FUAZZA (Fuaza, Foazza, Foassa, Fuassa), Anna Matilde (Anna Metilde)
Nacque a Vercelli nel 1604, o negli anni immediatamente precedenti, da Bartolomea Odati, oppure Odotti, mentre non si conosce il nome di battesimo del padre. Nel 1620 la F. risulta ventiquattresima e ultima nell'elenco delle monache professe del monastero cittadino delle domenicane di S. Margherita: vi era quindi entrata di recente dal momento che la regola prevedeva che, negli atti ufficiali, l'elencazione delle religiose avvenisse in ordine di anzianità di professione.
Con il nome di suor Anna Matilde (o Metilde), la F. è registrata negli atti notarili del convento per gli anni che vanno dal 1626 al 1671. Sul frontespizio dell'unica sua opera a stampa pervenutaci (1652) è viceversa citata come Anna Maria Emilia Matilde Fuaza, mentre come Anna Maria Emilia Amedea Foazza la troviamo nella seconda edizione (1663) dello stesso volume
Ignoto resta il suo nome al secolo. È ipotizzabile, dal suo stesso volume citato, che si chiamasse Ippolita Anna Matilde: negli elenchi delle persone miracolate per intercessione della beata Emilia Bicchieri appare, infatti, menzionata una Fuazza postulante con questo nome presso il monastero (dove, per altro, non compaiono altre donne che portino il suo stesso cognome). Dalla stessa fonte è noto il nome della madre. La famiglia non parrebbe appartenere alla nobiltà di Vercelli: i più antichi repertori la dicono nata nella città, "cittadina", al principio del secolo XVII. L'informazione appare accettabile sulla scorta di quanto dalla stessa F. sostenuto nel suo scritto, secondo cui nel 1620 si diceva ancora al secolo. Grazie all'età canonica prevista per la professione solenne, 16 anni compiuti, sarebbe dunque possibile ipotizzare che la F. nacque prima del 1604.
Sempre malferma di salute, soffrendo di una serie di malanni, fra cui una febbre maligna contratta prima della professione e dalla quale si disse sanata per intercessione della beata Emilia Bicchieri, la F. visse per tutta la vita nel monastero di S. Margherita dove è registrata in documenti degli anni 1626, 1628, 1643, 1646, 1652, 1666 e 1671.
Dopo quest'ultima data non si hanno più notizie della F.; ignoto è l'anno di morte.
L'opera per cui il suo nome è assicurato ai posteri, Breve relatione della vita, miracoli et gratie della Beata Emilia Bicchieri, dell'Ordine dei predicatori, fondatrice del convento di S. Margherita a Vercelli (Vercelli 1652), un'edizione andante in 12, si costituisce come la classica operazione apologetica volta all'ufficializzazione del culto della fondatrice del monastero. Dedicata nella prima edizione al governatore, Girolamo de Cocca (dedica eloquente in un momento in cui Vercelli si trovava sotto gli Spagnoli), essa si ricongiunge con la precedente Vita… scritta nel 1609 dalla madre superiora Petronilla Bava. Il racconto ha pretese di storicità, nonostante l'iniziale captatio benevolentiae in cui l'autrice si dice illetterata e inabile a scrivere. Sull'attendibilità della ricerca, pur condotta dalla F. su fonti di prima mano in possesso del monastero, si veda la Vita miracoli e gratie della beata Emilia Bicchieri (Vercelli 1716) scritta da Giovan Antonio Cavazza, in cui si legge: "Se scorgerai o lettore in questa mia relatione qualche diversità da quella della madre Fuazza, questo avviene dal non aver essa forsi potuto leggere le scritture antiche o non averle lette totalmente, per la poca prattica che hanno le donne di quelle". Tuttavia, l'interesse della Vita… redatta dalla F. sta proprio nell'originalità - e attendibilità - del suo reportage "sul campo", che sottolinea la credenza e l'adesione al modello di santità proposta, ossia quella della beata miracolatrice e risanatrice: notevole l'insistenza con cui la F. propone come esempio e dimostrazione vivente delle capacità taumaturgiche della Bicchieri (le cui reliquie, va ricordato, si trovano nella chiesa del monastero di S. Margherita dal 1537), nel dettagliato racconto delle proprie, svariate e sempre tragiche infermità.
Non è giunta purtroppo copia degli altri suoi scritti: Chiamate spirituali, dedicato al vescovo di Vercelli, Gerolamo Della Rovere, e pubblicato a Milano nel 1648; Modo col quale può ciascun christiano offrire se stesso a Dio in cadun giorno della settimana, Vercelli 1660; né della seconda edizione della Vita…, Milano 1663. La produzione, tuttavia, se effettiva, sembrerebbe allargare la portata letteraria della F. da occasionale biografa di una santa del proprio monastero a donna scrittrice dai diversi interessi religiosi. L'esistenza di una seconda edizione della biografia della Bicchieri, dedicata quest'ultima a Michele Angelo Broglia, vescovo di Vercelli in quegli anni, appare attestata (curiosamente ricopiata a mano nel manoscritto) anche dal materiale conservato presso l'Archivio segreto Vaticano e inerente al processo della beata Emilia Bicchieri, oltre che dal Ranza (1769) che, a sua volta, cita il manoscritto del Bellini del XVII secolo. Nella seconda edizione si trova allegato un elenco delle grazie impetrate con successo presso la Bicchieri (con ogni probabilità a opera della stessa F.), per gli anni compresi fra il 1652 e il 1663, nel lasso di tempo cioè che intercorre fra le due edizioni.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Vercelli, Corporazioni religiose, Domenicane di S. Margherita, filze 94, 97, 99, 102, 104; Arch. segr. Vaticano, Congregazione dei riti, Processus, n. 3, 409, Aemilia Bicchieri, cc. 93v, 190r-228v; Vercelli, Biblioteca civica, ms. A 31: C.A. Bellini, Serie degli uomini e delle donne illustri della città di Vercelli col compendio delle vite de' medesimi, pt. III, c. 18r; J. Quetif - J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum recensiti, Lutetiae Parisiorum 1721, II, p. 845; G.A. Ranza, Poesie e memorie di donne letterate che fiorirono negli Stati di… re di Sardegna, Vercelli 1769, p. 54; G. De Gregory, Storia della vercellese letteratura, Torino 1820, pt. III, II, pp. 128 s.; C. Novellis, Dizionario delle donne celebri piemontesi, Torino 1853, pp. 119 s.; C. Dionisotti, Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella 1862, p. 121; Acta sanctorum, Paris-Roma 1867, Maii, Appendix, pp. 549, 558 s.; B. Berro, La beata Emilia Bicchieri vergine domenicana vercellese, Torino 1914, p. 21; G.-G. Meersseman, La bienheureuse Emilie Bicchieri (1238-1314), in Archivum fratrum praedicatorum, XXIV (1934) p. 199; S. Fregonara, La beata Emilia Bicchieri: il culto moderno di una santa medievale, tesi di laurea, Università degli studi di Torino, a.a. 1986-87; R. Ordano, I manoscritti della Biblioteca civica di Vercelli, Vercelli 1988, p. 21.