BARBETTI, Angiolo
Nacque in Siena il 22 giugno 1805 da Massimiliano, buon intagliatore di quella città, e da Maddalena Fornaini. Imparò l'arte nella bottega del padre; presto la sua rinomanza nella città natale gli fece acquistare estimatori e addirittura discepoli, tanto che nel 1841 si trasferì a Firenze, dove aprì un laboratorio, più tardi ampliato, introducendo, fra i primi, macchine per la lavorazione del legno e dividendo la sua attività in due sezioni, una per la scultura in legno, l'altra per l'ebanisteria ed i lavori di quadro.
Nel 1851 partecipò all'esposizione universale di Londra e in seguito a quelle di Parigi (1861) e Vienna (1873). In questi anni il B. riscosse riconoscimenti ufficiali e favore di pubblico, e il suo laboratorio, in cui lavoravano i figli Raffaello, Egisto, Ottavio e il più famoso Rinaldo, divenne rinomato in tutta Italia. Molti allievi uscirono dalIa sua scuola e si resero noti: basti ricordare tra tutti M. A. Baccetti.
Il B. morì in Firenze il 29 luglio 1873.
Con il Marchetti, pure di Siena, il Mafezzoli di Cremona, i Rosani di Brescia, il B. è tra i primi e principali restauratori in Italia del gusto del mobile artistico. La ventata rivoluzionaria napoleonica aveva introdotto anche da noi il mobile impero e neoclassico; la ripresa attenta dei motivi dell'arte toscana rinascimentale ripristinava una tradizione: da ciò la fortuna in patria e fuori di questo alto artigianato. Non si può propriamente parlare di manifestazione d'arte perché i moduli quattro-cinquecenteschi non sono ricreati, ma piuttosto attentamente e con misura riproposti: nell'intaglio in legno si riprendono quasi con virtuosismo tecnico gli elementi decorativi più evidenti della scultura rinascimentale.
Tra le opere del B. si ricordano un paliotto eseguito nel periodo senese per la chiesa della contrada della Tartuca; una caminiera per il palazzo Saracini; una cornice in noce, ricca d'intagli; una grande specchiera in noce con colonne, oggi nel Victoria and Albert Museum di Londra. In Firenze, oltre al monumentale organo per la cappella della villa Demidoff, dove rappresentò la facciata e due lati di una cattedrale gotica, coordinò i lavori della cappella stessa, per la quale con i figli Ottavio e Raffaello fece le parti decorative, lasciando ad Egisto la parte costruttiva e a Rinaldo l'importante intaglio degli scomparti della porta. Nel 1896 gli fu commessa per il ministero della Marina una scrivania che eseguì in mogano con eleganti modanature e ornati riproducenti arnesi di marina, conchiglie ed emblemi di storia marinara.
Fonti e Bibl.: G. E. Saltini, Le arti belle in Toscana,Firenze 1862,1). 42; S. Fioretti, L'esposizione italiana del 1861, Firenze 1864, fasc. 23, p. 19; D. C. Finocchietti, Della scultura in legno,in L'arte in Italia, 1 (1869), pp. 113 ss.; Id., Della scultura e tarsia in legno,Firenze 1873, p. 210; P. P. Cocchi, Intorno ad A. e Rinaldo B.,Firenze 1879; C. Da Prato, Firenze ai Demidoff..., Firenze 1866, pp. 395, 400, 403; M. Tinti, Il mobilio fiorentino, Milano 1928, pp. 27, 40, 41; U. Thierne-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p.471; Encicl. Ital., VI, pp.142 s.; E. Bénézit, Dict... des peintres..., 1, Paris 1948, p. 389.