SERRA, Anna
– Nacque a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, il 2 ottobre 1894 da una famiglia di maestri. Il padre, Baldassarre, e la madre, Luigia Bompani, erano insegnanti elementari, e maestra fu anche la sorella maggiore, Maria Chiara, fortemente impegnata nella scuola bolognese anche come direttrice didattica negli anni del Ventennio.
Anna Serra frequentò la Scuola normale femminile Laura Bassi di Bologna, fucina della formazione magistrale bolognese, dove conseguì la licenza il 24 giugno 1915. Nell’anno successivo si iscrisse al Corso di perfezionamento per i licenziati dalle Scuole normali – detto Scuola pedagogica – di Bologna, che offriva una formazione biennale presso la facoltà di lettere per conseguire il titolo di direttrice didattica e permetteva agli insegnanti una possibilità di carriera. Lì ebbe come docenti illustri esponenti della scena culturale e accademica italiana quali Giuseppe Michele Ferrari, Giulio Cesare Ferrari e Giuseppe Tarozzi, rispettivamente professori di pedagogia, psicologia sperimentale, filosofia morale. La formazione universitaria ricevuta contribuì a rafforzare la sua identità professionale in una direzione non allineata al neoidealismo gentiliano, allora imperante in Italia, ma certamente non condivisa da questi docenti. Si diplomò presso la Scuola pedagogica il 24 novembre 1923 con il massimo dei voti e la lode, con una tesi sulla letteratura per l’infanzia dal titolo La letteratura infantile italiana, argomento e passione destinati poi a occupare larga parte della sua vita professionale.
Conseguì inoltre il diploma di abilitazione all’insegnamento della calligrafia e quello di maestra dei giardini d’infanzia, per poi cominciare a insegnare nelle scuole elementari della provincia di Bologna, conoscendo così le difficoltà di una professione ‘al femminile’ quale strumento di emancipazione e di conquista di spazi di autonomia, fino a diventare maestra di ruolo nel Comune di Bologna nel 1918.
Negli anni Venti aderì alla sezione locale del Gruppo di azione per le scuole elementari, associazione magistrale di area moderata fortemente impegnata nel rinnovamento della scuola ‘dal basso’, a Bologna diretto dalla professoressa Gilda Chiari Allegretti, docente presso l’istituto magistrale Laura Bassi e prima donna in Italia a ottenere la libera docenza in pedagogia, proprio a Bologna. In quel periodo Serra approfondì il tema della letteratura per l’infanzia sia curando per il Comune di Bologna l’avvio della Biblioteca dei ragazzi, sia diventando referente della sezione della letteratura per l’infanzia della Biblioteca pedagogica dei maestri elementari di Bologna, sia dedicandosi alla stesura di novelle, romanzi e racconti per l’infanzia, editi da case editrici locali e poi dalla SEI di Torino (La vecchina che filava la crusca, 1926) e da La Scuola di Brescia (Fra gli umili, 1934; La storia del coniglio bianco ed altri racconti, 1938), di grande rilievo nazionale ed espressione del mondo cattolico.
Proprio in quegli anni Serra entrò in contatto con Armida Barelli, fondatrice della Gioventù femminile di Azione Cattolica, accettando l’incarico di presidente diocesano della Gioventù femminile di Bologna e consigliera regionale del movimento dal 1921 al 1928. Erano gli anni del fascismo, anni in cui Serra maturò una posizione di fermo dissenso che la espose a persecuzioni e a perquisizioni domiciliari, condivise con la sorella Maria Chiara, animatrice delle istituzioni scolastiche e assistenziali della città di Bologna.
Cessata la seconda guerra mondiale Anna Serra riprese con vigore l’impegno sociale e politico, accettando ruoli di maggiore visibilità. Nel 1946 fondò la sezione locale dell’Associazione italiana dei maestri cattolici (AIMC), di cui divenne responsabile regionale e consigliera nazionale, sostenendo la nascita a Bologna della facoltà di Magistero, necessaria per permettere più agevolmente l’istruzione superiore alla classe magistrale, fino ad allora costretta a recarsi a Firenze. Nel 1948 entrò inoltre nel Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e nel 1950 fu membro attivo del Centro didattico nazionale per la scuola materna, che diresse fino al 1956, pubblicando un libretto sul metodo Montessori (Il metodo Montessori, Brescia 1952) e proseguendo nella stesura di romanzi e novelle per bambini e bambine (Lavori di bimba, Brescia 1953; Rosella, Brescia 1954).
Contemporaneamente fu esponente di punta della Democrazia cristiana (DC) di Bologna e consigliera comunale di opposizione nel Consiglio comunale, tra le prime donne democraticamente elette nel 1946, proseguendo nell’incarico fino al 1960. In questo ruolo partecipò con vigore ai dibattiti sulla politica scolastica cittadina, in anni particolarmente dinamici, caratterizzati dalla forte espansione del sistema scolastico, delle istituzioni integrative della scuola e delle scuole materne comunali, sempre in un clima di accesa ma costruttiva dialettica con la giunta comunista retta da Giuseppe Dozza.
Il 27 luglio 1955 il Consiglio comunale di Bologna, in occasione del decimo anniversario del diritto di voto alle donne, le consegnò la medaglia d’oro, essendo una delle prime consigliere bolognesi elette, nonché espressione del mondo cattolico bolognese ‘al femminile’ dagli anni del fascismo, della Resistenza e della rinascita del secondo dopoguerra. Morì a Bologna il 3 aprile 1974.
Fu commemorata da più voci nel Consiglio comunale bolognese per le sue doti di maestra e consigliera esperta della scuola e per la fiera autonomia di pensiero sempre manifestata, ricordata da Giancarlo Tesini come colei che «fu, in un certo senso, precursore nel nostro consiglio comunale, all’interno del gruppo della Democrazia Cristiana di una svolta che la DC impresse nella sua azione nel 1956 con Giuseppe Dossetti, quando appunto noi affermammo un diverso modo di intendere, in termini critici sì, ma più costruttivi, il ruolo della minoranza» (Bologna, Archivio storico comunale, Verbali del Consiglio comunale di Bologna, 24 aprile 1974: Commemorazione di Giancarlo Tesini).
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio storico dell’Università, Corso di perfezionamento per i licenziati dalle Scuole normali, f. 3089; Archivio storico del Comune, Personale cessato, f. 3335.
M. D’Ascenzo, La Scuola pedagogica di Bologna, in Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche, 2003, n. 10, pp. 201-242; Ead., Dagli esordi al ’68, in Da Magistero a Scienze della formazione. Cinquant’anni di una Facoltà innovativa dell’Ateneo bolognese, a cura di F. Frabboni et al., Bologna 2006, pp. 37-107; Ead., Tra centro e periferia. La scuola elementare a Bologna dalla Daneo-Credaro all’avocazione statale (1911-1933), Bologna 2006, p. 269; Ead., Le scuole dell’infanzia del Comune di Bologna e lo sviluppo del metodo Montessori nel secondo dopoguerra, in Infanzia, 2010, n. 4, pp. 270-273; Ead., S. A., in Dizionario biografico dell’educazione, a cura di G. Chiosso - R. Sani, II, Milano 2013, p. 506; per la scheda in Iperbole. La rete civica di Bologna, si veda: http:// www.comune.bologna.it/storiaamministrativa/people/detail/36609 (6 febbraio 2018).