CARRACCI, Annibale
Figlio di Antonio, nacque a Bologna nel 1560 (fu battezzato il 3 novembre); era fratello minore di Agostino. Secondo il Malvasia (Felsina pittrice, Bologna 1678, I) e altre fonti, avrebbe iniziato la sua carriera artistica nella bottega del cugino Ludovico. La sua prima attività va ricostruita in base alle opere rimaste. Alcuni quadri di genere e ritratti suggeriscono rapporti con Bartolomeo Passarotti con cui è probabile che il C. abbia studiato per breve tempo alla fine dell'ottavo decennio del secolo: La bottega del macellaio (circa 1582-83: Oxford, Christ Church; altra versione nella collezione D. Gordon a Haddo House, Aberdeenshire); Ilmangiafagiuoli (circa del 1583-1584: Roma, Galleria Colonna); ritratto di Giacomo Turrini (1585:Oxford, Christ Church). Anche il primo dipinto del C. di soggetto religioso, la Crocifissione del 1583 in S. Maria della Carità a Bologna, è ricollegabile all'opera del Passarotti. Ma dipinti datati 1585(Battesimo di Cristo in S. Gregorio a Bologna e Pietà nella Galleria naz. di Parma) mostrano influssi del Barocci e del Correggio implicando un viaggio del C. a Parma nel 1584-85. è pure possibile che in quel periodo sia passato anche per Firenze, Venezia e Mantova.
Fino al 1595 fupredominante sul C. l'influsso della pittura veneziana, e specialmente del Veronese, del Tintoretto e del Bassano: la Madonna di s. Matteo del 1588(Dresda, Pinacoteca) è così pienamente dipendente dal Veronese nella fattura, nel colore e nella composizione, da presupporre un soggiorno a Venezia nel 1587-88.Sono esemplari di questa fase: Venere, un satiro, e due amorini (circa 1588:Firenze, Uffizi); Venere e Adone (circa 1588-89: Madrid, Prado); Assunzione della Vergine (1592: Bologna, Pinacoteca nazionale); Madonna con s. Luca e s. Caterina (1592: Parigi, Louvre); Madonna con Bambino, s. Giovanni Evangelista e s. Caterina (1593: Bologna, Pinacoteca nazionale); Elemosina di s. Rocco (1594-95: Dresda, Pinacoteca).
Su invito del cardinale Odoardo Farnese, il C., con il fratello Agostino, soggiornò a Roma per pochi mesi tra la fine del 1594 e l'inizio del 1595. Probabilmente nel settembre o nell'ottobre del 1595 il C. lasciò definitivamente Bologna per Roma, dove si installò in palazzo Farnese. Qui la sua prima impresa di rilievo fu la decorazione del "camerino" (circa 1595 - circa 1597) con rappresentazioni allegoriche delle Virtù di Odoardo Farnese.Questi affreschi e il dipinto a olio che fu collocato al centro del soffitto (Ercole al bivio, ora a Napoli, Museo di Capodimonte) sono ancora in gran parte di stile emiliano-veneto, nonostante la presenza di nuovi spunti tratti dalla scultura antica oltre che da Michelangelo e Raffaello. Questi motivi sopraffanno il colorismo settentrionale, pur non eliminandolo del tutto, nell'opera più celebre del C., gli affreschi della volta della galleria Farnese.
