DURANTE, Annibale
Di origine fiamminga, fu attivo a Roma nella prima metà del XVII secolo come pittore, decoratore e doratore. Benché non si conoscano né la data di nascita né quella della morte, avvenuta presumibilmente a Roma, è tuttavia possibile ricostruire la sua attività sulla scorta di un discreto numero di documenti relativi alla sua opera. Una delle prime commissioni assegnategli dovette essere quella da parte dell'Arciconfraternita di S. Maria in Camposanto in Vaticano. Dall'amministrazione della chiesa, che, va ricordato, apparteneva alla nazione teutonica e fiamminga già dalla fine del Quattrocento (cfr. G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica…, XXI, pp. 163 s.) e che serviva anche alle sepolture dei cittadini di queste nazioni, il D. ricevette pagamenti il 3 marzo 1601 per l'esecuzione di quattro stendardi (Hoogewerff, 1913, p. 227); mentre il denaro ricevuto il 17 giugno 1610 gli fu versato per altri sei stendardi cardinalizi e per alcune piccole pitture sacre (ibid., pp. 227, 279, 320), tutte opere delle quali non esiste più traccia.
Il D. doveva dunque far parte di quella non piccola comunità di artisti fiamminghi formatasi a Roma alla fine del XVI secolo. Tra i contributi riscossi dall'Accademia di S. Luca, spesso attraverso Paul Brill in qualità di rappresentante fiammingo, figurano quelli ricevuti dal D. nel 1607, in cui viene detto "da Tor di Nona", nel 1609 e nel 1618, in cui figura tra i titolari di botteghe di doratura (Arch. d. Acc. di S. Luca, vol. II, ff. 127v, 128r; vol. XLII, ff. 35r, 37v, 140r, 142v).
Nell'evoluzione della sua carriera il D. fu probabilmente favorito dalla nomina ad architetto papale del connazionale Giovanni Vasanzio con cui doveva collaborare stabilmente; il D. trovò nella famiglia Borghese il suo principale committente, dapprima con incarichi di scarsa entità, successivamente con responsabilità crescenti. Seguendo i documenti relativi ai lavori nel palazzo papale sul Quirinale (Del Piazzo, 1973), è possibile ricostruire gli interventi del D. tra il 1613 ed il 1619-20 circa.
Nel 1613 è ricordato per lavori effettuati nella Gallerietta di Gregorio XIII, nel 1615 per delle pitture eseguite nell'appartamento del cardinal Borghese e per la doratura del soffitto di una camera accanto alla cappella verso il giardino; nel 1616 e nel 1617 per le dorature nella cappella Paolina e per gli affreschi con fregi e grottesche, recanti gli stemmi Borghese, degli sguinci delle finestre della sala Paolina (oggi detta dei Corazzieri), che il D. esegui sotto la direzione di Agostino Tassi (Briganti, 1962, p. 40). Infine, tra il 1618 e il 1620 il suo nome figura nei conti vistati dal Cavalier d'Arpino presentati dai pittori e dagli indoratori del palazzo. Successivamente il D. fu, sempre col Vasanzio, al servizio del nipote del papa, il card. Scipione Borghese, nella decorazione della villa di porta Pinciana in cui ebbe una parte di rilievo, tanto da avere sotto la sua direzione i pittori Bernardo Castelli, Gherardo Spini, Alessandro Turchi e Antonio Bassetti (Heilmann, 1973, p. 111; Schleier, 1983). Anche in questo caso i documenti di pagamento (Heilmann, 1973, pp. 150-157) ci soccorrono nell'individuare le sue opere anche quando esse siano andate perdute, come nel caso delle due figure entro nicchie, una Diana e una Ceres, dipinte dal D. intorno al 1613 nel giardino retrostante la villa, sulle pareti confinanti con i giardini segreti. Nello stesso anno è ricordato per aver dipinto diverse porte e finestre "finte" nella palazzina e per le dorature delle cornici da incassare nel muro del gran salone (ibid., p. 110).
Al novembre del 1616 si data il programma generale del suo intervento, per cui percepi regolari pagamenti. Esso comprendeva gli affreschi nelle lunette della loggia d'ingresso raffiguranti le personificazioni dei cinque continenti, la decorazione della scala a chiocciola interna alla palazzina, alcuni medaglioni a chiaroscuro, forse scomparsi nei rifacimenti sotto Marcantonio Borghese, una apertura illusionistica nel soffitto di una stanza dell'edificio con putti sporgenti da un parapetto. Al piano nobile del casino sono inoltre di sua mano le grottesche degli sguinci delle finestre e il fregio decorante le due stanze dei camino; prima del 1624-25, data dell'affresco raffigurante il Banchetto degli Dei di G. Lanfranco, il D. affrescò con le figurazioni dei Venti la loggia detta appunto "dei Venti" (Heilmann, 1973, p. 111). Un altro contributo del D. alla decorazione degli edifici di villa Borghese furono gli affreschi, a motivi fioreali ed uccelli, nell'uccelliera, eseguiti verso il 1617 e alcune pitture nell'edificio oggi detto casino dell'Orologio. Il D. fu anche uno dei principali fornitori di cornici dorate per molti quadri della collezione Borghese, oggi in gran parte riuniti nella galleria stessa.
Tra queste (elenco completo in Della Pergola, 1955.1959) spiccano quelle per i quattro tondi di Francesco Albani, quella per la Sibilla del Domenichino, quella per il Cristo tra angeli di Taddeo Zuccari.
Ancora al seguito del Vasanzio, intorno al 1618, il D. prese parte alla decorazione di un'altra proprietà di Scipione Borghese, il casale della Cecchignola (Mandl, 1938). Al piano nobile dell'edificio decorò i soffitti con motivi fioreali e grottesche, inserendovi i draghi e le aquile dello stemma Borghese e diversi piccoli quadri di paesaggio, secondo l'insegnamento di P. Brill e A. Tassi con i quali, si è detto, egli fu a contatto. Non è da escludere che il D. possa aver avuto qualche incarico negli altri possedimenti Borghese nei quali fu impegnato il Vasanzio, vale a dire l'attuale palazzo Pallavicini-Rospigliosi al Quirinale, la villa Mondragone di Frascati e il palazzo Borghese di Artena.
Nel settimo libro dei decreti della citata Arciconfraternita, tra i partecipanti alle riunioni dei fiamminghi in S. Giuliano viene menzionato più volte, all'anno 1669, un Balduino Durante che lo Hoogewerff (1913, p. 491 n. 1) suggerisce essere figlio di Annibale.
Fonti e Bibl.: G. J. Hoogewerff, Bescheiden in Italie omtrent nederlandsche kunstenaars en geleerden, II, 'SGravenhage 1913, pp. 227, 279, 320, 491; P. G. Mandl, Jan Van Santen in Artena und Cecchignola, in Mededelingen von het NederlanschInstituute Rome, VIII (1938), p. 136 n. 3; P. Della Pergola, Galleria Borghese. I dipinti, I-II, Roma 1955.1959, ad Indices; G. Briganti, Il palazzo delQuirinale, Roma 1962, p. 40; M. Del Piazzo, in Ilpalazzo del Quirinale, Roma 1973, pp. 250, 252-255e passim; C. H. Heilmann, Die Entstehungsgeschichte der Villa Borghese in Rom, in MünchnerJahrbuch der bildenden Kunst, XXIV (1973), 3, pp. 110-113, 149-152, 157; E. Schleier, Disegni diGiovanni Lanfranco … (catal.), Firenze 1983, pp. 108 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, X, p. 209.
S. P. Fox