FOSIO (Fossi), Annibale (Annibale da Foxio da Parma, Hannibal Foxius)
Figlio di Filippo di Andrea, fu attivo come tipografo negli anni Ottanta del secolo XV.
Non abbiamo sue sicure notizie biografiche, come per la maggior parte dei tipografi del '400, a causa della scarsità di fonti documentarie finora individuate. Probabilmente il F. proveniva da Fosio, località in prossimità di Solignano, nei dintorni di Parma. Successivamente si recò a Milano, seguendo l'esempio di altri stampatori.
La ragione dell'abbandono di Parma non risiedeva nel mancato sviluppo in loco dell'arte tipografica: la città aveva, al contrario, richiamato i prototipografi fin dagli anni Settanta. È anzi assai probabile che il F. vi abbia appreso il mestiere proprio all'inizio di quel decennio, lavorando in qualcuna delle officine ricordate dal Fumagalli. Furono le inquiete vicende del Ducato di Milano (sotto il cui dominio si trovava allora Parma), culminate nell'assassinio di Galeazzo Maria Sforza (1476), e le sanguinose rivalità delle famiglie parmensi che impedirono il progredire della fiorente arte tipografica tanto che, complice anche una pestilenza, molti tipografi dovettero andarsene, e una gran parte di essi prese la via di Venezia o Milano.
A Milano un documento, segnalato dal Motta, lo ricorda come apprendista, nell'agosto del 1476, presso la tipografia di Cristoforo Valdarfer. Intorno ai primi anni Ottanta il F., che aveva deciso di lavorare per proprio conto, si spostò a Venezia, dove erano attivi altri tipografi parmensi, fra i quali Simone Gabi, detto Simone Bevilacqua, e Matteo Capcasa. Non sappiamo con sicurezza se il F., prima di lavorare a Venezia, abbia svolto la sua attività anche a Treviso. Il Rhodes segnala, infatti, alcuni documenti che registrano un "Hannibal Foxius al presente stampador a Treviso" associato in Treviso, dopo il 20 febbr. 1483, col tipografo Bartolomeo Confalonieri, con Ludovico da Parma, "cartaro", e con lo stampatore Pellegrino Pasquali, ma non si hanno ulteriori testimonianze sulla produzione di questa compagnia e finora l'attività del F. è attestata solo per Venezia. Il panorama trevigiano era dominato dalla figura di Michele Manzolo, editore e stampatore parmense, anch'egli in contatto con il Confalonieri. Il nome del Manzolo compare nel colophon di un'edizione veneziana del 1481 dell'Opera di Prisciano (Indice generale degli incunaboli delle biblioteche italiane [IGI], n. 8051) quale finanziatore dell'impresa, mentre non vi è nominato il tipografo. La stessa opera, stampata nel settembre del 1485 (IGI, n. 8052), è il primo prodotto conosciuto a firma del F. ed è l'unico a riportare la sua marca tipografica, composta da un cerchio bianco su fondo rosso, attraversato nel centro da una doppia croce e caratterizzato da un punto bianco nella parte inferiore del cerchio.
Il colophon rivela che il F. non realizzò l'opera da solo, ma associato ad alcuni compagni. L'identificazione di questi ultimi è resa possibile da un secondo lavoro che la compagnia portò a termine a qualche giorno di distanza dal Prisciano, ossia la stampa delle Canzonette di Leonardo Giustinian (IGI, n. 4330), nel cui colophon sottoscrissero anche gli altri soci che erano i tipografi Marino Saraceno e Bartolomeo de Blavis; del secondo è nota, in particolare, la sua associazione, negli anni precedenti, con vari altri stampatori, specie con Andrea Torresano. A questa compagnia, formatasi con probabilità nell'anno 1485, è attribuita inoltre la stampa dell'opera poetica di Nicolò Lelio Cosmico, Canzoni (IGI, n. 3244), uscita senza note tipografiche.
