STORACE, Ann
STORACE, Ann (Anna Selina, Nancy). – Nacque a Londra il 27 ottobre 1765, figlia di Elizabeth Trussler e di Stefano, un violinista napoletano che si era stabilito a Dublino prima del 1750, indi dal 1758 a Londra dove, a causa della concorrenza, si convertì al contrabbasso, e con grande successo, tanto da essere impiegato e acclamato in questa veste nel King’s Theatre.
Nancy cominciò a calcare i palcoscenici ancora bambina. Il 29 febbraio 1776 cantò come Cupido nella pastorale Le ali d’amore, composta e interpretata da Venanzio Rauzzini, il castrato dal quale prendeva lezioni di canto; ebbe per insegnante anche Antonio Sacchini, il principale compositore del King’s Theatre dal 1772.
Nel 1778 la famiglia Storace al completo (compreso Stephen, fratello di Nancy) si trasferì in Italia. Nella stagione d’autunno del 1779 Nancy debuttò come ‘seconda donna’ nel teatro alla Pergola di Firenze in Castore e Polluce di Francesco Bianchi e Achille in Sciro di Giuseppe Sarti, con Stephen al secondo cembalo; nella compagnia primeggiava il grande castrato Luigi Marchesi, forse anch’egli insegnante della fanciulla. Da allora in poi Nancy abbandonò l’opera seria per oltre vent’anni, votandosi al genere buffo. Negli anni 1780-82 l’ancora adolescente italo-inglese continuò la gavetta in diverse città italiane. A Livorno gli Storace conobbero il tenore Michael Kelly e instaurarono un’amicizia che durò per la vita. Il 14 settembre 1782 Nancy, salita al rango di prima buffa, creò alla Scala di Milano la parte di Dorina in Fra i due litiganti il terzo gode di Sarti, una delle opere buffe più fortunate del decennio. La famiglia nel frattempo si era divisa: morto il padre, forse nel 1781, Stephen tornò a Londra; la madre invece rimase con Nancy.
Nel marzo del 1783, portato a termine l’ingaggio nella stagione di Carnevale a Venezia, le due donne si trasferirono a Vienna, dove per quattro anni Storace fece parte di un’eccellente compagnia comica (comprendeva anche Kelly), richiesta espressamente dall’imperatore Giuseppe II per il proprio teatro. Il primo buffo era il grande Francesco Benucci, anch’egli proveniente da Venezia e probabile amante di Storace; in un concerto privato i due si esibirono accompagnandosi a vicenda alla tastiera, segno anche dell’alta preparazione musicale di entrambi. Nancy debuttò a Vienna il 22 aprile 1783 nella Scuola de’ gelosi di Antonio Salieri, nella parte della contessa, che ha qualche affinità con quella delle future Nozze di Figaro. In agosto ebbe straordinario successo Il barbiere di Siviglia, composto da Giovanni Paisiello l’anno prima a Pietroburgo: Storace interpretò la parte di Rosina. Di passaggio a Vienna dalla Russia alla volta di Napoli, Paisiello con tutta probabilità scrisse per lei un altro successo che fece epoca, Il re Teodoro in Venezia (23 agosto 1784; cantò la parte di Lisetta). Qualche mese prima (28 marzo 1784) Storace aveva affrontato la musica di Joseph Haydn, nella ripresa viennese dell’oratorio Il ritorno di Tobia.
Durante le recite degli Sposi malcontenti del fratello Stephen (1° giugno 1785), nel frattempo giunto anch’egli a Vienna, Nancy perse la voce, forse per i troppi impegni, o anche per lo stress di un periodo molto difficile. Fortunati dal punto di vista professionale, i primi anni viennesi non lo furono altrettanto nella vita privata: il 21 marzo 1784 Nancy aveva sposato il violinista e compositore inglese John Abraham Fisher, che aveva più del doppio dei suoi anni e la picchiava, fors’anche per gelosia di Benucci. Proprio per tale condotta violenta, tra la fine del 1784 e l’inizio del 1785 l’imperatore (che peraltro probabilmente godette anch’egli delle grazie della cantante) lo dichiarò persona non grata e lo indusse a emigrare. Il 30 gennaio 1785 nacque una bimba cui fu dato il nome Maria Anna (morì precocemente il 17 luglio); nel certificato di battesimo il nome del padre è quello del marito. Storace tornò in scena in occasione della Grotta di Trofonio di Salieri (12 ottobre): interpretò la parte di Ofelia e diede prova di grande versatilità, canora e scenica, in una parte che indulge al serio e che comprende un minuetto da cantare e ballare, poi trapiantato con grande successo in The siege of Belgrade composto dal fratello (Londra 1791).
