ANNA (ebraico femm. Ḥannāh "grazia" masch. Ḥānān; i Settanta, Nuovo Testamento, Giuseppe Flavio femm. "Αννα; masch. 'Ανάν, "Αννας, "Ανανος)
Nome di uomo e di donna della storia biblica ed evangelica; i principali personaggi che lo portarono sono i seguenti:
1. La madre del profeta Samuele (I Re [Samuele], I, 1 segg.), Essa e Fenenna (ebr. Púninnāh) erano mogli di Elcana; la prima era sterile, mentre la seconda aveva figli e perciò scherniva l'altra. A. allora fece voto a Jahvé nel santuario in Silo che, se avesse avuto un figlio, lo avrebbe consacrato al servizio divino e gli avrebbe imposto l'obbligo del nazireato (v.). Il suo voto fu esaudito; perciò al figlio che ebbe impose il nome di Samuele ("esaudito di Dio"), e lo consacrò al servizio divino recandolo al santuario in Silo presso il gran sacerdote Eli. (Per il cantico in I Re [Sam.], II, i segg., attribuito ad A. in occasione dell'esaudimento del suo voto, v. bibbia).
2. La moglie di Tobia padre, e madre di Tobia (v.) figlio (Tobia, I, 9 segg.).
3. La moglie di Raguel parente di Tobia, e madre di Sara sposata da Tobia figlio (Tobia, VII, 2 segg.). Nei Settanta è chiamata "Εδνα (Edna).
4. Anna figlia di Fanuel della tribù d'Aser, profetessa che rende testimonianza a Gesù bambino presentato nel tempio (Luca, II, 36 segg.).
5. Anna moglie di Gioacchino e madre di Maria Vergine. Questo personaggio fa parte del racconto sulla Vergine che ci è conservato dall'apocrifo intitolato Protevangelo di Giacomo e da altri apocrifi che dipendono da questo. Il racconto, insieme col Protevangelo, ebbe vastissima diffusione nella Chiesa orientale. La Chiesa occidentale ha sempre considerato come apocrifo il Protevangelo, che fu anche condannato da papa Innocenzo I; ma il racconto riguardante Anna fu poi accolto come frutto di venerabile e antica tradizione, indipendente dal Protevangelo, e il culto della santa, avversato ancora nel sec. XI (cfr. S. Pier Damiani, Sermo III in Nativitate), riconosciuto nel martirologio romano, fu confermato da papa Urbano VI nel 1378 e da papa Gregorio XIII nel 1584. Data della festa il 26 luglio (cfr. anche Dante, Paradiso, XXXII, v. 133 segg.).
6. Anna, figlio di Seth, il sommo sacerdote giudeo insediato da Quirino verso il 4-6 d. C. e che durò in carica fin verso il 15. La tradizione evangelica lo affianca a suo genero Caifas nel processo di Gesù. Luca, III, 2, pone simultaneamente come sommi sacerdoti, all'inizio della storia evangelica, Anna e Caifas; Giovanni, XVIII, 12 segg., fa svolgere l'interrogatorio notturno di Gesù e il rinnegamento di Pietro in casa di Anna; gli Atti degli Apostoli, IV, 6, gli fanno presiedere come sommo sacerdote il sinedrio nel cosiddetto primo processo degli apostoli. Invece da Flavio Giuseppe appare che dal 18 al 36 d. C. fu sommo sacerdote Giuseppe Caifas; e l'intervento di Anna nel processo sarebbe tutto contrario al diritto giudaico. Per la soluzione di queste difficoltà, cfr. i commentarî dei Vangeli e degli Atti ai passi citati. Anna visse fino a tardissima età, e vide esaltati successivamente al sommo sacerdozio cinque suoi figli (cfr. Giuseppe Flavio, Antiq. Iud., XVIII, 2,1-2; XX, 9, 1).
7. Anna, chiamato pur esso "Ανανος da Flavio Giuseppe, il minore dei figli del precedente. Eletto sommo sacerdote, nel 62 d. C., fece arbitrariamente lapidare Giacomo "fratello del Signore" (v.), capo della chiesa di Gerusalemme e perciò venne deposto dalla carica da Albino procuratore di Giudea (Flavio Giuseppe, Antiq. Iud., XX, 9, 1).
Antichità classica. - Questo nome non rimase ignoto alla grecità alessandrina, con cui naturalmente nulla ha che fare quello della divinità romana Anna Perenna: è pura fantasia di eruditi il racconto di Ovidio (Fasti, III, 545 segg.) e di Silio Italico (VIII, 50 segg.) che Anna cartaginese, cacciata di patria da Iarba, dopo vario peregrinare, venisse nel Lazio e, morta nel fiume Numìco, avesse onori divini. Anna cartaginese si riconnette col culto della fenicia Astarte (Preller-Jordan, Römische Mythologie, II, Berlino 1883, p. 313, 1). Nevio nel Bellum Punicum parlava di lei come di sorella della regina Didone (Servio, Ad Aen., IV, v. 9): in che modo, non sappiamo. Né si può dire con assoluta certezza, se già egli trasformò eroticamente la vecchia leggenda di Didone vittima della sua fedeltà alla memoria del marito Sicarba. Varrone, affermando che non Didone, ma Anna si uccise per amore di Enea (Servio, Ad Aen., IV, v. 682), sembra voler correggere con la tradizione storica una invenzione poetica, la quale probabilmente è di Nevio (R. Heinze, Vergils epische Technik, 3ª edizione, Lipsia 1915, p. 115, 1). Anna nella poesia è delicata creazione virgiliana a fianco di Didone: foggiata più assai sul tipo della nutrice del dramma greco che della Calciope di Apollonio Rodio, sorella di Medea, ma non confidente; e pur tuttavia diversa anche dalla nutrice, in quanto che, non è soltanto confidente, ma è pure sorella e soprattutto anima gemella (unanima soror) di Didone, e però, come tale, essa serve mirabilmente al drammatico e al patetico virgiliano; né ha certe volgarità che talora troviamo nelle figure di nutrice della tragedia. Anche all'arte figurata non sembra essere estranea la figura di Anna accanto alla dolorosa Didone, quale si vede in una pittura parietale campana (W. Helbig, Wandgemälde, n. 1381 b).
Bibl.: Sui personaggi biblici, si vedano i commenti ai singoli libri; sull'Anna virgiliana, oltre Heinze, op. cit., p. 126 segg.; H. W. Prescott, The Development of Virgil's Art, Chicago 1927; sull'Anna di Varrone, H. Dessau, in Hermes, XLIX (1914), e di contro W. A. Bachrens, in Hermes, L 1915.