Le tre opere prodotte da questa associazione di tipografi dimostrano l'integrazione nel mercato librario veneziano e l'attenzione a specifici ambienti: l'antologia del grammatico tardolatino Prisciano era divenuta dal sec. XIV una delle fonti della nuova letteratura latina coltivata da quanti facevano capo alla Cancelleria ducale; non a caso delle numerosissime edizioni di quest'opera della fine del '400, ben undici delle sedici conosciute furono stampate a Venezia. L'opera del Giustinian si ricollega sempre a tale ambito culturale, pur essendo, rispetto alla prima, un testo di svago che riscosse subito un grande successo di pubblico; nello stesso modo la stampa delle Canzoni del padovano Cosmico, che erano state curate dall'autore, era già giunta alla terza edizione.
Nell'anno seguente il F. e soci trovarono un finanziatore nel libraio editore Francesco de' Madi, figura imprenditoriale assai interessante, di cui si conserva presso la Biblioteca naz. Marciana di Venezia il "Zornale", o libro dei conti della sua bottega per gli anni 1484-88 (Mss. It., cl. XI, 45 [=7439]). Il de' Madi sostenne, e forse commissionò, in quel periodo molte imprese editoriali con più tipografi, spesso apponendo la propria marca tipografica. Essa appare ad esempio nell'edizione del Liber quatuor sententiarum di Pietro Lombardo (IGI, n. 7638), finita di stampare dal F. il 22 marzo 1486; due mesi dopo, il 31 maggio, uscivano, sempre a spese del de' Madi, le Quaestiones quodlibetales di Tommaso d'Aquino (IGI, n. 9566); dal colophon si apprende che la società era ora composta dal F. e da Marino Saraceno.
Un documento edito nel 1886 dal Predelli, testimonia il contratto con il quale il F. e Marino Saraceni si erano accordati, il 2 luglio 1486, col de' Madi per la stampa, a spese del libraio, della Summa di s. Antonino alle seguenti condizioni: i due tipografi avrebbero stampato 1700 esemplari, di cui la metà più 100 volumi spettava al de' Madi, che avrebbe fornito la carta e i caratteri. Per ragioni che non sono note, forse una disputa tra i due stampatori, la stampa non andò a termine, anzi la società si sciolse poiché, dalla fine del 1486 alla prima metà del 1488, il F. sottoscrisse da solo, non apponendo tuttavia mai la sua marca tipografica, sei edizioni di testi di grande diffusione e smercio, per la maggior parte legati a pratiche devozionali: l'Expositio Evangeliorum, redatta in volgare, di Simone da Cascia (IGI, n. 8995), apparsa il 30 dic. 1486; una raccolta di lettere, tradotte in italiano, di s. Eusebio da Cremona, s. Agostino e s. Cirillo sulla vita di s. Girolamo (IGI, n. 3743), uscita dall'officina del F. il 1° giugno 1487; infine le Epistolae et Evangelia (IGI, n. 3698), sempre in versione volgare, del settembre 1487. Delle altre tre edizioni che uscirono dalla bottega del F., due riguardano successi editoriali già ampiamente consolidati, come il Bueve de Hantone (IGI, n. 2220), versione in ottave italiane, uscito il 28 genn. 1487, e il Fior di virtù (IGI, n. 3948), apparsa il 26 giugno del 1488, undicesima stampa veneziana del fortunatissimo testo (49 edizioni solo per il XV secolo). La terza iniziativa editoriale, compiuta il 16 genn. 1487, rappresentava invece un'assoluta novità nel mercato librario: l'editio princeps del Viaggio al signor Uxum Cassam re di Persia (IGI, n. 3182), ossia la relazione di viaggio redatta dal patrizio veneziano, dalla vita avventurosa, Ambrogio Contarini, di cui si può supporre un ruolo di finanziatore nell'impresa. L'opera, redatta nel 1477, ebbe, in seguito alla stampa del F., numerose ristampe e fu tradotta in francese e in latino. Dopo la stampa del Fior di virtù del giugno del 1488 non si hanno più notizie del F. né si sono riscontrate testimonianze di altre sue produzioni, solo o associato con altri.
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