ANNIBALDI
. Famiglia romana, avente la sua base, come altre, sui confini dello Stato della Chiesa e del regno di Napoli. Essa s'affaccia alla storia quando scompare la potente famiglia dei conti Tuscolani, e sembra succederle nella fortuna come nei luoghi di dominio: ciò che potrebbe avvalorare l'ipotesi d'una parentela. Il dominio principale degli A. era infatti tra Rocca di Papa e Rocca Priora, stendendosi fino a Borghetto da una parte e dall'altra, per qualche tempo almeno, ai passi dell'Algido e del Lariano. Dominava quindi la via Latina e i passi per cui si va alla Marittima e Campagna, e trovava il suo centro in quel castello della Molara, che diede il nome a un ramo della famiglia e che derivava la sua importanza dall'essere un punto strategico sulla via che congiunge Napoli a Roma: via sulla quale gli A. avevano un avamposto nel ramo dominante a Ceccano.
L'apogeo del castello della Molara coincide, anzi, con quello della famiglia che lo deteneva, circa alla metà del secolo XIII, quando le sue mura, nel termine d'un ventennio, vedono successivamente un papa e un re, Innocenzo IV (1254) e Carlo d'Angiò (1266), San Tommaso d'Aquino, amico ed affine della famiglia A. (una nepote del santo aveva sposato un A. del ramo di Ceccano), e dei suoi membri più illustri in quel tempo: i due cardinali Riccardo e Annibaldo. Riccardo (morto nel 1276) è, anzi, la figura centrale della famiglia. Consanguineo dei due papi della famiglia Conti, Gregorio IX che lo aveva creato e Alessandro IV che ne accrebbe le fortune, rettore della Campagna e Marittima, legato in Toscana e poi a Napoli per incoronare l'Angioino, egli ebbe parte preponderante nella politica del papato, fu capo-partito nel collegio cardinalizio e, nel conclave che seguì la morte di Clemente IV, sperò per un momento di conquistare la tiara. Appartiene a questo tempo la espansione massima del dominio degli A.: dal centro del vecchio Lazio, esso non solo scende verso la Marittima, a Sermoneta e Bassiano, ma traversa il Tevere e si spinge nella Tuscia Romana, dove risulta che Campagnano giurava fedeltà e vassallaggio proprio al nominato card. Riccardo. In Roma stessa, gli A. erano asserragliati fra il Colosseo e la Torre delle Milizie, cioè nella parte della città orientata verso le porte e le strade che la congiungono con la Marittima e la Campagna. Dopo d'allora, toccato il culmine, la fortuna della fmmiglia A. lentamente decade, mentre, con l'appoggio d'un altro papa, Bonifazio VIII, ascende quella dei Caetani, che ne prendono il posto a Sermoneta e a Bassiano come a Roma, nella Torre delle Milizie.
Pure, ancora per tutto il sec. XIV, troviamo gli A. nelle alte magistrature romane: a cominciare da quel Riccardo de Coliseo che fu senatore l'anno del Giubileo 1300, fino a quel Nicola dominus Molarie, che fu senatore nel 1346 e morì l'anno appresso a porta S. Lorenzo, combattendo contro Cola di Rienzo. Come nell'ascensione, così nella decadenza, la fortuna degli A. sembra segnata e seguita da quella del castello della Molara che, nel 1463, Pio II indicava già nei suoi Commentarî come "deserto". A ogni modo, con più modeste fortune, la famiglia continuò fino al secolo XVIII, ed è citata nella bolla benedettina (1746). Non va omesso, in ultimo, che alla stirpe degli A. apparteneva pure quel cardinale Pietro che dalla madre assunse il nome e lo stemma degli Stefaneschi (morto nel 1417), come si può vedere dal sepolcro che di lui si ammira nella chiesa di S. Maria in Trastevere.
Arma: di rosso alla gemella d'argento accompagnata in capo da due leoni controrampanti d'oro, ed in punta da sei besanti d'argento.
Bibl.: F. Savio, Gli Annibaldi in Roma nel secolo XIII, in Studi e doc. di storia e diritto, XI (1896), p. 355; T. Amayden, Famiglie Romane, ed. Bertini, I, Roma 1915, p. 61; Tomassetti, La Campagna romana, IV, Roma 1926, passim; Passeri, Lo statuto di Campagnano del secolo XIII, in Arch. d. Soc. Rom. di Storia patria, XIV (1891), p. 5; G. Caetani, Domus caietana, Sancasciano 1927, I, pp. 122, 146; II, p. 197 ecc.; G. Falco, I comuni della Campagna e della Marittima nel Medioevo, in Arch. Soc. Rom. di storia patria, XLVII (1924), pp. 138 segg. Per i cardinali di casa Annibaldi, cfr. Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, III, pp. 387-90.