GRASSETTI, Anna
Figlia di Giovan Battista, nacque a Bologna il 25 giugno 1815. Cresciuta in ambiente benestante, sposò in giovane età Carlo Zanardi, fervente patriota, coinvolto nei moti romagnoli dell'agosto 1843 e costretto a emigrare in Corsica per evitare l'arresto. Il coinvolgimento della G. nelle cospirazioni risorgimentali avvenne appunto nell'estate 1843, in occasione dei moti di Savigno, durante i quali il marito e i fratelli P. e S. Muratori, due possidenti del luogo, alla guida di più di duecento insorti occuparono il paese e, nel vano tentativo di suscitare un moto rivoluzionario a Bologna, resistettero per due settimane agli attacchi delle truppe pontificie. La G., che aveva avuto il ruolo di provveditrice di viveri e di vestiario per i rivoltosi, dopo il fallimento del moto si adoperò per ospitare, custodire e proteggere i fuggiaschi nella sua casa di campagna tra porta Castiglione e porta S. Stefano, in località detta il Velo, fino a quando poterono prendere la via dell'esilio.
Nel 1848 la G. e il marito, tornato in patria nel 1846 dopo l'amnistia di Pio IX, presero parte alle operazioni di guerra in Veneto con i volontari del battaglione comandato da L. Zambeccari; passati poi a Roma, i due ebbero un ruolo nella difesa della Repubblica Romana, lui come capitano di un corpo di volontari, la moglie come addetta alle ambulanze. Caduta la Repubblica, la G. assunse una diretta responsabilità nel rilancio dell'attività cospirativa nelle Legazioni pontificie.
Il compito le fu affidato dallo stesso G. Mazzini che, nell'impossibilità di servirsi dell'aiuto di C. Zanardi e P. Muratori, troppo compromessi politicamente e costretti a riparare all'estero, incaricò la G. di riorganizzare i centri cospirativi con la creazione di nuovi comitati dell'Associazione nazionale italiana nelle Legazioni. Da Bologna la G. prese contatti con esponenti democratici e stabilì comitati a Bologna, Ferrara, Comacchio, Spoleto, tanto da diventare "la prima mazziniana attivista" (Berselli, 1952, p. 472).
La lunga serie di arresti, processi e condanne che tra il 1852 e il 1854 si abbatté sulle Legazioni sottoposte allo stato d'assedio austriaco scompaginò l'organizzazione cospirativa: la stessa G., prelevata dalla sua casa l'8 sett. 1852, fu, nonostante la mancanza di prove certe, arrestata e condotta in carcere sotto scorta. Nella fortezza di Ferrara, dove fu trasferita dopo un lungo interrogatorio, ebbe inizio, in attesa del processo e della sentenza, una detenzione di trenta mesi, di cui diciotto passati in assoluto isolamento, connotati da gravi sofferenze morali e materiali. Tornata a Bologna nel carcere della Carità, dopo che a Ferrara nel marzo 1853 si erano chiusi i processi ai mazziniani ferraresi con le condanne capitali di G. Succi, L. Parmeggiani e D. Malaguti, il 18 genn. 1855 fu condannata a venti anni di detenzione in fortezza ai ferri, pena poi commutata in otto anni di carcere.
La condanna per alto tradimento annoverava tra i reati quello di aver tenuto la corrispondenza segreta, di aver accolto e ospitato nella sua abitazione elementi sovversivi, di aver permesso che vi si tenessero le riunioni dei capi dei comitati, di avervi ella stessa preso parte; le si attribuiva inoltre la responsabilità di aver accettato ed eseguito la missione di formare comitati rivoluzionari a Comacchio e a Ferrara, di aver cooperato alla diffusione di scritti rivoluzionari, "insomma d'aver spiegato in ogni guisa somma attività per la causa rivoluzionaria" (Comandini, p. 420). Sottratta ai rigori della detenzione in un carcere militare dal rifiuto del governo pontificio di accondiscendere alle pretese del governo austriaco, la G. fu trasferita nelle carceri di Civita Castellana, e nel corso del viaggio ricevette molte manifestazioni di solidarietà dalle popolazioni di Romagna, Marche e Umbria; la cesenate Zelide Fattiboni nelle sue Memorie così descrive il passaggio a Cesena il 27 genn. 1855 dei detenuti politici tradotti a Civita Castellana: "Qui era noto che giungere dovea l'eroica donna, e gran folla di gente stava ad aspettarla nell'ansietà di vederla, e quando poi la vettura partì dopo la breve sosta qui fatta, fu anche maggiore l'accorrere della gioventù, desiderosa di accompagnarla fin fuori di Porta Romana. Là altri l'attendevano con mazzi di fiori, che le vennero gettati nella carrozza quale fraterno addio" (pp. 360 s.).
