Animazione
animazióne s. f. – Cinema – La tecnica dell’a., nata dalle origini del cinema (per es., con Georges Méliès) e che consiste nell’animare sullo schermo personaggi e paesaggi disegnati, e talvolta, come nell’a. sperimentale, linee e figure astratte, ha avuto, nel 21° sec., una fondamentale evoluzione, dovuta alle nuove tecnologie digitali, alla grafica computerizzata, alla tridimensionalità stereoscopica dell’immagine. Ciò ha fatto sì che l’espressività dei film di a. acquistasse una plastica dimensione suggestiva, nell’illusione della fisicità dei personaggi e della profondità di campo dei paesaggi. Inoltre, in molti film gli effetti speciali digitali di a. hanno contribuito a conformare universi fantastici, a dar corpo a visioni spettacolari difficilmente immaginabili prima. Per cui il tradizionale cartone animato, ossia il film di a. destinato a un pubblico infantile, il cui campione era stato Walt Disney, ha mutato statuto ed è diventato film ad alto livello spettacolare, la cui caratura di racconto, di illusionistica fascinazione, e insieme il realismo dell’azione, uniti all’ironia, al meccanismo comico, al dinamismo, all’intensità emozionale, si sono rivelati capaci di attrarre un pubblico adulto e di guadagnare premi in festival internazionali. Ciò non ha impedito che si continuassero a usare tecniche tradizionali come l’a. in plastilina in stop motion o scatto singolo nel buffo Chicken run (2000) di Peter Lord e Nick Park, o quella delle silhouette nel delicato Princes et Princesses (2000) di Michel Ocelot. E se il fascino favolistico del disegno animato ha continuato a incantare il pubblico nelle produzioni Disney, fino a Home on the range (Mucche alla riscossa, 2004) di William Finn e John Sanford, sorta di western animale, e a The princess and the frog (2009) di Ron Clements e John Musker, che riambienta la fiaba del principe Ranocchio sulle rive del Mississippi, e Winnie the Pooh (2011) di Stephen J. Anderson e Don Hall, la Disney Company ha prodotto film d’a. in 3D come Chicken Little (Chicken Little –Amici per le penne, 2005) di Mark Dindal, e si è riconvertita alle nuove tecnologie digitali incorporando la Pixar, società esperta in a. computerizzata nata negli studi di George Lucas, e il cui principale regista e produttore è John Lasseter con la sua serie Cars (2006-2011), che antropomorfizza le auto, e i bislacchi e teneri mostri di Monsters, Inc. (Monsters & Co., 2001) di Pete Docter, David Silverman e Lee Unkrich, o il mondo sottomarino di Finding Nemo (2003), vincitore di un Oscar, e quello postapocalittico abitato da un solitario robot innamorato di WALL.E (2008), entrambi di Andrew Stanton, o gli esperti topini di Ratatouille (2007) di Brad Bird e Jan Pinkava, o i vecchi personaggi delle favole dei Grimm in Tangled (Rapunzel –L’intreccio della torre, 2010) di Byron Howard e Nathan Greno. In questo ambito si è sviluppata un’a. d’autore, la cui ambizione nella costruzione stilistica e narrativa ha portato un film come Up (2009) di Docter e Bob Peterson, commovente storia di amicizia di un vecchio pensionato e un bambino sognatore, a inaugurare il festival di Cannes. Di questa a. autoriale fanno parte raffinati registi giapponesi come Hayao Miyazaki, con il suo Studio Gibli, e il figlio Goro, autore dell’immaginifico Gedo Senki (I racconti di Terramare, 2006), Isao Takahata, o una artista come Fusako Yusaki, che rinnovano la tradizione grafica dei manga e degli anime, personaggi e atmosfere già celebri nei fumetti giapponesi e nell’a. televisiva. Spesso l’a. d’autore mescola scene dal vivo e stop-motion con perizia artigianale, come è il caso del praghese Jan Švankmajer, autore del fantastico Otesánek (2000) che riprende il mito dell’automa. Il repertorio favolistico tradizionale è stato poi reinventato, in chiave ironica e disinvolta, da Puss in boots (2011) di Chris Miller, e prima ancora dal demistificante Shrek (2001) di Andrew Adamson e Vicky Jenson, e dalla serie che ne è conseguita, film prodotti dalla Dreamworks di Steven Spielberg, come la serie Madagascar che segue le avventure africane di un gruppo di animali in una riserva naturale. Altro studio specializzato è Blue sky studios di Chris Wedge che ha dato vita all’irresistibile serie aperta da Ice age (2002), ambientata in un’epoca antidiluviana popolata da imprevedibili animaletti e mastodontici pachidermi.
Televisione – Se la nascita della televisione ha contribuito al declino del cortometraggio d’a. cinematografico, ha però dato un forte impulso al settore grazie alla creazione di prodotti destinati al nuovo medium, come le animated sitcom negli Stati Uniti e gli anime televisivi in Giappone. Basti pensare anche al forte momento di vivacità vissuto dal settore italiano grazie a Carosello (1957-1977), cui si devono personaggi come Calimero, La Linea, Cabalero e Carmencita, Papalla. In Italia si è poi riscontrato un risveglio della produzione animata a partire dalla metà degli anni Novanta del 20° sec., in contemporanea a quello della fiction, con la realizzazione anche di un successo internazionale come Winx club (2004). Come al cinema, anche per la televisione l’a. è una varietà di tecniche, dai tradizionali disegni animati alla stop motion fino al più recente 3D. L’a. è trasversale ai generi: può essere segmento narrativo autonomo, e quindi configurarsi come fiction, oppure essere utilizzata all’interno della pubblicità, di una sigla, di un videoclip, di un documentario ecc. All’interno del genere fiction, l’a. è indirizzata soprattutto a un pubblico infantile (è dunque una grossa fetta della kids Tv), secondo una visione perlopiù occidentale che vede nell’a. un linguaggio destinato ai più piccoli (diverso il caso degli anime). Negli Stati Uniti, però, ha recentemente saputo affrancarsi da questa visione grazie a prodotti indirizzati a un pubblico più adulto, come le animated sitcom legate alla nascita della quality Tv. L’a. televisiva è stata a lungo ritenuta di basso livello, a causa di un uso parossistico, per motivi economici, di quella che viene definita limited animation, ovvero uno stile d’a. che tende a limitare i movimenti dei personaggi (stilizzazione dei movimenti, uso di primi piani e di zoom, ripetizione delle sequenze), contrapposta all’a. full, che privilegia la compiutezza dei movimenti, legata alla tradizione cinematografica e di stampo disneyano. Un limite questo che in realtà è diventato un tratto distintivo, grazie a un uso sempre più espressivo del linguaggio audiovisivo e a una ricerca di uno stile grafico più iconico, come dimostrano gli anime e le animated sitcom degli anni Novanta del 20° secolo. Grazie alla sua facile circolazione internazionale, l’a. televisiva ha saputo creare personaggi popolari e universali, patrimonio di un unico immaginario. Inoltre, con la sua duttilità, ha quasi anticipato certi meccanismi della convergenza, facendosi gadget, contaminando il web, diventando videogioco. I suoi personaggi, con grandi occhi, colori vistosi, tratti esagerati, sono icone riconosciute capaci di marchiare più aspetti della nostra realtà, e spesso di influenzare altre forme d’arte pop contemporanee.