale: A. annulipes, in Africa e in Arabia meridionale: A. funestus e A. costalis; in alcune regioni boscose: A. plumbeus (Europa), A. Lutzi (America Centrale). Vi sono specie di anofeli (es. A. bifurcatus) innocue in talune regioni, che sono dannosissime in altre, il che è in relazione con la frequenza di contatti che essi hanno con l'uomo.
La morfologia esterna ed interna degli anofelini non differisce sostanzialmente da quella delle altre zanzare (v.); vi sono tuttavia alcune peculiarità della loro struttura che rendono agevole riconoscerle da quelle non dannose. Anzitutto il loro corpo è quasi rettilineo: il capo, il torace e l'addome sono situati sopra uno stesso asse; nelle altre zanzare invece fanno angolo fra di loro, formando una gibbosità più o meno marcata in corrispondenza del torace.
Questa differente disposizione delle parti del corpo appare molto evidente quando le zanzare poggiano su di un piano: gli anofeli restano con l'addome rivolto in fuori, i culicini con l'addome parallelo alla superficie d'appoggio (fig.1). I palpi mascellari della femmina degli anofeli sono lunghi quanto la proboscide, per cui il loro capo termina con tre appendici di eguale lunghezza; in tutte le altre zanzare i palpi sono molto più corti della proboscide (fig. 2). Nella posizione di riposo gli anofeli tengono le zampe posteriori sollevate, ma non le incurvano a coda di cane come fanno i culicini (fig.1). Gli anofeli amano posarsi sulle ragnatele dalle quali si lasciano penzolare; le altre zanzare vi si posano raramente. Il volo degli anofeli è ondulato, ad abbassamenti e rallentamenti ritmici, mentre quello dei Culex è rettilineo. Anche le larve degli anofeli sono facilmente riconoscibili per la posizione orizzontale che assumono alla superficie dell'acqua, quando vi salgono per respirare; le altre larve di zanzara respirano col capo all'ingiù mediante un tubo sito sul penultimo segmento addominale (sifone) che manca nelle larve degli anofeli (fig. 3). Questi respirano attraverso 2 fori (stigmi) aprentisi al posto del sifone.
Solo le femmine degli anofeli succhiano sangue; i maschi, facilmente riconoscibili per le antenne piumose, non pungono mai e si nutrono soltanto di succhi vegetali. Il sangue è indispensabile alla maturazione delle uova; senza succhiar sangue le femmine possono vivere, nutrendosi come i maschi, ma non riprodursi; in natura è raro trovarne che contengano alimento diverso dal sangue.
L'attività degli anofeli adulti è esclusivamente genesica; il primo volo che compiono dopo usciti dalla ninfa è nuziale; l'accoppiamento e quindi la fecondazione avvengono nel volo: i maschi verso sera si raccolgono in fitti sciami nei quali le femmine penetrano per accoppiarsi. Non appena fecondate, vanno in cerca di un ricovero che scelgono di solito in luoghi ove sia loro facile trovar sangue da succhiare. Vi sono specie che preferiscono riparare nelle abitazioni (case, stalle, porcili, ecc.) e specie che vivono all'aperto o in grotte o nelle selve; queste non invadono l'abitato se non spinte dal bisogno di pungere e lo abbandonano non appena fatta la loro provvista di sangue. In Italia le specie più domestiche sono A. maculipennis e A. superpictus; le altre vivono abitualmente all'aperto ed è facile catturarne degli esemplari al crepuscolo quando penetrano nelle abitazioni per pungere. Alcune specie si comportano differentemente secondo la regione in cui vivono; l'A. bifurcatus ad esempio, che in Italia ha abitudini assolutamente silvestri, è molto domestico in Palestina (Kligler). Comunque, gli anofeli amano riparare in luoghi protetti dalla luce e ove sia un certo grado di umidità; escono dai loro asili soltanto al crepuscolo. In quelle ore la loro attività è massima e decresce coll'avanzare della notte per riprendere all'alba; nelle notti calde ed umide sono specialmente molesti e si mantengono attivi per tutta la notte. Di giorno pungono solo eccezionalmente. L'avidità degli anofeli nel succhiare il sangue supera quella di tutte le altre zanzare; continuano a succhiare anche dopo di aver riempito completamente lo stomaco emettendo il soverchio dall'ano. Il sangue preferito è quello dei mammiferi, ma, in mancanza di questi, si adattano a pungere anche gli uccelli, specie il pollame. Il Grassi ritiene che fra i mammiferi scelgano sempre il più voluminoso, sicché, p. es., se si trova un uomo vicino a un cavallo, non di rado il cavallo ha già avute molte punture prima che l'uomo ne abbia ricevuta alcuna; e tra un uomo e un coniglio, l'uomo viene assalito prima. Hackett e Missiroli hanno potuto stabilire come certi anofeli (A. maculipennis, A. pseudopictus) si lascino guidare dall'olfatto e siano attirati dall'odore emanato dal bestiame e dal letame. Due persone vennero messe a dormire con la finestra aperta in una camera soprastante una stalla frequentata da anofeli in gran numero e non vennero in alcun modo molestate da questi, mentre furono punte abbondantemente alcune sere dopo, quando nella camera erano state introdotte tre ceste di letame. L'attrazione esercitata dagli animali sugli anofeli è così forte, che in molte regioni ricche di bestiame stabulato, essi hanno perduto quasi del tutto l'abitudine di punger l'uomo, tanto che la malaria è andata scomparendo da quelle località (es. Valdichiana).
Gli anofeli, se non sono spinti dal bisogno di trovare il sangue, non compiono voli molto lunghi; generalmente non si allontanano a più di due o tre chilometri dal luogo di nascita; ordinariamente volano piuttosto basso, tanto che invadono sempre i pianterreni delle abitazioni a preferenza dei piani più alti.
Per maturare le uova, gli anofeli devono pungere più di una volta; in genere per ripungere non aspettano di aver digerito tutto il sangue succhiato; a misura che le uova maturano e occupano l'addome, la quantità di sangue che ingeriscono diventa sempre minore, fin tanto che, ad uova mature, gli anofeli volano in cerca di un luogo adatto ove deporle. Le uova vengono deposte nell'acqua isolate, a differenza di quanto fanno i Culex, che le emettono attaccate l'una all'altra così da formare tante barchettine. Quelle degli anofeli restano a galla a mezzo di certe vescichette piene d'aria (camere d'aria) che hanno forma e diposizione varia secondo le specie (fig. 4) e in alcune sono sostituite da una semplice frangia. Una parte delle femmine muore o annega dopo avere deposto le uova; quelle che sopravvivono possono maturare altre serie di uova.
I luoghi dove le larve degli anofeli si sviluppano sono svariatissimi; comunque, non si sviluppano che in acque pulite, stagnanti o a corso lento, poco profonde e ricche di vegetazione. Ovunque vi siano queste condizioni, possono crescere numerose; si trovano pertanto nelle paludi, negli stagni, negli acquitrinî, lungo le sponde dei fiumi ove la corrente per una ragione qualsiasi rallenti, nel letto dei torrenti, nei canali che fiancheggiano le strade, ecc. Non è molto frequente trovarle assieme a larve di Culex, le quali preferiscono in genere acque ricche di sostanze in putrefazione e le raccolte d'acqua artificiali dei luoghi abitati (serbatoi, vasche, ecc.); ciò non toglie, che, in mancanza di altra acqua, le larve di anofeli si sviluppino anche in serbatoi, pozzi e cisterne; mai in acque putrescenti; la luce è anche per loro un elemento indispensabile. Vi sono piante, che favoriscono il loro sviluppo quali la Vaucheria, la Spirogyra e l'Enteromorpha, note sotto il nome popolare di vellutello; ve ne sono altre, invece, quali la Lemna, che, se diffuse,. lo ostacolano. Nelle acque molto salate non vivono; tollerano però un certo grado di salinità, il cui tenore massimo è variabile secondo i luoghi e le specie. Ve ne sono che tollerano anche concentrazioni saline elevate (A. elutus, A. crucians); sono state trovate larve in acque contenenti il 23 per mille di cloruro di sodio (Sepulcri). Studî recenti (Kligler, Theodor) avrebbero stabilito che in acque alcaline le larve di anofele resistono ad elevate concentrazioni saline. Sembra anche che ne derivino adulti più recettivi verso la malaria.
La maggior parte degli anofeli passa l'inverno allo stato adulto; solo A. bifurcatus e A. algeriensis svernano allo stato larvale. Sono le femmine fecondate che sopravvivono; l'azione del freddo modifica il loro metabolismo in modo che i prodotti della digestione del sangue non vengono più utilizzati per la maturazione delle uova, ma si trasformano in grasso, che serve di provvista alimentare durante l'inverno; in tale stagione gli anofeli non pungono più e si rifugiano in luoghi riparati dalle intemperie (grotte, cantine, magazzini, sottoscale, ecc.) e vi restano immobili in letargo; questo fenomeno detto ibernamento, dura fino al sopravvenire della primavera; allora gli anofeli ricominciano a succhiare sangue e a maturare le uova che daranno origine alle nuove generazioni. Nei climi temperati, come in Italia, non è raro trovare anche d'inverno nelle stalle anofeli pieni di sangue, specie quando si hanno lunghi periodi di bel tempo. Di alcuni anofeli (es. A. pseudopictus) non si conosce il modo di ibernamento. Anche il caldo eccessivo li immobilizza (estivazione); nei paesi tropicali, durante i mesi di caldo intenso riparano in luoghi relativamente più freschi e ivi aspettano che la temperatura ritorni nei limiti tollerabili. La loro attività è massima fra i 25° e i 30° centigradi.
Nei paesi caldi, oltre il parassita della malaria, possono trasmettere anche le filarie (v.), vermi appartenenti all'ordine dei Nematodi, parassiti dell'uomo, che provocano la filariosi, malattia diffusa nei paesi tropicali. È probabile che possano trasmettere anche altre malattie, ma ciò finora non è stato in alcun modo provato.
Bibl.: E. Ficalbi, Revisione sistematica delle specie europee della famiglia delle Culicidae, in Bull. Soc. Ent. Ital., 1896; id., Venti specie di zanzare italiane, in Bull. Soc. Ent. Ital., 1899; B. Grassi, Studî di un zoologo sulla malaria, in Mem. Accad. Lincei, 1900; F. V. Theobald, Monograph of the Culicidae and Mosquitoes, Londra 1901-1910; L. Howard, H. Dyar, F. Knab, The mosquitoes of North and Central America and the West Indies, I, 1912; B. Grassi, M. Sella, seconda relazione della lotta antimalarica a Fiumicino (Roma), in Ann. d'Igiene (1920); S. P. james, Malaria at home and abroad, Londra 1920; I. J. Kligler e O. Theodor, Effect of salt concentration and reaction on development of Anophelines larvae, in Bull. Ent. Res., luglio 1925; A. Missiroli e Gosio, Organizzazioni antimalariche alla luce delle nuove dottrine, 1925; F. W. Edwards, Revisione delle zanzare della regione paleartica, in Riv. di Malariol., 1926; A. Missiroli e Hackett, Regressione spontanea della malaria in alcune regioni d'Italia, in Riv. di Malariologia, 1927.