CANALIS, Anna Carlotta Teresa
Nacque nella nobile casa dei conti Canalis di Cumiana, a Torino, il 23 apr. 1680 da Francesco Maurizio e da Monica Francesca di San Germano. Scelta per la sua avvenenza come damigella di corte di Madama Reale, aveva attirato l'attenzione del giovane principe Vittorio Amedeo. Secondo voci, che poi saranno raccolte e diffuse dal Radicati di Passerano nel suo opuscolo sull'abdicazione di Vittorio Amedeo II, questi, nel 1695, mentre la ragazza era sedicenne, l'avrebbe resa incinta. Madama Reale avrebbe provveduto più tardi (1703) facendo sposare la C. a Ignazio Francesco Maria Novarina, conte di San Sebastiano. Rimasta vedova nel 1724 con numerosa prole, Vittorio Amedeo II la fece nominare dama d'onore della prima moglie di Carlo Emanuele, Cristina Luigia di Sulzbach, e subito dopo della seconda, Polissena d'Assia-Rheinfels. In questo modo, lentamente, a corte poté rinascere l'antica passione. Il 28 ag. 1728 Vittorio Amedeo II aveva perso la propria moglie, Anna d'Orléans. Da quanto afferma il Carutti (p. 495) la C., "bruna, ben fatta, occhio nero e vivace, bellezza ribelle agli anni, pericolosa all'età prima e alla matura", corteggiata da molti, tra cui il maresciallo von Schulemberg, non volle diventare l'amante del sovrano vedovo, pur accettandone l'intensa amicizia. Questi, allora, si convinse a sposarla. Verso il giugno del 1730 egli scrisse al marchese d'Ormea di chiedere al pontefice una dispensa d'ordine matrimoniale per un cavaliere dell'Ordine mauriziano vedovo, che voleva sposare una vedova, lasciando in bianco i nomi (i regolamenti dell'Ordine, a cui il sovrano presiedeva, vietavano tali matrimoni). Inoltre, Vittorio Amedeo II comprò il marchesato di Spigno confiscato al conte di Sales e lo destinò alla Canalis. Contemporaneamente e con altrettanta segretezza egli preparava un'altra cerimonia, quella dell'abdicazione, tenuta nascosta anche alla futura moglie. Le nozze precedettero di qualche giorno l'abdicazione. Vittorio Amedeo II il 12 ag. 1730, approfittando del breve allontanamento del figlio e della corte, che si erano recati al Valentino, scese nella cappella reale e sposò la C. alla presenza del segretario di Stato Lanfranchi e di un cameriere, certo Barbier.
C'è una significativa discordanza fra le testimonianze sul momento in cui il sovrano comunicò al figlio la decisione: secondo il Blondel, suo intimo, annunciò il matrimonio quel giorno stesso, mentre secondo il Palazzi Di Selve, che scriveva la versione ufficiale qualche anno dopo per conto di Carlo Emanuele, questi sarebbe stato avvertito prima. Indubbiamente per un momento la C. sognò di essere regina, come mostra un suo ritratto originariamente al castello di Cumiana e di cui possediamo soltanto la descrizione del Carutti: "era dipinta in piedi, e sopra un tavolino, su cui stendeva la mano quasi accennando, stava il diadema di regina, che forse credea suo, nel punto in cui posava innanzi all'artista e che non dovea esserlo mai..." (pp. 495 s.). Ciò che importa è che la nuova sposa del sovrano (nonostante le sue segrete speranze) non ebbe attributi di regina e non fu esonerata dai compiti di dama di compagnia della principessa Polissena.
