Angiolello da Carignano
A. da Carignano (o, come erroneamente tramandano antichi commentatori, Cagnano o Servignano) il cui nome deriva da quello del castello che sorgeva sulle rive del fiume Arzilla, fu cittadino notevole di Fano, esponente della fazione ghibellina della città, come possiamo anche arguire dando all'attributo dantesco miglior da Fano valore politico, e considerando che il castello di Carignano era feudo imperiale. Questo personaggio è oggetto, insieme a Guido del Cassero, capo della fazione guelfa in Fano, della profezia di Pier da Medicina (If XXVIII 76-81), secondo la quale essi furono invitati a parlamentare da Malatestino Malatesta (v.), e poi per suo ordine trucidati al largo di Cattolica. Questo avvenimento s'inserisce fra i tentativi compiuti dai Malatesta signori di Rimini, che, approfittando del progressivo indebolimento dei Montefeltro, signori di Urbino, spinsero la propria influenza verso i comuni della Marca Anconitana e in particolare verso Pesaro, Fano e Senigallia. L'uccisione dei due maggiori esponenti fanesi sarebbe quindi o conseguenza di un fallito tentativo di Malatestino di impadronirsi della città, o, meglio ancora, la preparazione a un'occupazione più certa.
Problematico è collocare nel tempo questo avvenimento: antichi storici lo fanno accadere subito dopo la battaglia dell'Arzilla (1294), ma questa data è senz'altro da scartare, in quanto D. espone il fatto come profezia, ed è quindi successivo all'aprile del 1300. Il Nolfi, in un suo manoscritto di storia fanese (Delle notizie historiche della città di Fano, Manoscritto della Biblioteca Gambalunga di Pesaro), riporta, come falsa, un'anonima notizia secondo la quale l'eccidio sarebbe avvenuto sotto il pontificato di Benedetto XII; concordiamo senz'altro con la confutazione dello storico, in quanto tale papa regnò dal 1344, ma si potrebbe supporre un errore e considerare il pontificato di Benedetto XI che va dall'ottobre del 1303 al luglio del 1304; la datazione intorno a questi anni verrebbe confermata dal fatto che dal 1306 mancano notizie sui due personaggi. Nel canto tuttavia si parla di tiranno fello/... che vede pur con l'uno,/e tien la terra: Malatestino, privo di un occhio, è considerato già signore di Rimini, quindi dovremmo essere dopo il 1312; questa data però non è significativa per l'avvenimento: il fatto poteva benissimo essere già accaduto, e il racconto elaborato in seguito. Le datazioni successive al 1312 che troviamo presso alcuni storici si spiegano benissimo se si pensa che i documenti contemporanei non fanno alcuna menzione del delitto e che quindi unica fonte è sempre stato il racconto di D., di cui sono state date interpretazioni più o meno esatte. Vittorio Rossi, seguito da altri commentatori, basandosi sul silenzio delle cronache del tempo, arriva a negare la storicità del fatto e sostiene che una falsa profezia era stata costruita ad arte da Pier da Medicina per non venir meno, anche nell'oltretomba, al suo compito di seminatore di discordie. L'argumentum ex silentio tuttavia non è storicamente determinante; inoltre si può presumere che i Malatesta, ormai signori di Fano, non gradissero testimonianze dei mezzi con cui avevano affermato il proprio dominio; e a questo proposito acquista particolare significato la notizia della cacciata dalla città dei partigiani delle due vittime, tramandata da Iacopo della Lana: " cacciò fuori di Fano tutta la sua parte ".
Il tono accorato del discorso, la precisione e la ricchezza dei particolari, la parallela profezia su fra Dolcino, storicamente esatta, fanno supporre o che D. riferisca un delitto realmente avvenuto, o almeno che dia corpo a una voce pubblica che legava la scomparsa di Guido del Cassero e di A. a Malatestino Malatesta.
Alla metà circa del secolo scorso il musicista Alessandro Nini (1805-1880) scrisse, in occasione dell'inaugurazione del Teatro di Fano, sua patria, il melodramma Angiolello da Carignano. Il librettista, Antonio Bellotti, costruisce una vicenda che, conservando nello sfondo la questione politica, s'impernia su una rivalità amorosa fra A. e Malatestino, e in cui ha parte Guido del Cassero come padre della fanciulla contesa. Quest'opera non fu più rappresentata a Fano nel 1863; alcuni brani solamente furono eseguiti durante la celebrazione del centenario della nascita dell'autore commemorato a Bergamo, nel 1906 (" Eco di Bergamo " 20-21 aprile 1906). Il dramma rimase inedito e il manoscritto è conservato nella Biblioteca musicale Gaetano Donizetti di Bergamo.
Bibl. - L. Tonini, Sull'anno in cui presso alla Cattolica ecc., in " L'eccitamento " IV (1858) 582-588; Id., Storia di Rimini, IV, Rimini 1880, 14-18; G. Castellani, Iacopo del Cassero e il codice dantesco della biblioteca di Rimini, in " Le Marche " VII (1907) 36-72; V. Rossi, Saggi e discorsi su D., Firenze 1930, 157-175; C. Selverelli, Alessandro Nini, in " Studia Picena " IX (1933) 87-103; G. Petrocchi, Intorno alla pubblicazione dell'Inferno e del Purgatorio, in " Convivium " XXV (1957) 652-659 (rist. in Itinerari danteschi, Bari 1969, 83-118); M. Fubini, Il canto XXVIII dell'Inferno, in Lect. Scaligera; A. Vasina, I Romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell'età di D., Firenze 1964, 297.