Nel Museo nazionale di Praga è riemersa di recente una piccola composizione a stampa, dedicata alla Storace da Salieri, Wolfgang Amadé Mozart e un certo Cornetti (Alessandro Cornet?): i tre musicisti si divisero le trenta strofe dell’ode di Lorenzo da Ponte Per la ricuperata salute di Ofelia (K 477a nel catalogo mozartiano; ed. a cura di T.J. Herrmann, Leipzig 2016), datata settembre 1785 e legata al festeggiamento per il ritorno sulle scene nella Grotta di Trofonio.
Seguirono Il burbero di buon cuore di Vicente Martín y Soler (4 giugno 1786), Prima la musica e poi le parole di Salieri (7 febbraio 1786), La serva padrona di Paisiello (26 marzo), Le nozze di Figaro di Mozart (1° maggio 1786), l’evento principale per il quale Storace è ricordata dai posteri: considerato che le opere erano scritte su misura dei cantanti, la freschezza, la verve e il fascino irresistibile di Susanna si devono anche alle sue doti canore e istrioniche (nel 1784 Mozart aveva già abbozzato per lei un’aria nell’incompiuta Oca del Cairo). Il punto di vista dei posteri è però piuttosto diverso da quello dei contemporanei. Seppure Le nozze di Figaro furono un successo, la più popolare tra le parti impersonate a Vienna da Storace fu Lilla in Una cosa rara di Martín y Soler (17 novembre 1786), opera che andò sulla bocca di tutti, tanto che Mozart l’anno successivo ne citò scherzosamente un tema nel finale del Don Giovanni (citò pure un tema di Fra i due litiganti il terzo gode, che aveva avuto enorme successo anche a Vienna).
Il 23 febbraio 1787 si tenne il concerto d’addio da Vienna di Storace, durante il quale cantò il recitativo accompagnato e rondò Ch’io mi scordi di te? – Non temer, amato bene, K 505, un’aria da concerto di straordinaria qualità e di fattura inusitata, sia per l’audace cromatismo sia per l’organico: oltre all’orchestra vi è il pianoforte obbligato, con il quale la voce intreccia un duetto tanto insolito quanto seducente. Il testo poetico – non a caso, uno struggente addio – è riadattato dall’Idomeneo dello stesso Mozart, che per l’occasione sedette al pianoforte. Nell’autografo egli scrisse «Composto per la Sigra Storace dal suo servo ed Amico W.A. Mozart, 26 di decbre 786»; nel catalogo delle proprie opere «Für Madselle Storace und mich»: il rondò dunque – per la sua natura, ancor più che per tale indicazione – può considerarsi una vivida testimonianza sonora del fascino che la Storace dovette esercitare sul Salisburghese.
Lasciata Vienna, Nancy – in compagnia di un gruppetto di inglesi, tra cui la madre, il compositore Thomas Attwood, allievo di Mozart, e Kelly, che era stato il primo Don Basilio/Don Curzio nelle Nozze di Figaro – tornò nella città natale, dove i compensi erano più alti di quelli, già cospicui, della capitale dell’impero; ed ella fu la più pagata nella compagnia di canto tanto a Vienna quanto a Londra. Qui per lo più rimase fino a fine carriera, continuando a cantare opere buffe italiane al King’s Theatre, ma soprattutto opere comiche in inglese composte dal fratello al Drury Lane (tra cui The haunted tower, 24 novembre 1789; No song, no supper, 16 aprile 1790; The pirates, 21 novembre 1792) e oratori (la partecipazione al Festival Händel a Westminster Abbey nel 1787 fu solo la prima delle sue numerose esibizioni). Nel 1791, nel 1793 e nel 1795 si esibì nei celebri concerti organizzati dall’impresario Johann Peter Salomon, comprendenti le sinfonie di Haydn (come sempre a quel tempo, musica strumentale e vocale si alternavano in una stessa serata); Nancy fu tra i tanti ad acclamare Haydn in occasione della laurea honoris causa conferitagli a Oxford nel luglio 1791. Tra il 1797 e il 1801 compì un tour tra Parigi e l’Italia (Firenze, Milano, Genova, Livorno, Venezia, Trieste) in compagnia del tenore John Braham, suo amante; nel 1802 ebbero un figlio di nome Spencer. Prima di rientrare a Londra, il 28 maggio 1801, assistette alla prova generale delle Stagioni di Haydn a Vienna. L’addio alle scene fu nel 1808 al Drury Lane, al fianco di Kelly.
Morì a Londra il 24 agosto 1817. Si era separata da Braham l’anno prima.
