ANNA Bolena (Anne Boleyn) seconda moglie di Enrico VIII d'Inghilterra
Nata nel 1507, andò ancor giovinetta alla corte di Francia, come damigella d'onore; e tornata a Londra intorno al 1522, frequentò la corte, dove presto divenne famosa più per la sua civetteria che per la sua bellezza. Il poeta sir Thomas Wyatt fu uno dei suoi numerosissimi corteggiatori. Lo stesso re, a partire dal 1525, dopo cioè sedici anni di matrimonio con Caterina d'Aragona, si abbandonò a violenta passione per lei: tanto che nel 1527 egli dichiarò di voler divorziare da Caterina, adducendo a pretesto che questa non aveva procreato figli maschi, ed impugnando la stessa legalità del matrimonio, per il fatto che Caterina era la vedova di un suo fratello. La passione di Enrico VIII per A. divenne così sfrenata, da causare vaste e tragiche ripercussioni politiche. Il papa, Clemente VII, inviò in Inghilterra il cardinal Campeggio per esaminare la situazione creata dalla richiesta di divorzio da parte del re. Ma, già fin dal 1529, A. era diventata l'amante del re, e lo scandalo assurgeva a questione politica e religiosa di suprema importanza. Nel 1529, il pontefice, premuto da Carlo V che non poteva tollerare un affronto fatto a Caterina, sua zia, ordinò che la questione dovesse venire investigata in Roma. Ma tale intervento dilazionatore del papa scatenò l'ira di Enrico VIII contro il capo della Chiesa e contro i ministri che non avevano saputo rendergli facili i suoi progetti. Il cardinal Wolsey venne licenziato; nel 1531, il re si dichiarò capo della chiesa inglese; i pagamenti delle decime a Roma furono sospesi; infine, l'arcivescovo Cranmer dichiarò nullo il matrimonio del re, e questi rivelò pubblicamente, nella Pasqua del 1533, che A. era stata già da lui sposata segretamente alcuni mesi innanzi, e che essa era la sola legittima regina. A. venne infatti incoronata solennemente il giorno di Pentecoste del 1533, e il 7 settembre di quell'anno stesso dava alla luce una bambina, la futura regina Elisabetta. Ma il suo trionfo fu di breve durata. Il re, che aveva trasformato un episodio privato in una questione religiosa e politica di fatali conseguenze, era, quasi subito dopo il matrimonio, già stanco della donna, così ignobilinente sposata. L'estrema leggerezza di Anna e l'impudente suo contegno fornirono al feroce sovrano l'occasione plausibile per liberarsi di lei.
Durante un torneo, il re sorprese la regina che dal palco, dove si trovava, lasciava cadere un fazzoletto ad un cavaliere, a guisa di ostentata intesa. Il re abbandonò tosto il torneo. Il giorno seguente, A. veniva rinchiusa nella torre di Londra, e quattro cortigiani e lo stesso fratello della regina, lord Ruthford, venivano imprigionati per aver commesso rispettivamente adulterio ed incesto con lei. Quantunque A. abbia tenuto in carcere un contegno fiero e dignitoso, protestando la propria innocenza fino al momento dell'esecuzione, la storia ha dimostrato, senza possibili dubbî, la disonestà della sua condotta, anche tenuto il debito conto della turpe corruzione imperversante nella corte di Enrico VIII. Il 17 maggio 1536, i cinque uomini accusati di tresca con la regina venivano decapitati; e due giorni dopo, la stessa A., condannata a morte dal consiglio dei Pari, tra i quali sedeva anche suo padre, veniva decapitata con un colpo di spada, secondo l'uso del tempo, venuto dalla Francia. Pochi giorni dopo, Enrico VIII sposava Jane Seymour.
Bibl.: P. Friedmann, Anne Boleyn, voll. 2, 1884.