TOFFOLI, Angelo
– Nacque a Venezia il 26 ottobre 1806, figlio di Antonio e di Maria Buosa.
Nel 1831 partecipò ai moti di Rimini. Tornato a Venezia, aiutò il padre, che aveva fama di vecchio giacobino, nel laboratorio di sartoria in Ruga Rialto. Negli anni Quaranta si fece fama di mecenate comperando dipinti di «novelli artisti, ignoti ancora ai commettenti d’alta sfera» (Pubblica mostra dell’I. R. Accademia Veneta di Belle Arti, in Giornale euganeo di scienze, lettere ed arti, II (settembre 1845), p. 259).
Nel gennaio del 1848, dopo che Daniele Manin e Niccolò Tommaseo furono arrestati, si presentò da Teresa Perissinotti, moglie di Manin, offrendosi di mantenerne economicamente la famiglia per tutto il tempo dell’arresto di suo marito. Dal carcere Manin rispose alla moglie di far sapere a Toffoli quanto fosse «commosso» per «l’atto suo generoso», tanto più in quanto proveniva da uno sconosciuto, e di assicurarlo «che il nome suo benedetto non sarà mai dimenticato né da me, né da’ miei figliuoli» (Daniele Manin intimo. Lettere, diari e altri documenti inediti, a cura di M. Brunetti - P. Orsi - F. Salata, Roma 1936, pp. 206 s.).
Il 18 marzo 1848 Toffoli fece innalzare da operai dell’Arsenale sopra il pennone di mezzo in piazza S. Marco un fazzoletto bianco rosso e verde, portato da un suo viaggio a Roma. Mentre capannelli di abitanti dei sestieri di Cannaregio e di Castello occupavano il centro della piazza, Toffoli si portò con notabili e borghesi sotto le Procuratie Nuove e, visto che aveva «entratura co’ popolani», gettava «monete a’ monelli, li eccitava a far chiasso» (N. Tommaseo, Venezia negli anni 1848 e 1849, I, Memorie storiche inedite, con aggiunta di documenti inediti e prefazione e note di P. Prunas, I, Firenze 1931, p. 155). Istituita quel giorno stesso la guardia civica, Toffoli vi si arruolò con il grado di maggiore. Il 23 marzo Toffoli divenne ministro senza portafoglio del governo provvisorio della Repubblica veneta. Manin, che l’aveva proposto, scrisse nei suoi appunti di averlo fatto «per la sua influenza nelle classi inferiori, e per significazione democratica, e per imitazione francese» (Daniele Manin intimo, cit., p. 219). Nei primi giorni della Repubblica la presenza di Toffoli fu decisiva per riportare alla calma i soldati italiani che tumultuavano chiedendo di tornare a casa. L’episodio più grave accadde nella caserma di S. Salvatore, saccheggiata dagli ottocento granatieri del reggimento Angelmayer. Entrato in caserma scortato da due ufficiali della guardia civica, Toffoli dispose i soldati a quadrato; sentito un colpo di fucile alle sue spalle, si aprì il vestito per mostrare il petto nudo mentre con l’altra mano stringeva una sciarpa tricolore; i soldati si fecero attorno per proteggerlo, e così Toffoli li fece giurare obbedienza al governo di Manin ancora per tre giorni, terminati i quali sarebbero tornati con le armi ai loro Paesi.
