ANGOULÊME, Marie Thérèse Charlotte, duchessa di
Nata a Versailles il 19 dicembre 1778 dal re di Francia Luigi XVI e dalla regina Maria Antonietta. A poco più di dieci anni, dovette accompagnare gli sventurati suoi genitori, quando i rivoluzionarî costrinsero il re a trasferirsi da Versailles a Parigi. Finché rimase nel palazzo delle Tuileries, fu affidata in ispecial modo alle cure della baronessa de Mackau, vice-governatrice dei figli del re; ma, nell'agosto 1792, fu imprigionata nel castello del Tempio e ben presto separata dai genitori, inviati al patibolo, e dal fratello, destinato a più atroce tortura. Ammalatasi e rimasta per quindici mesi nel più squallido isolamento, poté miracolosamente sopravvivere sino alla caduta di Robespierre, quando la Convenzione nazionale le permise di tenere accanto a sé la signora de Chantereine, con la quale riprese a parlare l'italiano insegnatole nella fanciullezza. Più tardi, poté ricevere l'antica gouvernante des enfants de France, duchessa di Tourzel, e la figlia di questa, alle quali, peraltro, non furono risparmiate le persecuzioni poliziesche. Il Consiglio dei Cinquecento, succeduto alla Convenzione nazionale, concluse col governo austriaco lo scambio della principessa Maria Teresa coi rappresentanti francesi che il generale Dumouriez aveva consegnati al maresciallo Clerfayt. Lo scambio avvenne ad Uninga presso Basilea, il 26 dicembre 1795. La principessa rimase circa tre anni a Vienna, ospite e quasi ostaggio del cugino materno Francesco II imperatore. Frattanto lo zio paterno, il futuro re Luigi XVIII, che portava allora semplicemente il titolo di conte di Lilla, e già le aveva fatto chiedere dalla duchessa di Tourzel di accettare per sposo il cugino duca di Angoulême, la chiamò presso di sé a Mittau in Curlandia, ove nel 1799 sposò appunto il principe Luigi Antonio, figlio primogenito del conte d'Artois. Entrambi rimasero accanto allo zio, capo della casa di Francia, sino al 1814: cioè, dal 1799 al 1801, a Mittau; dal 1801 al 1805, a Varsavia; dal 1805 al 1806, di nuovo a Mittau; infine a Hartwell, in Inghilterra. Ritornata in Francia alla prima restaurazione, mostrò, durante i "cento giorni", tale vigore che Napoleone I la definì "le seul homme de sa famille". Ma, durante la seconda restaurazione, non seppe valersi dell'aureola che le avevano procurata gl'immeritati dolori per conciliare alla dinastia il favore popolare. Diede altre vane prove d'energia, affrontando coraggiosamente la rivoluzione del 1830, che l'aveva sorpresa sola in provincia; e, dopo la rinuncia del marito in favore del nipotino duca di Bordeaux, vegliò affettuosamente e mestamente sulla giovinezza dell'ultimo erede dei Borboni del ramo primogenito, nell'esilio in Scozia e in Austria. Mori presso Wiener-Neustad, il 9 ottobre 1851.
Bibl.: E. Lenotre, La fille de Louis XVI, Parigi 1907.