DAVIA, Anna
È forse da identificarsi con Anna Da Vià, che era figlia di Osvaldo e di Maddalena Da Vià di Nebiù, nata il 16 ott. 1743 e battezzata il giorno seguente a Pieve di Cadore (Belluno). Il Fétis e dopo di lui il Mooser l'hanno presentata come originaria di Belluno: il cognome Davia non è però attestato in territorio bellunese, e sembra quindi probabile l'ipotesi che derivi dalla forma Da Vià, modificatasi in seguito forse anche in virtù della lunga permanenza della cantante all'estero. Non abbiamo notizie sulla sua formazione musicale: la troviamo per la prima volta attiva sulle scene del teatro italiano di Amsterdam nel 1761.
Per il periodo successivo non abbiamo più notizie che la riguardano fino al 1777, anno in cui la troviamo a Varsavia nei panni di Laurette ne Le peintre amoureux de son modèle di E. R. Duni. In questa occasione il Journal linéraire de Varsovie del 1777 ebbe parole di lode in particolare per la D., sottolineandone l'intelligente interpretazione. Qualche tempo dopo la D. dovette entrare a far parte della compagnia francese della città come elemento stabile, in quanto nel 1778 troviamo la sua firma in una supplica che gli attori francesi inviarono al re nel tentativo di risolvere la crisi seguita alla scomparsa del loro direttore. Tra la fine del 1779 e l'inizio del 1780 fu scritturata dal teatro di opera buffa di Pietroburgo dove, il 12 febbr. 1780, cantò ne La frascatana di G. Paisiello. Fu questo l'inizio della sua brillante carriera in Russia, su cui il Mooser ci dà notizie piuttosto dettagliate: la D. riuscì probabilmente ad inserirsi quasi subito nella troupe dei teatri imperiali, dal momento che in maggio fece parte della compagnia che eseguì La finta amante di Paisiello in occasione dell'incontro tra la zarina Caterina II e l'imperatore Giuseppe II a Mogilev. Ebbe un regolare contratto con la corte come "prima cantante per l'opera buffa e seconda per l'opera seria" dal 1782 al 1785, con lo stipendio di 2.800 rubli all'anno. In questo periodo fu protagonista di molte opere di Paisiello, tra cui Il barbiere di Siviglia (1782) e Ilmondo della luna (1783). Sempre nel 1783 si cimentò per la prima volta con un oratorio, La passione di Gesù Cristo di Paisiello, eseguito in prima assoluta nella chiesa cattolica di Pietroburgo. Nel 1784 la D. tentò di svincolarsi dal contratto per poter farsi riassumere poco dopo con un considerevole aumento di retribuzione: la cosa le riuscì solo in parte, ma in ogni caso il contratto le fu rinnovato fino al 1788 e le fu concesso un aumento di 500 rubli all'anno, più una rappresentazione a suo beneficio. Sembra possibile che il comitato degli spettacoli sia stato influenzato nel prendere questa decisione dal potente uomo di Stato conte Aleksandr Andreevi Bezborodko, facoltoso e prodigo amante della cantante. Nel gennaio 1785 la D. fu protagonista de La serva padrona di Paisiello a Varsavia; in seguito, di ritorno a Pietroburgo, cantò la parte di Giannina ne Ifinti eredi di G. Sarti.
Probabilmente la D. conobbe e sposò Giovanni De Bernucci, anch'egli "buffo", negli anni tra il 1780 e il 1784; questo però non le impedì di avere una vita sentimentale alquanto movimentata che, insieme alle sue ben riuscite prestazioni artistiche, la fece spesso comparire nelle cronache dell'epoca. Il rumore che si produsse intorno alla sua relazione col conte Bezborodko indispose Caterina II a tal punto che nel 1787, con un anno di anticipo sulla scadenza dei nuovo contratto, la fece espellere dalla Russia. Tornò allora in Italia, dove non fece fatica ad inserirsi nell'ambiente di teatro: nel giugno cantò a Senigallia e nell'autunno a Venezia, ne La cameriera di spirito di G. Gazzaniga e ne L'orfanella americana di P. Anfossi; nel carnevale 1787-1788 la troviamo interprete della Nitteti di Paisiello a Firenze. In questi anni il marito cantò sempre accanto a lei, ed entrambi si fregiarono del titolo di "virtuosi da camera dell'Imperatrice di tutte le Russie", che la D. continuò ad usare per tutta la vita. Nel 1788 entrarono nella compagnia del teatro dei Fiorentini di Napoli: cantarono ancora insieme ne La vedova bizzarra di Anfossi, e questa fu forse la loro ultima esibizione in coppia. La D. ebbe a Napoli un periodo piuttosto fortunato: con l'aiuto del Florimo siamo in grado di ricostruirlo con una certa precisione. Il 6 nov. 1788 debuttò anche al teatro S. Carlo, in sostituzione della Banti, nel Rinaldo di P. A. Skokof.
