BIANCHINI, Angiola
Nata a Mantova da Carlo e da Carolina Rinaldi il 13 febbr. 1826, con la guida del marchese Giuseppe Valenti Gonzaga e del sacerdote Enrico Tazzoli si diede, ancora adolescente, all'apostolato educativo, facendo le prime esperienze nell'asilo infantile della città natale. Nel 1842 fu nominata maestra nell'asilo di Guastalla, aperto il 12 dic. 1841, e vi rimase fino a tutto il 1862 collaborando col direttore F. Paralupi. Dal 1864 in poi fu direttrice dell'asilo infantile di Urbino, presieduto dai conti Bernardino e Anna Staccoli-Castracane. Nel 1869 diventò direttrice delle scuole elementari femminili di Fano, dove rimase fino alla morte, avvenuta in questa città il 6 marzo 1915.
Seguace di Ferrante Aporti, scrisse a Urbino e pubblicò a Fano nel 1870 un libro di metodica per gli asili infantili italiani (Manuale per gli asili d'infanzia secondo il metodo di F. Aporti), che ebbe sette edizioni (l'ultima è del 1892).
L'opera, approvata da vari consigli scolastici provinciali, venne anche premiata con medaglia d'argento alla Esposizione marchigiana di Urbino nel 1871 e dalla Società dei giardini d'infanzia di Milano, oltre che da varie Accademie letterarie. Nel 1882 ebbe la medaglia d'oro alla Esposizione di Parigi.
Fin dalla seconda edizione (1872) la B. integrò il suo Manuale col metodo froebeliano del quale aveva avuto notizia a Napoli l'anno precedente durante il VI congresso pedagogico. Le conclusioni cui esso era giunto, dopo accesissime discussioni pro e contro Fröbel, aprivano la strada ad una migliore comprensione del suo sistema, che fu consigliato agli educatori italiani quando non contrastasse con le peculiarità del carattere nazionale. La B., pur suggestionata dalle teorie del Fröbel, riconosceva che, in pratica, si presentavano notevoli difficoltà per la loro applicazione "in paesi diversi per clima, per natura fisica, per grado di istruzione nelle masse". Ritenne così di poter tirare le fila della sua esperienza didattica (fu anche incaricata di ispezionare gli asili di Napoli e di sperimentarvi il metodo che andava elaborando) col consigliare un "metodo misto", che definì anche "eclettico", ove, con opportuni adattamenti ed integrazioni, le teorie dei due grandi pedagogisti dell'infanzia potevano considerarsi tuttora valide.
Un aspetto moderno hanno talune vedute della B., specie per quanto riguarda la preparazione delle insegnanti per gli asili infantili ed il ruolo che lo Stato deve assumere verso esse. Accanto ad una ineccepibile moralità essa richiedeva alle maestre una speciale attitudine, una solida preparazione culturale ed una lunga pratica acquistata sotto la guida di esperti direttori. Riteneva inoltre che l'intervento dello Stato sugli asili infantili potesse garantire nell'insegnamento quell'unità spirituale che era base necessaria dell'unità politica. Ritenendo prematuri i tempi per l'assoluta libertà della scuola, la B. sperava che dall'intervento dello Stato le maestre d'asilo potessero trarre beneficio anche per ottenere un trattamento economico e giuridico più dignitoso.
Fonti e Bibl.: Comune di Fano, Anagrafe; Relaz. intorno allo stato e ai progressi dell'asilo di Guastalla fino a tutto l'anno 1842, Guastalla 1843; R. Mariani,L'asilo d'infanzia di Guastalla e F. Aporti, Lanciano 1927; A. Gambaro, F. Aporti e gli asili nel Ris., II, Torino 1937, p. 465 n. 1; E. Codignola,Pedag. ed educatori, Milano 1939, p. 72.