Il lavoro, che raffigura il dominio universale dell'Amore, ebbe inizio probabilmente intorno al 1597, ed era terminato, a quanto pare, nel 1600. Due scene della volta sono di Agostino. Gli affreschi delle pareti, eseguiti con larga partecipazione di aiuti (il Domenichino, G. Lanfranco, S. Badalocchio e Antonio Carracci), furono probabilmente dipinti attorno al 1602-04: raffigurano L'Amore sensuale dominato dalla Virtù, con particolare allusione alle virtù della famiglia Farnese. In generale lo stile romano del C. è caratterizzato da grande monumentalità, disegno nitido, solidità compositiva, idealità di forme. Fra il 1595 e il 1605 il C. eseguì altri importanti dipinti: Incoronazione della Vergine (circa 1596: New York, Metropolitan Museum); Nascita della Vergine (circa 1598-99: Parigi, Louvre); Pietà (circa 1599-1600: Napoli, Museo di Capodimonte); Le tre Marie al sepolcro (circa 1600: Leningrado, Ermitage); Assunzione della Vergine (circa 1600-01: Roma, S. Maria del Popolo); Pietà (1602/03-1607: Parigi, Louvre). Il C., dopo aver lasciato Bologna, non si dedicò più alla pittura di genere, per quanto sia possibile che alcuni suoi disegni per le famose e importanti rappresentazioni dei mestieri (cfr. Le arti di Bologna, incisioni di S. Guillain, pubblicate a Roma nel 1646), una serie probabilmente iniziata negli ultimi anni del nono decennio, fossero eseguiti a Roma. Tuttavia pare che abbia continuato a fare disegni caricaturali: anzi, stando alle fonti letterarie, fu l'inventore (probabilmente negli anni Novanta) della moderna caricatura; ma si conoscono solo due caricature a lui attribuibili (Louvre e castello di Windsor).
Durante tutta la sua carriera il C. dipinse paesaggi. I più antichi rivelano soprattutto l'influsso di Nicolò dell'Abate e della pittura paesistica veneziana; a Roma creò un tipo di paesaggio monumentale, rigorosamente costruito, che in seguito doveva costituire il punto di partenza per i "paesaggi ideali" di artisti quali il Domenichino, il Poussin e Claude Lorrain. Si citano ad esempio: la Caccia e la Pesca (circa 1587-88: Parigi, Louvre); Paesaggio fluviale (circa 1589-90: Washington, National Gallery); Paesaggio con un ponte (circa 1593: Berlino-Dahlem, Museo); Paesaggio con il sacrificio d'Isacco (circa 1599: Parigi, Louvre); sei lunette con Storie sacre ambientate in paesaggi (dopo il 1603: Roma, Galleria Doria-Pamphili).
Nei vari periodi della sua attività artistica, il C. eseguì anche acqueforti (la più famosa è il Cristo di Caprarola dell'anno 1597) e, nei suoi primi anni romani, fece incisioni su argento. Ma, in complesso, la sua produzione incisoria è quantitativamente limitata: ciò non toglie che egli sia stato uno dei più validi pittori-incisori del tardo Cinquecento.
Il C. era di temperamento melanconico ed ebbe seri disturbi mentali intorno al 1605 dovuti, secondo i biografi, al compenso inaspettatamente scarso (500 scudi) ricevuto per gli affreschi della galleria Farnese.
Nel marzo 1605 si ammalò gravemente, e sembra non si sia ristabilito tanto da poter riprendere a lavorare sul serio. Lasciò Palazzo Farnese nel 1606, quando viveva nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina a Roma. Nei suoi ultimi anni, gran parte delle opere della sua bottega furono eseguite da aiuti, talora su suoi disegni; le più importanti sono gli affreschi, ora dispersi, della cappella Herrera in S. Giacomo degli Spagnoli in Roma, eseguiti dal 1604 al 1607, soprattutto dall'Albani con l'aiuto del Lanfranco e del Badalocchio. Dal 1595 in poi il C. si allontanò da Roma solo due volte: per breve tempo nel 1602, quando andò in Emilia, probabilmente per il funerale di Agostino; e all'inizio dell'estate del 1609, quando, in compagnia del pittore B. Aloisi, fece un breve viaggio a Napoli, che riuscì dannoso alla sua salute.
Morì a Roma il 15 luglio 1609, e fu sepolto nel Pantheon secondo il suo desiderio.
Sul piano storico, il C. è il più importante della famiglia. L'influsso del suo stile romano e della sua scuola romana, che continuò e sviluppò la tradizione di Raffaello, è stato molto importante e si è protratto per due secoli oltre la sua morte.
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