USIGLIO, Angelo
– Nacque a Modena il 21 luglio 1803, secondogenito di Sansone Benedetto e di Eva Vitali (o Vitale), originaria di Alessandria.
Appartenente a una famiglia abbastanza agiata di commercianti e possidenti di origini ebraiche, fu vicino agli ideali liberali fin da giovane. La sua passione politica fu alimentata anche dalla conoscenza familiare di alcuni ufficiali napoleonici e dalla reintroduzione nel Ducato di Modena, con la Restaurazione, delle interdizioni civili per i sudditi ebrei.
Dopo una prima formazione in casa, nel maggio del 1823 Angelo si laureò in legge presso la locale università. Al periodo degli studi risalgono le sue amicizie con diversi studenti politicizzati e probabilmente l’adesione ad alcune associazioni politiche segrete, anche se non figurò tra le persone coinvolte nei fatti del 1821.
Senza un’occupazione precisa negli anni seguenti si dedicò agli studi letterari e compì dei viaggi a Verona e Reggio; in particolare nell’aprile del 1830 accompagnò Enrico Misley in quest’ultima città. Dopo la laurea, infatti, per ragioni religiose la professione forense e gli impieghi civili gli furono preclusi. Già nel periodo giovanile però, anche per l’amicizia con gruppi liberali e cospiratori, Usiglio si allontanò progressivamente da ogni pratica religiosa, proclamandosi materialista, sebbene non si dichiarasse mai ateo e non rinnegasse la sua fede.
Nel febbraio del 1831 Usiglio partecipò alla rivoluzione nel Ducato estense. Benché non direttamente coinvolto nelle trattative con Francesco IV, fu in contatto con gli organizzatori del sommovimento e vi prese parte fin dal suo inizio. La sera del 3 febbraio era, infatti, tra coloro che si radunarono a casa di Ciro Menotti per andare «al Palazzo ove si avrebbe domandato a S.A. il Duca il cangiamento dei ministri, e lo si avrebbe proclamato Re d’Italia» (Artom, 1949, p. 164). Armato di fucile, partecipò alla strenua resistenza degli insorti fino alla capitolazione e all’arresto. Condotto nelle prigioni dell’ergastolo fu liberato dopo pochi giorni a seguito della fuga del duca e dello scoppio della rivoluzione nelle Legazioni. Il 9 febbraio fu tra i 72 sottoscrittori della cosiddetta Deliberazione de’ Cittadini modenesi, la dichiarazione di decadenza della dinastia austro-estense e di costituzione del governo provvisorio.
A fine febbraio si arruolò, assieme ai fratelli, nella guardia nazionale comandata da Camillo Manzini e quindi tra le truppe dell’esercito del generale Carlo Zucchi. Oltre a due sorelle, Elisa e Rosa, Angelo aveva tre fratelli, Giuseppe, Cesare ed Emilio, tutti coinvolti nell’insurrezione. Con altri volontari reggiani, modenesi, bolognesi e romagnoli, i fratelli Usiglio cercarono di arrestare l’avanzata austriaca combattendo fino alla capitolazione di Ancona.
A fine marzo Cesare, medico, si imbarcò verso Corfù; Giuseppe si rifugiò a Firenze; invece Angelo ed Emilio si prepararono a partire alla volta della Francia assieme ad altri insorti tra cui Gustavo Modena, Giuseppe Lamberti, Terenzio Mamiani della Rovere, il conte Carlo Pepoli, Celeste Menotti, Nicola Fabrizi. Tuttavia, saliti sul trabaccolo greco Isotta con una novantina di altri profughi, il 30 marzo 1831 al largo di Ancona furono fermati da due navi da guerra austriache. A nulla servì il passaporto concessogli dalle autorità pontificie sotto il falso nome di Antonio Manzieri; assieme agli altri fuggitivi Usiglio fu condotto a Venezia dove fu rinchiuso nel forte di S. Andrea al Lido e quindi nel carcere di San Severo. Rimase prigioniero insieme agli altri insorti modenesi per quindici mesi, sebbene Vienna non avesse ragioni legali per tenere detenuti dei sudditi di uno Stato straniero. Solo nell’estate del 1832 furono scarcerati e imbarcati su una fregata alla volta di Tolone, dopo aver rischiato di essere deportati in Algeria. Pochi mesi prima, a seguito della liberazione dei reclusi pontifici, i familiari degli arrestati perorarono la loro causa con delle petizioni agli ambasciatori di Francia e Inghilterra e al Parlamento transalpino.
Con l’arrivo Oltralpe per Angelo cominciò un lungo esilio che lo accompagnò fino alla morte, con il suo carico di difficoltà, senso di lontananza e solitudine. Mentre si trovava all’estero, il 6 giugno 1837, fu condannato in contumacia per lesa maestà alla pena di morte da eseguirsi per impiccagione pubblica e alla confisca dei beni. Da Tolone si trasferì con il fratello Emilio a Marsiglia, dove entrò in contatto con Giuseppe Mazzini aderendo alla Giovine Italia. Iniziò così una collaborazione politica decennale e un’amicizia ancor più lunga. Usiglio non ricoprì ruoli di rilievo, ma gestì la corrispondenza segreta, aiutò gli esuli, inviò emissari nella penisola, scrisse lettere, gestì il denaro e la spedizione di libri e opuscoli, controllò e denunciò presunte spie, contribuì all’organizzazione di diversi tentativi insurrezionali. Funse da tesoriere e da segretario privato di Mazzini; il suo nome era spesso usato sotto fascia nelle varie lettere dirette al patriota genovese. Scrivendo all’amico Luigi Amedeo Melegari disse «faccio il facchino» (Artom, 1949, p. 196); mentre i fratelli Jacopo, Giovanni e Agostino Ruffini lo definivano «Angelo custode» (p. 116). Per Usiglio l’impegno politico era un imperativo etico. Collaborò con Mazzini e non gli fece mancare il sostegno morale, anche se era piuttosto scettico sulla realizzabilità dei diversi piani insurrezionali – ad esempio scrisse a un amico nel settembre del 1833: «ti confesso di crederlo ineseguibile [il piano...] vi è troppo di romantico» (p. 206).
Espulso dalla Francia, nell’estate del 1833 Usiglio si trasferì a Ginevra, dove partecipò alla preparazione della spedizione di Savoia. Si preoccupò personalmente della predisposizione delle bandiere e delle parole d’ordine che avrebbero dovuto muovere l’insurrezione. Il suo nome di guerra era Arnaldo da Brescia. Il fallimento del piano sancì anche la divisione dal fratello Emilio che nel dicembre del 1834, dopo aver cercato di rientrare nella penisola, fu incaricato di occuparsi della propaganda repubblicana in Grecia e a Malta. Angelo, a fianco di Mazzini, dei fratelli Ruffini e di Nicola Fabrizi, invece, iniziò una peregrinazione a più tappe, ricercato dalla polizia; si spostò tra Ginevra, Berna, Losanna, Grenchen, Soleure. Sebbene non facesse parte dei firmatari e della Congrega centrale, era a Berna e collaborava con Mazzini anche quando fu fondata la Giovine Europa.
Sul finire del 1834 iniziò a darsi agli affari rivendendo degli oggetti di paglia e tentò la carriera letteraria con scarso successo. Scrisse un romanzo che non trovò un editore; mentre il racconto Una rosa nel deserto fu pubblicato nell’agosto del 1836 sulla rivista Italiano. Infine uscirono a Bruxelles nel 1838 otto racconti dal titolo La donna, racconti semplici.
Espulso dalla Svizzera nell’estate del 1836, perché accusato di aver fatto parte della cospirazione di Zurigo, Usiglio fu accompagnato per tre volte alla frontiera francese e rimase agli arresti domiciliari, fino alla partenza per Troyes e quindi nel gennaio 1837 per Londra.
Nella capitale inglese condivise le paure e le ristrettezze economiche dei compagni esuli, mentre si occupava della gestione della corrispondenza di Mazzini e degli aspetti pratici, dalla ricerca dell’alloggio all’amministrazione del denaro. Per sbarcare il lunario con i fratelli Ruffini cercò di cimentarsi nel commercio di beni provenienti dalla penisola e insegnò temporaneamente in una scuola italiana. Infine iniziò a vendere vino e altri prodotti alimentari come terzista. Per seguire il nuovo impiego, dopo anni di vita in comune, Usiglio nell’estate del 1840 prese casa lontano da Mazzini. I loro destini si divisero, anche se l’amicizia rimase. Con questo allontanamento l’impegno politico per Usiglio cessò; si convinse che l’attività politica tentata dagli esuli fosse inutile. Un’unica parentesi fu la primavera del 1848 quando fu impiegato nella penisola come segretario di una sezione dell’Associazione nazionale e rappresentante a Milano del governo provvisorio di Modena, in qualità di esponente della commissione elettorale.
Tornato a Londra lavorò come mercante e tentò, con alterno successo, varie imprese commerciali. Collaborò con la famiglia Rosselli e visse come pensionante presso Valerio Pistrucci, figlio di Filippo e fratello di Scipione. Per cinque anni, a partire dal 1851, in società con Pellegrino Rosselli fu a capo dell’impresa A. Usiglio and Company che vendeva indaco e altre merci. Nel 1864, invece, David Nathan gli propose di entrare in società con altre nove persone e una banca per formare una Joint Stock Company. Non visse mai una vita agiata e fu coinvolto anche in due processi per ragioni di affari. Compì almeno un paio di viaggi nella penisola nel 1859 e dopo l’Unità, e trascorse gli ultimi anni di vita malato.
Morì celibe a Londra il 12 aprile 1875 a casa di Valerio Pistrucci.
Fu sepolto nel cimitero di East Finchley nella tomba della famiglia Pistrucci, nonostante la sua richiesta di essere sepolto senza rito religioso o al massimo «con quello della Chiesa d’Inghilterra» (Canevazzi, 1925, p. 704) e benché non avesse rinnegato la fede ebraica.
Fonti e Bibl.: La corrispondenza con Luigi Amedeo Melegari e Francesco Delfini, pubblicata in M. Menghini, Lettere di un mazziniano modenese (A. U.), Modena 1910 e ripresa da E. Artom (Un compagno di Menotti e di Mazzini: A. U., Modena 1949, appendice II) è conservata presso: Roma, Biblioteca di storia moderna e contemporanea, Coll. Mazziniana (dove ci sono anche alcune lettere a Lisette Mondrot); Museo centrale del Risorgimento, dove sono conservate anche tre lettere di Usiglio a Nicola Fabrizi scritte negli anni Cinquanta e Sessanta [b. 517/54 (4-6)] e una missiva di Fabrizi a lui indirizzata [527/28(1)]. Altre lettere di Usiglio si trovano a: Genova, Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento, Carte Ruffini, lettere a Eleonora Curlo Ruffini (1836); Milano, Civiche Raccolte Storiche, Fondo Carlo Rigotti, lettere (1848); Archivio gentilizio privato della famiglia Ordoño de Rosales Cigalini (queste lettere sono state pubblicate in A. Cutolo, Gaspare Rosales. Vita romantica di un mazziniano, Milano 1936, cap. VI; Lettere di Giuseppe Mazzini ed alcune de’ suoi compagni d’esiglio pubblicate da L. Ordoño De Rosales, Torino 1898, p. 210). Alcune lettere al fratello Emilio degli anni Sessanta e Settanta risultavano depositate presso la Deputazione di storia patria di Modena nel 1949, ma al momento non sono reperibili né lì, né all’Archivio di Stato. Estratti di queste lettere si trovano in E. Artom, Un compagno di Menotti..., cit.; e in G. Canevazzi, Ricordanze di Luigi Generali, in Archivio emiliano del Risorgimento nazionale, I (1907), 2, pp. 22-42 e 91-122. Sull’insurrezione del 1831 e il ruolo svolto da Usiglio: Archivio di Stato di Modena, Alta polizia, b. 50, processo n. 1 contro i 72 che firmarono la deliberazione del 9 febbraio, b. 71 processo contro i congiurati di casa Menotti; Archivio di Stato di Milano, Processi, Archivio riservato, b. 84, f. 9; Modena, Biblioteca estense universitaria, Manoscritti Campori, P. 4 1-7, Memorie modenesi di A. Setti, pubblicate in G. Sforza, La rivoluzione del 1831 nel Ducato di Modena, Roma 1909. Si vedano anche: Documenti riguardanti il governo degli Austro-Estensi in Modena dal 1814 al 1859, I, Modena 1860, p. 243; Archives parlementaires de 1787 à 1860, Recueil complet, s. 2, LXXVI, du 3 mars au 26 mars 1832, Paris 1890, pp. 707 s. Sulle imprese commerciali si trovano due processi a Londra: The National Archives, C 16/109 e C 16/301. Usiglio è nominato frequentemente nell’epistolario di G. Mazzini e in G. Mazzini, Dear Kate. Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Katherine Hill, Angelo Bezzi e altri italiani a Londra (1841-1871), Soveria Mannelli 2011, ad indicem.
Fondamentale resta la biografia di E. Artom, Un compagno di Menotti..., cit. Inoltre: A. Zanolini, La rivoluzione avvenuta nello stato romano l’anno 1831, Bologna 1878, passim; C. Cagnacci, Giuseppe Mazzini e i fratelli Ruffini. Lettere raccolte e annotate, Porto Maurizio 1893, passim; G. Faldella, I fratelli Ruffini. Storia della Giovine Italia, Torino 1895, ad ind.; G. Silingardi, Ricordi della vita di Emilio Usiglio, Modena 1896, ad ind.; D. Melegari, La Giovine Italia e la Giovine Europa, Milano 1906, ad ind.; I. Guareschi, Notizie storiche intorno a Giulio Usiglio e all’acqua di mare, in Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino, LXIV (1914), p. 2; G. Canevazzi, Gli ultimi giorni di A. U., in Rassegna storica del Risorgimento, XII (1925), 3, pp. 701-705; A. Sorbelli, L’epilogo della rivoluzione del 1831, Modena 1931, ad ind.; E. Loevinson, Gli ebrei nello Stato della Chiesa nel periodo del risorgimento politico d’Italia, in La Rassegna mensile di Israel, IX (1934), 3-4, pp. 542-556; E. Michel, U. A., in Dizionario storico del Risorgimento, diretto da M. Rosi, IV, Milano 1937, ad vocem.