Dopo un solo mese la G. fu da Civita Castellana tradotta a Roma, prima nelle carceri di Termini, poi in quelle femminili del convento del Buon Pastore, dove scontò la sua pena fino al giugno 1857, quando fu posta in una sorta di domicilio coatto, che durò fino al maggio 1858, epoca in cui, anche per intercessione di alcune signore bolognesi, ottenne la grazia. Tornata in patria con l'obbligo di risiedere a Bologna, fu sottoposta a speciale sorveglianza "dovendosi ritenere che ella persista nei suoi biasimevoli principii, e nelle sue precedenti relazioni" (Comandini, p. 623).
Nel 1860, munita di una lettera di presentazione di G. Mazzini, la G. raggiunse in Sicilia G. Garibaldi, con il quale si erano arruolati due dei suoi quattro figli: fu impiegata nel soccorso ai feriti, esperienza che ripeté nel 1867 a Monterotondo e a Mentana guadagnandosi anche alcune decorazioni. Intanto, dopo l'annessione delle Legazioni al Regno d'Italia, la sua figura era divenuta un simbolo dell'anima democratica di Bologna: tale il suo personaggio restò agli occhi dei concittadini che la videro anche nella tarda vecchiaia prendere parte, in camicia rossa fregiata di medaglie, a tutte le manifestazioni popolari.
La G. morì a Bologna il 9 sett. 1896.
Fonti e Bibl.: Nel Museo civico del I e II Risorgimento di Bologna è conservato il manoscritto inedito dal titolo Memorie ed appunti intorno alla vita politica di A. G. Zanardi; tra le fonti edite utili per rintracciare notizie sull'attività cospirativa della G. si vedano Ed. naz. degli scritti di G. Mazzini, LXX, pp. 121 s.; Z. Fattiboni, Memorie storiche biografiche al padre suo dedicate, II, Cesena 1887, pp. 360 s.; E. Masi, Il segreto del re Carlo Alberto. Cospiratori in Romagna dal 1815 al 1859, Bologna 1890, pp. 260 s., 271 s.; Cospirazioni di Romagna e Bologna nelle memorie di Federico Comandini e di altri patriotti del tempo (1831-1857), a cura di A. Comandini, Bologna 1899, ad indicem; E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, II, (1849-1859), a cura di A. Berselli, Bologna 1960, p. 322; Le carte di Agostino Bertani, a cura di L. Marchetti, Milano 1962, ad indicem. Piuttosto esigua la bibliografia sulla G.: La morte di una patriotta, in Gazzetta dell'Emilia, 12 sett. 1896; C. Spellanzon, Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, IV, Milano 1938, p. 261; A. Berselli, I mazziniani a Bologna dall'8 maggio 1849 al 6 febbr. 1853, in Nuova Rivista storica, XXXVI (1952), pp. 472 s., 475-477, 484; Id., Movimenti politici a Bologna dal 1815 al 1859, in Convegno di studi sul Risorgimento a Bologna e nell'Emilia, I, Relazioni, Bologna 1960, p. 241; G. Cavazza, A. G. Zanardi e le cospirazioni mazziniane nelle Legazioni, in Boll. del Museo del Risorgimento di Bologna, XXIX-XXX (1984-85), pp. 159-192; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v.; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", F. Orestano, Eroine, ispiratrici e donne di eccezione, p. 216.