Nell’agosto del 1848 Toffoli accompagnò Tommaseo a Parigi per ottenere aiuti diplomatici, economici e militari dalla Francia. Mentre Tommaseo fece ritorno a Venezia nel gennaio del 1849, Toffoli lasciò Parigi in aprile, ma si fermò a Marsiglia presso un negoziante, vecchio amico di famiglia, anche per il diffondersi del colera. Grazie a questo amico nel luglio del 1849 Toffoli scrisse a una persona in contatto con il ministro Karl Ludwig von Bruck, plenipotenziario austriaco incaricato di trattare la resa con i rappresentanti di Venezia, dicendosi pronto a incontrare lo stesso von Bruck «in un abboccamento secreto e sicuro» a Milano, previo salvacondotto, per comunicargli cose che avrebbero potuto giovare «al bene d’Italia». Per dimostrare di essere «un suddito leale ed onorato», Toffoli scriveva di aver accettato di fare il ministro a Venezia solo dopo essere stato «forzato» a farlo, tanto da aver preso a pretesto la missione di Tommaseo per lasciare la città (lettera di Angelo Toffoli a uno sconosciuto informatore austriaco, s.d., allegata al rapporto del ministro von Bruck al presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Felix Johann von Schwarzenberg, Milano 20 luglio 1849, in Le relazioni diplomatiche fra l’Austria e il regno di Sardegna e la guerra del 1848-49, s. 3, 1848-1860, II, a cura di A. Filipuzzi, Roma 1961, pp. 424-426). Dopo aver superato un attacco di colera, Toffoli era nuovamente a Parigi alla fine di settembre del 1849; sua moglie Margherita Micheletti continuò a vivere a Venezia in casa del suocero, padre di Angelo.
A Parigi Toffoli trovò un impiego in una società di costruzioni edilizie, oltre a commerciare in opere d’arte. Tra le sue operazioni più rilevanti nel campo del mercato dell’arte ci fu la vendita nell’autunno del 1855 alla National gallery di Londra dell’Adorazione dei Magi di Paolo Veronese conservato fino a una ventina di anni prima nella chiesa di S. Silvestro. È probabile perciò che in quel periodo Toffoli si sia recato a Venezia per concludere l’affare.
La tela di Paolo Veronese era stata tolta nel 1837 da una delle pareti della chiesa di S. Silvestro per consentire lavori di restauro; venduta dal parroco don Angelo Cerchieri a Toffoli nell’agosto del 1855, questi la rivendette a sua volta a sir Charles Lock Eastlake nel novembre di quello stesso anno (R. N. Wornum, Descriptive and historical catalogue of the pictures in the National Gallery: with biographical notices of the deceased painters. Foreign schools, London 1875, pp. 323-325). Il prezzo di acquisto fu di 1977 sterline (The Illustrated London News, 9 febbraio 1856, p. 151; N. Penny, The sixteenth century italian paintings, II, Venice 1540-1600, London 2008, pp. 96 s., 405 s.). Toffoli acquistò da don Cerchieri altre opere: dipinti di Damiano Mazza allievo di Tiziano, fra cui una tavola raffigurante S. Elena, S. Silvestro e Costantino (F. Zanotto, Il fiore della scuola pittorica veneziana. Con trentasei incisioni in acciaio, Venezia 1860, p. 48); un dipinto di Gregorio Lazzarini, sempre proveniente dalla chiesa di S. Silvestro (F. Gandini, Viaggi in Italia, III, 2, Cremona 1833, pp. 296 s.), donata nel 1859 alla Chiesa votiva di Vienna (Innsbrucker Tagblatt, 9 agosto 1859); una tela di Tintoretto raffigurante Cristo nell’orto degli ulivi che vendette a sir Henry Austen Layard (J. Fleming, Art dealing and the Risorgimento - I, in The Burlington Magazine, CXV (1973), 838, p. 7). La dispersione dei quadri della chiesa di S. Silvestro diede vita a sospetti sul comportamento di Toffoli e don Angelo Cerchieri, come testimonia una lettera del 28 giugno 1886 scritta dallo storico veneziano Niccolò Barozzi a Fedele Lampertico (Biblioteca Bertoliana di Vicenza, Carte Lampertico, v.s. 33, n. 12).
A Parigi Toffoli fu un esponente in vista della comunità italiana. Fece murare due lapidi a ricordo della presenza di Carlo Goldoni e di Manin; per verificare la leggenda che voleva Goldoni ghigliottinato, rintracciò e fece conoscere l’atto che ne certificava invece la morte in casa; dal 1865 s’impegnò nella Società italiana di beneficenza promossa da Costantino Nigra per soccorrere i poveri della comunità italiana; nel 1868 ottenne dalla vedova di Gioachino Rossini un busto in marmo del musicista che donò a sua volta al teatro La Fenice di Venezia.
