CECCANO, Annibaldo da
Secondo figlio di Landolfo (II) di Giovanni (I), viene ricordato per la prima volta, il 1264, nel testamento del padre, che gli destina la terza parte di Ceccano, di Carpineto, e di Amara, mentre gli lascia per intero Giuliano, Monteacuto, Maenza, Roccagorga, Asprano. È assai probabile che egli sia subentrato al padre anche nei diritti su Sezze, e che ne abbia ricevuto la conferma da parte della Sede apostolica; tuttavia, in seguito ne fu privato da questa - forse già all'epoca di Clemente IV - a causa dell'appoggio da lui fornito, contro Carlo d'Angiò, alle forze filosveve e ghibelline del Lazio meridionale. La sanzione pontificia non sembra però aver avuto ripercussioni negative sui rapporti tra il C. e il Comune setino, che si mantennero buoni, anzi, a giudicare dalle apparenze, più che amichevoli: il 17 apr. 1268, a Sezze, Annibaldo prestò giuramento di cittadinanza, e il Consiglio generale del Comune gli consentì, in quell'occasione, di compiere lavori in località detta Zanneto.
Dopo il 1270, per tutto l'ultimo trentennio del secolo, il C. e la parte da lui capeggiata si presentarono come i più forti antagonisti degli Annibaldi a Terracina, dove cercarono di costituirsi un caposaldo e una base per le loro lotte familiari e politiche. Nel 1274 il C. venne eletto podestà della città laziale: con lui si schierò la minore nobiltà - i Valeri, i Sanguini, i Davini -, mentre la fazione degli Annibaldi era sostenuta dall'alta nobiltà con a capo i Pirunti, che si appoggiavano al popolo. Nella tumultuosa vita politica di Terracina il C. era ancora attivo nel 1284, allorché una duplice elezione podestarile vide la città divisa in due opposte fazioni, una delle quali capeggiata dai Ceccano. Il C. fu dunque espressione del nuovo indirizzo politico seguito dalla sua famiglia nella seconda metà del sec. XIII, indirizzo che si era già delineato ai tempi di Giovanni (I) e che si fa palese e irreversibile con l'elezione di papa Urbano IV e il sistema politico che poggia sull'alleanza tra il Papato e Carlo d'Angiò e tende ad isolare e sottomettere le antiche famiglie feudali della Campagna e Marittima. L'elezione del C. a podestà di Anagni deve essere fatta risalire al 1280 secondo il Falco, che la interpreta come un elemento della opposizione antipapale della famiglia. Di Anagni, podestà come il C., Orlando da Montelongo, Giovanni Colonna, Mattia e Adinolfo de Papa, fecero infatti la loro base per assalire Frosinone e combattere i Caetani.
Non abbiamo ulteriori dati sull'attività pubblica del C.; la sua morte avvenne tra il 30 genn. 1298, data del suo testamento, e il giugno 1310, data in cui viene ricordato come defunto.
Aveva sposato una Maria, di cui ignoriamo il casato, e da lei aveva avuto tre figli maschi - Tomasio (I), Giovanni (III) iuniore, e Berardo (II), che sposò Perna Stefaneschi e testò il 31 luglio 1298 -, e cinque figlie: Mactaleona, Ramizia, Florolinda, Tomasia, Rogasia. Solo Mactaleona, le cui figlie figurano infatti tra gli eredi del C., era già morta quando suo padre redasse, il 30 genn. 1298, il testamento.
Dei fratelli del C. si ricorda qui Guglielmo, che, destinato alla carriera ecclesiastica, nel 1254 viene raccomandato dal pontefice Innocenzo IV per alcuni benefici ecclesiastici in Scozia. Cappellano papale nel 1294, non fece una brillante carriera di Curia, per quanto fosse nipote del potente cardinale Riccardo Annibaldi: il fatto deve essere messo con ogni probabilità in relazione con l'atteggiamento assunto dal C. e dalla sua stessa famiglia nell'ultimo trentennio del secolo nei confronti della politica perseguita dai papi nella Campagna e Marittima. La notizia fornita dal Sindici e ripresa dal Caetani (Caietanorum genealogia, tav. LXVI), secondo la quale Guglielmo sarebbe stato nominato rettore di Terracina nel 1299, è errata, e si fonda su di una cattiva interpretazione di una lettera di papa Bonifacio VIII del 28 giugno 1300, con la quale il pontefice si riservava i diritti feudali sui castelli di Maenza, di Monteacuto e di Santo Stefano de Valle. Un altro fratello del C., Riccardo, anch'egli cappellano papale, fu invece rettore di Terracina nel 1285.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Colonna, I-3, XXIV-22, LI-26, LVI-6, LXII-8, XCIV-9; Ibid., Miscell. III. AA. 95 n. 74; Les registres d'Innocent IV (1243-1254)..., a cura di E. Berger, Paris 1884-1921, n. 7699; Les registres de Boniface VIII (1294-1303)..., a cura di G. Digard, M. Faucon-A. Thomas-R. Fawtier, Paris 1884-1935, nn. 2850 bis, 3418, 3898; Les registres de Nicolas IV (1288-1292)..., a cura di E. Langlois, Paris 1886-1893, nn. 6996, 6997; P. Pressutti, Regesta Honorii papae III, I, Romae 1888, pp. LXXXVII-LXXXIX; Regesta chartarum. Regesti dellepergamene dell'Arch. Caetani, a cura di G. Caetani, I, Perugia 1922, p. 56; II, ibid. 1923, p. 95; Varia. Raccolta delle carte più antiche dell'Arch. Caetani, a cura di G. Caetani, Città del Vaticano 1936, pp. 10 s.; M. Sindici, Ceccano. L'antica Fabrateria, Roma 1893, pp. 144-150 (pp. 144-148: testamento del padre del C.); F. Gregorovius, Storia della città di Roma nelMedio Evo, III, Roma 1901, pp. 108, 119, 414 ss., 418; G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, tavv. LXVI-LXVII; G. Falco, I Comuni della Campagna e Marittima nel Medio Evo, in Arch. della Soc. rom. di storia patria, XLVII (1924), pp. 139, 166; XLVIII (1925), pp. 8, 60 ss., 63, 66; XLIX (1926), pp. 129, 170; A. Paravicini Bagliani, Cardinali di Curia e "familiae" cardinalizie dal 1227 al 1254, I, Padova 1972, p. 142; M. Dykmans, Le cardinal Annibal de Ceccano (vers 1282-1350). Etude biogr. ettestament du 17 juin 1348, in Bull. de l'Institut histor. belge deRome, XLIII (1973), pp. 148 s., 174, 314.