ROSSELLI, Annibale
– Nacque a Gimigliano, nei pressi di Catanzaro, il 6 agosto 1525 da Giovanni Battista, uomo colto e di buona famiglia, e da Caterina.
Dopo aver ricevuto la prima istruzione nella cittadina natale, ebbe modo di ascoltare, nella vicina località di Taverna, le lezioni di logica di Bernardino e Grandonio, probabilmente due religiosi noti per la loro dottrina, per poi spostarsi a Napoli nel 1546, per compiere studi filosofici. È in questo periodo che Rosselli entrò a far parte dell’ordine dei frati minori dell’osservanza, nella provincia di Umbria.
Approfondita ulteriormente la sua formazione a Parigi, in Inghilterra – dove risiedette probabilmente nel biennio 1553-54, nel monastero di S. Francesco a Greenwich – e a Lovanio – dove rimase per sei anni a partire dal 1554, dedicandosi in particolare alla teologia –, fece ritorno, nei primi mesi del 1560, in Italia e si recò dapprima a Torino e in seguito a Cuma, dove visitò l’antro della sibilla, probabilmente alla ricerca di quel contatto con la ‘sapienza riposta’ degli antichi che stava divenendo centrale nella sua riflessione filosofica. Scarse sono le notizie relative ai venticinque anni trascorsi in Italia, ma è Rosselli stesso a dirci, in uno degli excursus autobiografici che costellano la sua monumentale opera di commento al Pymander di Ermete Trismegisto, di essere rimasto per dieci anni nel convento francescano di Montesanto, nei pressi di Todi, un luogo che gli permise il raccoglimento necessario per dedicarsi, negli anni 1571-78, alla stesura del suo magnum opus.
Divenuto ormai un membro di spicco dell’ordine, noto per la profonda dottrina e, forse, anche per l’attività di predicatore – gli vengono infatti attribuiti (Tafuri, 1754, p. 180), senza che però sia indicata alcuna fonte, due tomi manoscritti dal titolo Conciones et Homiliae –, Rosselli fu a Roma nel 1581 e nel 1585 venne inviato da Francesco Gonzaga, generale del suo ordine, a Cracovia, in Polonia, nel convento di S. Bernardino. Qui insegnò filosofia e teologia, come ricorda nel suo diario John Dee (Yates, 1964; trad. it. 1969, p. 211), che racconta di essersi recato da Rosselli per ricevere consiglio e conforto spirituale. Fu proprio nella città polacca che vide la luce, tra il 1585 e il 1590, il Pymander Mercurii Trismegisti cum Commento Fratris Hannibalis Rosseli Calabri Ordinis Minorum Regularis observantiae, Theologiae et Philosophiae, ad S. Bernardinum Cracoviae Professoris.
I primi sei libri, editi In Officina Typographica Lazari, costituiscono una vera e propria summa del pensiero filosofico e teologico coevo. Il primo libro, De Ss. Trinitate, tratta della creazione del mondo e dei suoi elementi, della conoscenza di Dio e dei nomi e degli attributi divini; il secondo, De Spiritu Sancto et Angelis, è dedicato alla Trinità e alle intelligenze angeliche; il terzo, De ente, materia, forma, et rebus metaphysicis, analizza concetti fondamentali non solo dell’ontologia, quali appunto ente, materia e forma, ma anche della fisica (viene, per esempio, esaminata la differenza tra luogo e vuoto); le tematiche fisiche trovano poi ulteriore spazio nel quarto libro, De coelo, nel quale a essere sottoposti a un’attenta disamina sono la natura del cielo (in particolar modo vengono discusse la sua infinità e la sua unicità) e la distinzione tra luce e lume, nonché alcuni problemi di carattere astronomico e astrologico; il quinto libro, De elementis et descriptione totius orbis, tratta argomenti teologici, come la funzione della Chiesa, e morali, come il ruolo delle passioni nell’antropologia e la questione della teodicea, ma anche storico-geografici, intessendo una trama di interessanti dettagli autobiografici a proposito dei luoghi toccati da Rosselli nella sua peregrinatio europea; il sesto, De immortalitate animae qui est primus Asclepij, costituisce infine un commento dell’Asclepius e si sofferma sullo studio dell’animo umano – e, soprattutto, della ratio e dell’intellectus – e dell’anima mundi.
