ANNA AMALIA, duchessa di Sassonia-Weimar
Figlia del duca Carlo di Brunswick e di una sorella di Federico il Grande, nata il 24 ottobre 1739, morta il 10 aprile 1807. Dopo l'immatura morte del marito duca Costantino, nel 1757 assunse la reggenza per il figlio Carlo Augusto nato in quello stesso anno, e la tenne con fermezza in tempi difficili e duri, fra gli orrori della lunghissima guerra e la desolazione e la miseria degli anni che seguirono, fino al 1775, quando Carlo Augusto uscì di minore età. Restaurò il bilancio con rigidi provvedimenti di inflessibile economia, riportò ordine nell'amministrazione, e soprattutto, curando con intelligente avvedutezza l'educazione del figlio al cui fianco chiamò come precettore il poeta Wieland (1772), preparò l'avvento di quel periodo di grande splendore, nel quale il piccolo ducato assurse, con le personalità di Herder, di Goethe, di Schiller, a centro spirituale della Germania intera. Deposto allora il potere nelle mani del figlio, si tenne paga di assisterne e secondarne l'opera nel campo delle lettere e delle arti. Con femminile intuito s'adoprò a mantenere nella vita dei circoli della corte un tono di costante elevata intellettualità. A Weimar, a Tiefurt, al Belvedere ispirò la costruzione di nuovi edifici e giardini. Promosse la fondazione di nuove istituzioni culturali, come il museo e il teatro. Favorì il sorgere di una fiorente vita musicale e compose personalmente la musica per la cantata Edwin und Elmira di Goethe. Protesse ogni genere di studî; e buoni studî ebbe lei stessa, specialmente di latino e di greco.
La sua soda cultura classica trovò infine il naturale compimento nel lungo viaggio che essa fece in Italia negli anni 1788-89. Già ne aveva studiato da lungo tempo gl'itinerarî con il Jagemann, da lei chiamato a Weimar, fin dal 1775, come bibliotecario. Ma, prima della partenza, poté avere ancora nelle conversazioni con Goethe la migliore delle preparazioni spirituali. Herder le fu, in parte, compagno di viaggio e di soggiorno. Angelica Kaufmann le fu guida per Roma. Fra le rose di Villa Malta a Roma e fra i cipressi di Villa d'Este a Tivoli, Herder le diede lettura del Tasso, giunto da Weimar come saluto di Goethe lontano. E furono, per la formazione del suo gusto, anni definitivi: ne fan testimonianza, dopo il suo ritorno, le parole di dedica con le quali, anni dopo, Goethe le offerse gli Epigrammi veneziani:
Sagt, wem geb'ich dies Büchlein? - Der Fürstin, die mir's gegeben,
die mir Italien ietzt noch in Germanien schafft.
(Dite, a chi debbo io offrire questo piccolo libro? - Alla principessa, che a me lo ispirò, che ancora adesso in Germania un lembo d'Italia mi crea).
Bibl.: W. Bode, Anna Amalia, Herzogin von Sachsen-Weimar, voll. 3, Lipsia 1908. Cfr. anche Briefe v. Goethes Mutter an die Herzogin A. A., in Schriften der Goethe-Gesellschaft, I.