ANNA MARIA LUISA de' Medici, elettrice del Palatinato
Figlia di Cosimo III e di Margherita d'Orléans, nacque l'11 ag. 1667 a Firenze. Molto amata e quasi idolatrata dal padre, essa lo dominava completamente, tanto che il granduca subordinò all'affetto per la figlia la sua linea politica nelle trattative per la successione di Toscana: trattative che intercorsero fra la casa dei Medici e le potenze d'Europa, e principalmente l'Austria, nella prima metà del sec. XVIII. Di decisiva importanza per il destino della casa dei Medici venne considerata l'unione di A. con l'elettore palatino, Giovanni Guglielmo, cui si giunse dopo il fallimento di parecchi progetti matrimoniali.
Ancora giovanissima, nel 1683, A. era stata promessa in matrimonio al duca di Savoia, Vittorio Amedeo II; ma le trattative fallirono per la decisa opposizione della madre del duca, sostenuta dalla Francia, che non avrebbe mai consentito ad un'alleanza di famiglia fra le due più potenti case sovrane d'Italia. Dopo il rifiuto opposto dalla stessa A. alle nozze con il duca di Modena (matrimonio favorito questa volta da Luigi XIV e da Giacomo II d'Inghilterra), nuove trattative erano intercorse nell'ultimo decennio del sec. XVII tra Cosimo III e la corte di Madrid, per darla in moglie al re di Spagna Carlo II. Anche queste fallirono, nonostante l'intervento dei gesuiti e del viceré di Napoli.
Il matrimonio di A. con Giovanni Guglielmo sembrò invece politicamente il più accettabile. Ad esso l'Austria si mostrò apertamente favorevole, non solo perché, impegnata contro la Francia di Luigi XIV nella grande lotta della lega d'Augusta, pensava di attirare la Toscana nella sua orbita politica, ma anche perché poteva in tal modo contare sulla dote di 300.000 scudi promessa da Cosimo III alla figlia, somma che senza dubbio l'alleato elettore avrebbe messo a disposizione dell'esausta finanza imperiale. Cosimo, da parte sua, accettò di buon grado l'alleanza propostagli, desideroso di assicurarsi l'appoggio dell'Austria e la garanzia della propria neutralità e di ottenere più facilmente l'ambito titolo di "Altezza Reale"; unico ostacolo, le vivaci rimostranze di Luigi XIV, che furono placate dopo che i diplomatici fiorentini gli chiesero formalmente il permesso per tale matrimonio. Il 23 apr. 1691 esso fu celebrato e il 6 maggio A. partì per la Germania.
Anche dal lontano soggiorno di Düsseldorf, tuttavia, A. continuò ad avere una grandissima influenza sul padre. Quando alla fine della guerra di successione di Spagna, si aprì la questione della successione di Toscana e cominciò ad avanzarsi il progetto di restaurare l'antica repubblica di Firenze, secondo il lodo di Carlo V - progetto che, sostenuto dal Rinuccini, inviato mediceo all'Aia, mirava a risolvere all'interno del sistema politico toscano i problemi connessi alla prossima estinzione della linea maschile dei Medici - A. convinse Cosimo III a trasferire i diritti di successione alla linea femminile da lei rappresentata e a designarla quale erede del fratello Gian Gastone. Al riluttante Rinuccini, che vedeva rinviato così alla morte di A. il piano di ricostituzione della repubblica, il granduca impose di agire in conseguenza. Il progetto non ebbe però attuazione, anche per la sopravvenuta morte dell'imperatore Giuseppe I. Al nuovo imperatore Carlo VI, che si era recato a Francoforte per cingere la corona, A., costante nella sua ambiziosa idea, ripropose la sua candidatura alla successione della Toscana, e l'imperatore, che nell'imminenza dell'apertura del congresso di Utrecht mirava a migliorare i rapporti con i Medici, diede incarico al conte Sinzendorf di scrivere all'elettore palatino una lettera (il cosiddetto biglietto di Francoforte, del 9 genn. 1712), in cui si prometteva l'investitura dei feudi imperiali di Toscana ad Anna Maria Luisa. Quando però, il 30 ott. 1713, Ferdinando de' Medici morì senza lasciare prole e Cosimo III emanò un "motu proprio", col quale chiamava l'elettrice palatina alla successione della Toscana, Carlo VI, irritato da questo atto d'indipendenza del granduca, negò ostinatamente il proprio consenso. Negli anni successivi, mentre continuavano intense le trattative, A., rimasta vedova, per le insistenze di Cosimo abbandonò il soggiorno di Düsseldorf, divenuto per lei quasi insopportabile per l'ostilità del nuovo elettore palatino Carlo Filippo. Giunta in Toscana alla fine dell'ottobre 1717, vi rimase sino alla morte.
Mentre l'ormai vecchio Cosimo III si era allontanato completamente dalla direzione della cosa pubblica e Gian Gastone si dava ad una vita lussuosa e brillante, A. si rese conto del malumore diffuso. Ricca sia per la pingue eredità lasciatale dal defunto marito sia per il non trascurabile appannaggio assegnatole dal padre, cercò di porvi riparo, non solo circondandosi di una splendida corte nell'intento di legare più strettamente ai Medici la nobiltà toscana ed esercitando una generosa opera di beneficienza, ma anche divenendo l'arbitra e la regolatrice del consiglio. Ma quando, nel 1723, morto Cosimo, salì al trono Gian Gastone, A., esclusa completamente dalla partecipazione al governo, si ritirò nel monastero della Quiete.
Nel 1736 (la questione della successione della Toscana era ancora insoluta) cominciarono a svolgersi trattative fra Austria e Spagna per un patto di famiglia che assicurasse la successione della casa dei Medici ai Lorena; trattative che si conclusero solo dopo la morte di Gian Gastone. E fu proprio A. a firmare l'atto del 31 ott.1737, con cui nominava Francesco di Lorena suo erede universale, con l'obbligo però di conservare in Firenze il patrimonio della casa dei Medici; con tale convenzione assicurò a Firenze quasi tutto il suo patrimonio artistico. Dopo l'arrivo del principe reggente Marco di Craon A. continuò a vivere tranquillamente a Firenze, circondata dal rispetto dei Lorenesi, fino alla morte, avvenuta il 18 febbr. 1743.
Bibl: R. Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana, Firenze 1781, IV, pp. 184, 189, 197;V, pp. 5-12, 18 s., 32 s., 51, 63, 186; E. Robjony, Gli ultimi dei Medici e la successione al Granducato di Toscana, Firenze 1905, pp. 60-63, 105-109,112-131, 233, 290; G.Pieraccini. La stirpe de' Medici di Cafaggiolo, II, Firenze 1924, pp. 773, 777 s.; S. Camerani, Bibliografia Medicea, Firenze 1940, pp.51 s.; A. Panella, Storia di Firenze, Firenze 1949, pp. 256-258, 260, 269; F. Valsecchi, L'Italia nel settecento, Milano1959, pp. 415 ss.