A emergere con nettezza dallo sforzo esegetico di Rosselli – che conduce una vera e propria indagine tematica, sfruttando il metodo espositivo della scolastica che procede per quaestiones – è, sulla scia ficiniana, l’idea di una lettura dei testi ermetici quale fonte inesauribile dalla quale trarre risposte su temi fondamentali per un cristiano, quali la creazione e la natura del mondo sensibile e di quello sovrasensibile. Un itinerario concettuale simile a quello condotto per Ermete viene poi sviluppato anche nei confronti dei filosofi antichi e in particolare di Plotino, nella cui teologia vengono individuate chiare concordanze con quella trinitaria e della quale vengono valorizzati i motivi mistici e l’accento posto sul valore della sfera spirituale dai punti di vista antropologico e gnoseologico.
Il disegno originale dell’opera prevedeva altri quattro libri: il settimo – De voluntate humana et hominis libero arbitrio –, l’ottavo – De sensibus et corpore humano – e il decimo – De mysterio incarnationis Christi – non ci sono pervenuti, mentre il nono – De Baptismo, et de Eucharistia, de Sacerdotio, de purgatorio, de communione sub duplici specie, de adoratione Sanctorum, de Veneratione sanctarum imaginum, aliisque quae pertinent ad Eucharistiae Sacramentum, denique de aliis Sacramentis – fu stampato nel 1589, ancor prima del sesto, a Poznam, In Officina Typographica Ioannis Wolrabi. Quest’ultimo libro, pubblicato in occasione dell’elezione al soglio pontificio di Sisto V, risente, come risulta evidente sin dal titolo, della preoccupazione di Rosselli di proteggersi da possibili accuse di eterodossia: il testo del Pymander non viene più rammentato e l’analisi ruota interamente attorno a fonti bibliche, patristiche e scolastiche. Tra analisi filosofico-teologiche neoplatonizzanti e necessità di autotutela dettate dalla stretta controriformistica, la costante dell’opera di Rosselli rimane però inalterata: un’immensa erudizione viene posta al servizio di una capillare esegesi dei testi – ermetici, biblici, patristici o scolastici che siano –, volta al reperimento dei nuclei concettuali in essi contenuti.
Il luogo e la data di morte tradizionalmente ricordati (cfr., per esempio, Accattatis, 1870, p. 87) – ovvero Roma nel 1610 – sono puramente congetturali e non basati su fonti attendibili.
Fonti e Bibl.: L. Nicodemo, Addizioni copiose alla Biblioteca napoletana del Dottor Niccolò Toppi, Napoli 1683, p. 12; G. Franchini, Bibliografia e memorie letterarie di scrittori francescani conventuali, Modena 1693, p. 57; G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, t. 3, parte 3, Napoli 1754, pp. 175-189; B. Chioccarelli, De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis ab orbe condito ad annum usque MDCXXXXVI floruerunt, t. 1, Napoli 1780, p. 47; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori del Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 394; L. Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, t. 2, Cosenza 1870, pp. 81-87; L. Aliquò-Lenzi, Gli scrittori calabresi, Messina 1913, p. 262; E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze 1961, p. 152; F. Yates, Giordano Bruno and the hermetic tradition, London 1964 (trad. it. Bari 1969, pp. 201-205, 210 s., 374); J. Czerkwski, Hannibal Rosseli jako przedstawiciel ermetyzmu filosoficzne ow polsce, in Roczniki filozoficzae, 1967, n. 15, pp. 113-140; M. Muccillo, Plotino nel tardo Rinascimento: A. R. nel quadro della filosofia neoplatonizzante del XVI secolo, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 1994, n. 61, pp. 37-137; Ead., Annibale Rossellis ‘scholastischer’ Hermetismus und die Trinitaetslehre, in Das Ende des Hermetismus. Historische Kritik und neue Naturphilosophie in der Spatrenaissance. Dokumentation und Analyse der Debatte um die Datierung der Hermetischen Schriften von Genebrard bis Casaubon, a cura di M. Mulsow, Tübingen 2002, pp. 61-101; D. Rosselli et al., R. di Gimigliano. Dalle origini a noi, Ascoli Piceno 2014, pp. 49-72.