L'anno successivo passò dalla compagnia dei Fiorentini a quella del teatro del Fondo, dove fu protagonista di diverse opere in prima esecuzione; nel 1790 la troviamo invece al teatro Nuovo, dove cantò anche l'anno seguente, cominciando però ad escludere dal suo repertorio l'opera buffa. Il 30 maggio fu Quinto Fabio nel Lucio Papirio di G. Marinelli, al teatro S. Carlo; questa fu la prima di una serie di opere in cui la D. ricoprì ruoli maschili, riuscendo ad ottenere sempre un notevole successo. Sempre nel 1791 cantò nel Pirro di Paisiello a Firenze. Il 1792 la vide trionfare a Genova come protagonista de La morte di Semiramide di G. B. Borghi. Un altro grosso successo per la cantante fu La vendetta di Nino di A. Prati, andata in scena a Livorno il 30 ottobre dello stesso anno. Negli Avvisi di Genova si legge: "... in questa sentiamo essersi distinta particolarmente la prima attrice, signora Anna Davia De Bernucci, per cui ha riscosso universale applauso da quel pubblico"; il redattore degli Avvisi ricorda poi l'accoglienza entusiasta che aveva avuto la stessa virtuosa a Genova. Negli anni 1793-94 fece parte della compagnia del teatro S. Carlo, dopo di che cantò ancora al Fondo; nel 1795 replicò a Genova l'opera del '92, e nel giugno fu Aristea ne L'Olimpiade di D. Cimarosa a Modena. L'età non dovette incidere in modo troppo rnarcato sulle sue qualità di cantante e attrice: nel 1798, in occasione di una sua esibizione a Palermo, l'abate Meli le dedicò un'ode "Composta estemporania ad una comedianti chiamata la Davì, chi malgradu chi nun era molto giuvina, cantava cu bona grazia.ed era eccellenti;comica". Ancora nel 1803 la D. cantò a Modena nel Teseo a Stige di G. Nasolini. Le ultime notizie su di lei ce la mostrano a Napoli nel 1910 in grande miseria.
Ignoriamo il luogo e la data della sua morte.
Alle qualità vocali la D. accostò una notevole personalità di attrice: questa viene puntualmente sottolineata nei commenti alle sue esibizioni, e fu evidentemente fondamentale per. la sua carriera artistica. Per quanto riguarda la voce. si può ricavare qualche dato dall'analisi di alcune delle opere di cui fu protagonista: l'estensione era relativamente contenuta (D03-La4ca., con preferenza per il settore Fa3-Mi4);dovette però possedere una agilità considerevole e una perfetta capacità di articolazione delle sillabe anche in movimenti molto veloci, cosa che fu probabilmente alla base del suo successo come buffa. A questo si univa una grande sicurezza nell'intonazione e una estrema eleganza e duttilità di voce, indispensabili per eseguire tra le altre cose, i numerosissimi abbellimenti "di grazia" che compaiono continuamente nelle opere di cui fu interprete.
Fonti e Bibl.: Milano, Bibl. naz. Braidense, Uff. ricerca fondi mus., Pieve di Cadore, Arch. parr. di S. Maria, Reg. batt., a. 1743, 17 ottobre; Indice de' spettacoli (Milano 1783), 1788-1789, p. 131; Avvisi di Genova, 25 febbraio-10 nov. 1792; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, IV, Napoli 1881, pp. 79, 141, 143, 255, 257, 353, 355, 357; V. Tardini, I teatri di Modena, III, Modena 1901, pp. 1270, 1378, fig. 55; D. F. Scheurleer, Het Musikleven in Nederland, 's Gravenhage 1909, pp. 238 s.; L. Bernacki, Teatr, dramata i muzyka za Stanislava Augusta, Lwów 1925, 1, pp. 133, 276; II, tav. 38a; A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIme siècle, II,Genève 1951, pp. 258-61; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del teatro S. Carlo, I,Napoli 1961, pp. 48 s.; G. Meli, Opere, a cura di G. Santangelo, I, Milano 1965, p. 474; A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, Bologna 1969, 1, p. 163; 11, p. 68; Catalogo unico di libretti ital. a stampa fino al 1800, a cura di C. Sartori (ms.); F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 257; Encicl. dello Spett., IV,coll. 246 s.