Storace era un soprano non troppo acuto, anzi dotata di un notevole registro grave, essendo capace di ‘affondi’ da puro contralto: il la sotto il rigo di Deh vieni non tardar (su «notturna face») nelle Nozze di Figaro è ben conosciuto, e non è un unicum (nel rondò K 505 tocca il la bemolle, in Prima la musica il sol). Pur avendo doti vocali ragguardevoli nel canto sillabato quanto nell’ornato, Storace fu celebrata soprattutto per la grande abilità mimica e istrionica; una prova ne fu l’acclamata imitazione di Marchesi in Non dubitar – Là tu vedrai, un’aria di Sarti parodiata da Salieri in Prima la musica: vi compare la cosiddetta ‘bomba’, uno smagliante acuto raggiunto al termine di una volatina in semicrome, una prodezza che, se faceva il vanto del grande castrato, il giovane soprano avrebbe emulato già quando cantò con Marchesi a Firenze nel 1779 (l’aneddoto è riportato in Kelly, 1826, I, p. 97, con una locuzione per la verità enigmatica: «voletta of semitone octaves»; e cfr. Salieri, 2013, p. 52). Tra i giudizi elogiativi dei contemporanei spiccano quelli di Giuseppe II, del conte Zinzendorf, di Charles Burney (cfr. Link, 1998) e di molti melomani inglesi (cfr. Emerson, 2005). La stampa coeva sottolineò la spiccata vivacità e l’impareggiabile abilità nell’accattivarsi il pubblico: era perfetta nel ruolo della servetta, e in generale nell’opera buffa più che nella seria, mancandole il contegno dignitoso. Ma cantò anche arie serie o patetiche, come attestano le numerose edizioni a stampa a lei dedicate (cfr. la selezione di arie in Link, 2002, che offre anche la cronologia degli impegni teatrali, pp. XIV-XVI, ampliata in Pesqué, 2017, pp. 413-453).
Il fratello Stephen (John Seymour), nato il 4 aprile 1762, studiò violino e cembalo, indi composizione nel conservatorio di S. Onofrio a Napoli. Con tutta probabilità grazie alla sorella ebbe gli ingaggi a Vienna per Gli sposi malcontenti e Gli equivoci (1786). Ma molto più delle opere italiane ebbero successo le opere inglesi al Drury Lane, che restarono in repertorio per alcuni decenni. Morì a Londra il 15 o 16 marzo 1796.
Fonti e Bibl.: M. Kelly, Reminiscences, London 1826, I, pp. 96-99, 187-190, 194, 196, 229-233, 237 s., 243 s., 253, 258 s., 264, 274 s., 279, 287-291, 297, 299, 316, 319, 331, II, pp. 17, 32, 34, 106, 289; B. Matthews, Nancy Storace and the Royal Society of musicians, in The musical times, CXXVIII (1987), 1732, pp. 325-327; J. Girdham, The last of the Storaces, in The Musical Times, CXXIX (1988), 1739, pp. 17 s.; G. Brace, Anna... Susanna. Anna Storace, Mozart’s first Susanna: her life, times and family, London 1991; J. Girdham, A note on Stephen S. and Michael Kelly, in Music & Letters, LXVI (1995), pp. 64-67; Id., English opera in late eighteenth-century London. Stephen Storace at Drury Lane, Oxford 1997; D. Link, The National Court Theatre in Mozart’s Vienna. Sources and documents 1783-1792, Oxford 1998, ad ind.; J.A. Rice, Antonio Salieri and Viennese opera, Chicago-London 1998, ad ind.; D. Link, Arias for Nancy Storace, Middleton (Wis.) 2002; I.P. Emerson, Five centuries of women singers, Westport (Conn.) 2005, pp. 97-112, 288 s. (con cronologia e bibliografia); D. Heartz, Nancy Storace, Mozart’s Susanna, in Sleuthing the muse: essays in honor of William F. Prizer, a cura di K.K. Forney - J.L. Smith, New York 2012, pp. 218-233; A. Salieri, Prima la musica e poi le parole, a cura di T. Betzwieser, Kassel 2013, pp. X s., LIII s.; D. Link, Nancy Storace’s ‘annus horribilis’, 1785, in Newsletter of the Mozart Society of America, XVIII (2014), 1, pp. 1-7; E. Pesqué, Nancy Storace muse de Mozart et de Haydn, s.l. 2017; T. Seedorf, Storace - Benucci - Mozart oder: Maß nehmen für Figaro und Susanna, in «La cosa è scabrosa». Das Ereignis ‘Figaro’ und die Wiener Opernpraxis der Mozartzeit, a cura di C. Bebermeier - M. Unseld, Köln 2018, pp. 127-136.