TITTONI, Angelo
– Nacque a Manziana il 10 dicembre 1812 da Bartolomeo e da Caterina Moretti, primogenito di una famiglia numerosa.
La famiglia Tittoni apparteneva alla categoria dei ‘mercanti di campagna’ – che in una città industrialmente arretrata com’era la Roma della prima metà dell’Ottocento, rappresentava un’élite economica – e possedeva, oltre alle proprietà di Manziana, anche alcuni palazzi a Roma.
Non si hanno notizie in merito agli studi di Angelo. Da giovane fu impegnato nell’azienda di famiglia, che condusse in prima persona quando il padre Bartolomeo, nel gennaio del 1936 morì. Negli anni successivi Angelo visse tra Manziana e Roma, dove sposò Angela Modetti dalla quale ebbe nove figli, alcuni morti in tenera età. Tra loro si ricordano da adulti Giulia, Romeo e soprattutto Romolo (1849-1925), che fu senatore del Regno d’Italia.
Le prime apparizioni di Tittoni sulla scena politica avvennero con l’istituzione della guardia civica: egli fu tra le prime «persone deputate a formare i Ruoli» (La Pallade, n. 12 del 4-5 luglio 1847) per il rione Monti. Nel febbraio del 1848 fu mandato, con Federico Torre, Giorgio Spini e Filippo Marignoli, in missione a Napoli in occasione della concessione della costituzione da parte di Ferdinando II. Nel marzo del 1848 fu nominato comandante del battaglione universitario, con il grado di colonnello, agli ordini del generale Andrea Ferrari. Il battaglione partì a capo delle due legioni romane, a sostegno dell’esercito del Regno di Sardegna contro l’Impero austriaco nella prima guerra d’indipendenza, nella campagna del Veneto. Dopo la caduta di Vicenza il 10 giugno, e il successivo ritorno a Roma, Tittoni tornò ai ruoli della guardia civica, e divenne comandante del primo battaglione, nel rione Monti. Il 16 novembre 1848, il giorno successivo all’assassinio del presidente del Consiglio Pellegrino Rossi, il papa convocò tutti i comandanti della civica al Quirinale; l’unico assente fu Tittoni, che era rimasto in piazza.
Non sono certe le motivazioni dell’assenza. Da una parte, è stato ipotizzato un coinvolgimento di Tittoni con i dimostranti, altre fonti fanno riferimento a un’azione volta a sedare eventuali tumulti dopo aver appreso che la popolazione voleva manifestare contro il papa.
Il giorno successivo, il Circolo popolare nazionale, che sosteneva il costituendo ministero di Giuseppe Galletti, nominò Tittoni al comando della guardia civica, carica temporanea in attesa di trovare un candidato per la nomina a tenente generale. Nel mese di gennaio del 1849 si svolsero le elezioni per la nomina di comandante della guardia civica. Tittoni partecipò, ottenendo 432 voti, di cui circa la metà da parte del primo battaglione. Comandante della guardia fu nominato il generale Ferrari e Tittoni tornò al ruolo di comandante del primo battaglione. Il 19 aprile si svolsero le elezioni per il Consiglio municiaple di Roma; Tittoni fu candidato a tale carica dal Circolo popolare, e risultò il sesto più votato in assoluto, con oltre tremila voti, ottenendo la nomina a conservatore e la partecipazione ai congressi di magistratura e sezione, sotto la presidenza del senatore Francesco Sturbinetti.
Nella prima riunione del Consiglio municipale, furono istituite una commissione centrale e quattro commissioni separate, di cui la prima – la commissione approvvigionamento – fu presieduta da Tittoni. La commissione approvvigionamento, che sostituiva la commissione annona e grascia, ebbe notevole importanza nella raccolta delle derrate alimentari. Fin dalla prima riunione, furono emessi bandi, firmati da Tittoni, per invitare i possessori di beni alimentari a metterli a disposizione della popolazione, a prezzo calmierato. L’azione della commissione approvvigionamento consentì alla città di Roma di non subire il razionamento dei viveri durante il periodo di assedio francese. Per questo motivo, oltre alle disposizioni effettuate per i commercianti, al fine di migliorare la distribuzione dei viveri, vennero realizzati «molini» sul Tevere e in altri punti della città per la macinazione dei grani, favorendo la produzione delle farine per il pane. Per riuscire a svolgere adeguatamente il proprio lavoro, