RUCELLAI, Annibale
– Nacque a Firenze il 12 aprile 1529 da Luigi e da Dianora di Pandolfo Della Casa.
Appartenne a una importante famiglia patrizia fiorentina, fortemente presente con le sue attività mercantili e finanziarie sia a Roma sia in Francia e schierata su posizioni filorepubblicane. Perse la madre in giovane età, nel 1536, e fu affidato alle cure educative dello zio Giovanni Della Casa, letterato e personalità di spicco della corte pontificia. Nel 1542 fu inviato a Bologna, dove studiò con Lorenzo Bianchetti. Mentre il fratello Orazio veniva destinato a proseguire le attività mercantili di famiglia, Annibale e l’altro fratello maschio Pandolfo furono avviati alla carriera ecclesiastica. Pandolfo sarebbe stato in seguito canonico della cattedrale fiorentina, ma la sua scarsa cultura e la vita dissipata indussero la famiglia a puntare soprattutto su Annibale.
Nel 1544 era a Venezia, sempre con Della Casa, nominato nunzio presso la Serenissima, e proseguì i suoi studi, sotto il magistero dello zio, segnalandosi per ottime capacità di apprendimento, che suscitarono l’ammirazione di Alessandro Farnese, potente cardinale nipote di Paolo III.
Nell’aprile 1548 era ancora a Venezia. Nel marzo 1549, insieme con il fratello Pandolfo, era a Bologna. In ottobre raggiunse a Roma il padre, che faceva parte di quei gruppi di esuli napoletani e fiorentini, fortemente ostili all’imperatore Carlo V, che ottennero particolare favore nel pontificato di Paolo III. Alla morte del padre, avvenuta del dicembre 1549, Rucellai fu in qualche modo adottato da Della Casa, che lo riteneva il più dotato dei suoi nipoti e nel 1551 lo nominò suo erede universale. Seguendo l’esempio dello zio, che aveva mancato di poco il cardinalato, Rucellai si avviò dunque a una carriera nella corte pontificia, fidando nella protezione dei Farnese.
La morte di Paolo III, nel 1549, segnò il crollo delle ambizioni di Della Casa, che si ritirò a Venezia e poi, nel 1553, nell’abbazia di Nervesa, nel Trevigiano. Rucellai si recò saltuariamente presso lo zio, ma rimase prevalentemente a Roma. L’elezione di Paolo IV Carafa, nel maggio 1555, diede un’improvvisa svolta alle sorti di Della Casa e Rucellai. Paolo IV, infatti, rilanciò una politica violentemente antimperiale, affidandone la realizzazione anche a Della Casa, che fu nominato primo segretario del pontefice. Grazie alla protezione dello zio, Rucellai divenne dunque prelato di Curia e segretario privato del cardinale nipote Carlo Carafa, e, in questa veste, fu coinvolto nei tentativi della S. Sede di sfidare l’egemonia dell’imperatore Carlo V sull’Italia.
Nel settembre 1555 fu inviato in missione presso Enrico II di Francia al fine di promuovere la conclusione di una lega antimperiale tra Francia, Stato della Chiesa e Ducato di Ferrara. Oltre a svolgere attività diplomatica, Rucellai si occupò anche del reclutamento di truppe da inviare in Italia. La missione si concluse con successo e nel dicembre 1555 Francia e Papato firmarono i preliminari di una lega militare. Nel febbraio 1556, però, Francia e Spagna firmarono la tregua di Vaucelles e l’accordo franco-pontificio non ebbe attuazione. Due mesi dopo Rucellai fu di nuovo in Francia, con funzioni di segretario di una folta delegazione che accompagnava il cardinale Carlo Carafa.
Essendo uno dei prelati più versati nelle trattative degli ultimi mesi, Rucellai giocò in questa fase un ruolo particolarmente importante all’interno del partito che più premeva per la guerra contro l’imperatore Carlo V.
Nell’agosto 1556 si trovava a Ferrara, presso Cesare d’Este, e il cardinale Carlo Carafa lo inviò a Roma presso il papa affinché gli riferisse a voce, in quanto «intervenuto a tutte le cose che si sono negotiate» (lettera al papa dell’11 agosto 1556, in Nonciatures..., I, a cura di R. Ancel, 1911, p. 457). Poco dopo, in novembre, la morte di Giovanni Della Casa lo privò di un sicuro punto di riferimento.
Non abbiamo molte notizie sui movimenti di Rucellai tra il 1556 e il 1557, dopo lo scoppio della guerra ispano-pontificia e la ripresa di quella tra francesi e spagnoli, che portarono, nell’estate 1557, alla definitiva sconfitta della S. Sede e della Francia. È tuttavia possibile che nell’ottobre 1557 abbia accompagnato il cardinale Carlo Carafa a Bruxelles, dove fu negoziata la fine delle ostilità.
In questa fase, Rucellai lavorò anche intensamente all’edizione delle opere di Della Casa, nonostante questi avesse raccomandato di distruggere le sue composizioni profane, insieme con Pietro Vettori ed Erasmo Gemini, fedele segretario dello zio. In questo intenso lavoro, che approdò alle edizioni delle Rime et prose del 1558 e del 1564 e a quella dei Latina Monimenta del 1564, esercitò una stretta vigilanza sulla memoria dello zio e un forte ruolo propositivo, dialogando con un filologo avvertito come Vettori e fornendo testi e manoscritti.
Nel 1559, dopo la morte di Paolo IV e il processo che travolse i Carafa nel pontificato di Pio IV, decise di lasciare la corte di Roma, anche per evitare di essere a sua volta imputato, come capitò a molti collaboratori del defunto pontefice. Si recò quindi brevemente a Venezia e poi alla corte di Francia, dove acquistò il favore della reggente Caterina de’ Medici, che lo nominò cappellano ed elemosiniere di corte.
Nel 1563 era a Roma e assunse la carica di console della Nazione fiorentina, in riconoscimento del ruolo preminente assunto dalla sua famiglia tra i mercanti-banchieri toscani insediatisi a Roma. Dal 1565 al 1566 svolse, in diverse fasi, le funzioni di rappresentante della Francia a Roma. Nell’ottobre 1567 fu inviato a Roma per negoziare con Pio V una sovvenzione di 300.000 scudi sui beni del clero di Francia, finalizzata a consentire alla monarchia di riprendere la guerra contro gli ugonotti, dopo che in settembre il principe Louis de Condé aveva tentato di rapire il giovane re Carlo IX. Il pontefice acconsentì in linea di principio, ma rimise a un momento successivo la concessione della bolla che avrebbe ufficializzato la decisione, temendo che nel frattempo si determinasse un accordo tra la monarchia e gli ugonotti. Rucellai tornò dunque in Francia dopo aver sollecitato aiuti finanziari e militari dalla Repubblica di Venezia, che li negò, e dal Ducato di Savoia e dal Ducato di Toscana, che li promisero.
Rucellai tornò nuovamente a Roma nel marzo 1568 per sollecitare, senza successo, ulteriori aiuti finanziari della S. Sede. Una terza missione si svolse dopo l’estate 1568. In questo caso, Rucellai era incaricato di chiedere, oltre a nuovi sussidi, l’appoggio del papato per un matrimonio tra Carlo IX di Francia ed Elisabetta, figlia dell’imperatore Massimiliano II d’Asburgo, anche allo scopo di vincere la resistenza di Filippo II di Spagna.
Il 23 marzo 1569 Rucellai fu ricompensato dei suoi servigi con la concessione del vescovato di Carcassonne. Preso possesso della diocesi tramite un delegato, vi si recò sporadicamente e non vi svolse alcuna attività pastorale significativa. Anche se non si hanno molte notizie sulla vita di Rucellai negli anni Settanta del Cinquecento, sembra che egli si muovesse tra Parigi, Roma e Firenze, cooperando con il fratello Orazio nella gestione degli affari di famiglia e svolgendo la funzione di elemosiniere di Caterina de’ Medici.
I forti legami con la regina madre e con la monarchia francese non fecero tuttavia deflettere Rucellai da una solida fedeltà al Papato. In diverse fasi, negli anni Settanta del Cinquecento, egli fu il protagonista di una sorta di diplomazia informale tra Parigi e Roma, anche in contrapposizione con alcuni nunzi, come Fabio Mirto Frangipani (1568-72), che Rucellai accusò presso la S. Sede di essere eccessivamente cedevole alle richieste francesi. Pur senza fanatismi, Rucellai appare in questa fase schierato, come gli altri italiani presenti in Francia, su una linea favorevole a iniziative militari contro gli ugonotti e al mantenimento di un buon rapporto tra Francia e Spagna.
Come il fratello Orazio, Rucellai abbandonò la Francia nel 1587-88, quando esplose la guerra civile tra Enrico III e la Lega cattolica, e si ritirò a Roma, dove la sua famiglia aveva la maggior parte dei suoi beni e dei suoi interessi.
Nel 1592 l’elezione al Papato, con il nome di Clemente VIII, di una sua antica conoscenza, il fiorentino Ippolito Aldobrandini, gli consentì di iniziare una tarda, ma fortunata, carriera curiale. Come chiarì al rappresentante francese, il nuovo pontefice considerava Rucellai «amico della sua casa e ben affezionato alla Francia» (A. D’Ossat, Lettres, a cura di A. de La Houssaye, I, 1708, p. 491). Fu inizialmente governatore di Ancona (1592-93), poi, dal 1593 al 1594, governatore di Roma, una delle cariche prelatizie di maggior rilievo, e vicelegato di Bologna (1595-96). Nel 1597 divenne maggiordomo del pontefice, a coronamento di un cursus honorum vario, ma in costante ascesa. Insieme con il fratello Orazio abbellì il palazzo di famiglia sulla via del Corso, che fu spesso utilizzato dai rappresentanti francesi a Roma.
Ormai molto anziano, poteva aspirare al cardinalato, ma non fece in tempo a conseguirlo. Morì a Roma il 28 gennaio 1601.
Fonti e Bibl.: A. D’Ossat, Lettres, a cura di A. de La Houssaye, I, Amsterdam 1708, pp. 491 s.; G. Della Casa, Opere, I, Milano 1806, pp. 21, 48, 66, 81; II, 1806, pp. 131-138, 144, 158 s., 182, 194, 210, 216-221, 239 s., 242; IV, 1806, pp. 17-43; Negociations diplomatiques de la France avec la Toscane, a cura di L. Canestrini - A. Desjardins, III, Paris 1865, pp. 543, 550; Lettres de Catherine de Médicis, I, a cura di H. De la Ferrière, Paris 1880, p. 228; Nonciatures de France. Nonciature de Paul IV..., I, Nonciatures de Sebastiano Gualterio et de Cesare Brancatio (Mai 1554 - Juillet 1557), a cura di R. Ancel, Paris 1911, ad ind.; Correspondance du nonce en France Anselmo Dandino, 1578-1581, a cura di I. Cloulas, Rome 1970, ad ind.; Correspondance du nonce en France Fabio Mirto Frangipani (1568-1572 et 1586-1587), a cura di A. Lynn Martin, Rome 1984, ad ind.; Correspondance du nonce en France, Gasparo Silingardi évêque de Modène (1599-1601), a cura di B. Haan, Rome 2002, ad indicem.
Gallia christiana in provincias ecclesiasticas distributa, VI, Parisiis 1739, coll. 923-924; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Rucellai, Firenze 1861, pp. 109-111 e tav. XV; G. Duruy, Le cardinal Carlo Carafa (1519-1561). Etude sur le pontificat de Paul IV, Paris 1882, pp. 56-65, 75 s., 84 s.; E. Picot, Les Italiens en France au XVIe siècle, in Bulletin italien, II (1902), pp. 133-136; L. Campana, Monsignor Giovanni Della Casa e i suoi tempi, in Studi storici, XVII (1908), pp. 384, 446-469, 491, 528-533, 573-586, 591-595, XVIII (1909), p. 461; C. Hirschauer, La politique de St. Pie V en France, 1566-1572, Paris 1922, ad ind.; L. Von Pastor, Storia dei papi, VI, Roma 1927, pp. 361, 372-374; N. Del Re, Monsignor Governatore di Roma, Roma 1972, p. 95; A. Santosuosso, Le opere italiane del Casa e l’edizione principe di quelle latine nei carteggi vettoriani del British Museum, in La Bibliofilia, LXXIX (1977), pp. 37-68; C. Weber, Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), Roma 1994, pp. 115, 152, 360, 880; M. Mari, Le lettere di Giovanni Della Casa ad A. R., in Per Giovanni Della Casa. Ricerche e contributi, a cura di G. Barbarisi - C. Berra, Bologna 1997, pp. 371-417; R. Aubert, Paolo IV. Politica, inquisizione e storiografia, Firenze 1999, ad indicem.