L’immagine di Toffoli a Parigi fu quella del ministro di Manin, testimone dell’eroica resistenza veneziana: durante l’assedio di Parigi del 1870-71 lo stesso Toffoli additava agli amici l’esempio dei diciotto eroici mesi dell’assedio veneziano – tra bombe, carestia e colera –, e a riprova mostrava loro un pezzo di pane, una specie di spugna adatta tutt’al più ai porci, che diceva di conservare da quell’epoca «come una reliquia» (J. Claretie, Récits de guerre. Paris assiégé, 1870-1871, s.d. [1871], pp. 84, 86).
Tornato a Venezia nel settembre del 1877, Toffoli vi morì qualche settimana dopo, il 26 ottobre.
Ebbe funerali solenni a cura del Municipio, con una cerimonia che fu «il campo di prova liturgico definitivo per il funerale d’età liberale a Venezia» (P. Pasini, Venezia in gramaglie. Funerali pubblici nel lungo Ottocento, Padova 2013, p. 126).
Fonti e Bibl.: Il manoscritto di Toffoli, Memorie storiche Venezia 1848, conservato nella Raccolta Fantoni presso il Museo del Risorgimento e Resistenza di Vicenza, con il racconto degli eventi dei primi giorni dopo la rivoluzione, è pubblicato in G. Fantoni, A. T. ministro degli artieri in Venezia nel 1848-49, in Il Risorgimento italiano. Rivista storica, I (1908), 2, pp. 232-247. Sul padre di Toffoli e sulla sua attività: M.A. Canini, Vingt ans d’exil, Paris 1868, p. 51. Sul grado ricoperto da Toffoli nella guardia civica: C.A. Radaelli, Storia dello assedio di Venezia negli anni 1848 e 1849, II ed. riveduta dall’autore, Venezia 1875, p. 540. Un resoconto politico ed economico delle attività di Toffoli e di Tommaseo a Parigi in Niccolò Tommaseo al popolo veneziano, in Raccolta per ordine cronologico di tutti gli Atti, Decreti, Nomine ecc. del Governo Provvisorio della Repubblica Veneta non che Scritti, Avvisi, Desiderj ecc. di Cittadini privati che si riferiscono all’epoca presente, VI, Venezia 1849, pp. 104-108. Sui movimenti di Toffoli nel 1849 a Marsiglia, Lione e Parigi: Carteggio Tommaseo - Vieusseux, III, 2, 1848-1849, con prefazione e a cura di V. Missori, Firenze 2002 (in partic. le lettere di Tommaseo, 23 marzo 1849, pp. 204 s., e di Gian Pietro Vieusseux, 23 e 25 aprile, 28 settembre 1849, pp. 224-226, 255). Sulle frequentazioni di Toffoli a Parigi: G. Nicoletti, Testi inediti del carteggio Toffoli, in Studi francesi, IV (1960), 12, pp. 472-476; il rilascio del passaporto il 1° luglio 1850 ad Antonio Toffoli e Margherita Micheletti, rispettivamente padre e moglie di Angelo, valido quattro mesi per Parigi, in Archivio di Stato di Venezia, Presidenza della luogotenenza, b. 19, I 12/3, n. 6579. Sulle iniziative di Toffoli per ricordare Carlo Goldoni: I. Ciampi, La commedia italiana. Studi storici, estetici e biografici, Roma 1880, pp. 285 s.; sulla lapide per Manin: G. Fantoni, A. T., cit., p. 239; un appello di Toffoli ai parigini per resistere sull’esempio di quanto avevano fatto i veneziani nel 1849 fu pubblicato e diffuso da Henry Maret, che invitava a sua volta i suoi concittadini ad «apprendere quanto valgano gl’Italiani», imparando a «rispettarli ed imitarli nel perseverante coraggio e nel sacrificio» (ibid., p. 240). Notizie sui funerali di Toffoli in Gazzetta uffiziale del Regno d’Italia, 2 novembre 1877.