Il 31 agosto il sovrano diede lettura al marchese di Borgo dell'atto di abdicazione, ricalcato su quello di Carlo V; poi comunicò la decisione al figlio. Le fonti nuovamente divergono, nel senso che il Blondel afferma che il re parlò al figlio solo nel giorno dell'abdicazione, mentre il Palazzi Di Selve tende ad anticipare la comunicazione. Questa fu firmata a Rivoli il 3 sett., alla presenza dell'arcivescovo, dei ministri, dei grandi della Corona e degli ambasciatori stranieri. Mentre Carlo Emanuele si preparava alla cerimonia della consacrazione, Vittorio Amedeo raggiungeva Chambéry insieme con la marchesa di Spigno. Il 5 febbr. 1731 fu colpito da un primo leggero attacco di apoplessia, ma nei mesi successivi si riprese. Dopo un primo periodo in cui l'accordo fra il nuovo sovrano e l'ex monarca fu totale, lentamente questi pretese di intromettersi sempre più recisamente negli affari di Stato, provocando un irrigidimento non solo da parte del figlio, ma soprattutto del ministro d'Ormea. Lentamente maturava la decisione di riprendere il potere. I contemporanei accusarono la C. di aver spinto il marito in questa direzione; le attribuirono quindi una parte di rilievo, che la leggenda (fino al dramma di Robert Browning) ingigantì. Oggi la tendenza è piuttosto quella di ridurre le sue responsabilità a una parte molto marginale, più di vittima che di sollecitatrice di quest'ultima, disperata impresa del grande sovrano. Certo, dovette soffrirne più di ogni altro. Come è noto, Vittorio Amedeo II non sopportava l'esilio e si mostrava sempre più insofferente verso le scelte del figlio. Dopo una serie di tentativi, il 29 ag. 1731 giunse a Moncalieri con l'intenzione di strappare l'atto di abdicazione. Di fronte a questo, anche per la sollecitazione dell'Ormea e del Bogino, Carlo Emanuele III, nella notte tra il 28 e il 29 settembre fece circondare il castello di Moncalieri da più di mille soldati. La marchesa di Spigno, separata dal marito, fu inviata alla fortezza di Ceva. Il sovrano fu rinchiuso a Rivoli. L'11 dic. 1731 Carlo Emanuele III, accedendo a varie accorate richieste del padre, permise che ella lo raggiungesse a Rivoli, dopo un breve periodo di prigionia fra le delinquenti comuni. Vittorio Amedeo sopravvisse ancora qualche tempo. Verso la fine del settembre 1732 ebbe un altro grave colpo apoplettico, che lo ridusse a una quasi totale demenza. Pochi giorni dopo, il 31 ottobre, moriva. Ma le peripezie della C. non erano finite. Inviata il giorno dopo al monastero di S. Giuseppe di Carignano, non poté neppure assistere ai funerali del marito. Successivamente chiese di essere trasferita al monastero della Visitazione in Pinerolo, ove trascorse penosamente l'ultima parte della sua vita, morendo l'11 apr. 1769 a quasi novant'anni, lontana da quella corte in cui aveva per breve tempo brillato e soprattutto sperato d'avere una parte di grande rilievo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Cerimoniale,Avvenimento alla corona, mazzo III, e mazzo I d'add.; Ibid., Storie della Real Casa, cat. 3, Storie particolari, mazzo XXV, Mem. istor. di Carlo Emanuele III... Raccolte dall'abato Pasini...; Torino, Bibl. reale, Storia patria 76: G. A. Palazzi Di Selve, Abdicaz. e detenz. di Vittorio Amedeo II;Ibid., Misc. 66-46: L. Caissotti, Relazione;Torino, Bibl. naz., A2 L 17, C. Denina, Hist. de Victor Amedée II…, [A. Radicati di Passerano], Anecdotes de l'abdication du Roy de Sardaigne Victor Amedée II..., Genève 1734; Memorie anedd. sulla Corte di Sardegna del conte di Blondel, a cura di V. Promis, in Miscell. di storia italiana, XIII (1871), pp. 459-694, passim; Relazione del Piemonte del segretario francese Sainte-Croix, a cura di A. Manno ibid., XVI (1877), pp. 1-166 passim;A. v.Reumont, Lettere di Polissena regina di Sardegna sull'abdicazione e prigionia di Vittorio Amedeo II, in Arch. stor. ital., s. 4, XI (1883), pp. 216-33; H. J. Costa de Saint-Genis de Beauregard, Mém. histor. sur la maison royal de Savoie, Turin 1816, III, 3, pp. 134 s.; D. Carutti, Storia del regno di Vittorio Amedeo II, Firenze 1863, pp. 495 s., 520, 525, 548, 553; D. Milani, Vittorio Amedeo II e Carlo Emanuele III nel dramma di R. Browning, Torino 1934; F. Venturi, A. Radicati di Passerano, Torino 1954, pp. 27, 162; E. Rovere, Gli ultimi anni di Vittorio Amedeo II, tesi di laurea, univ. di Torino, facoltà di lettere e filosofia, anno acc. 1959-60. La più ampia e docum. biogr. della C. è: M. Grosso, A. C. T. di Cumiana..., Torino 1961.