OLIBRIO, Anicio
Patrizio romano di nobilissima famiglia, fu, forse, tratto prigioniero a Cartagine al tempo del sacco dei Vandali (455); certo sposò Placidia, una delle figlie di Valentiniano III, mentre il re dei Vandali Genserico dava in sposa al figlio Unerico l'altra figlia Eudocia; anzi Genserico pensava già a innalzarlo al trono imperiale d'Occidente. Nel 464 fu console; e viveva a Costantinopoli con la moglie, quando Leone imperatore d'Oriente lo mandò in Italia per rafforzare, sembra, la condizione di Antemio, minacciata dall'onnipotente patrizio Ricimero. Ma Ricimero lo fece proclamare imperatore (aprile 472), forse per avere insieme il favore di Genserico e della corte bizantina; Antemio fu ucciso. Olibrio fu nulla più che uno strumento nelle mani di Ricimero e, morto questo (19 agosto), di suo nipote Gundobado della stirpe reale burgundia, succedutogli nel patriziato. Morì di malattia il 2 novembre 472.
Bibl.: R. Cessi, Regnum ed Imperium in Italia, Bologna 1919; O. Seeck, Geschichte des Untergangs der antiken Welt, VI, Stoccarda 1920, e fonti ivi citate; E. Stein, Gesch. des spätröm. Reiches, Vienna 1928, p. 582 segg.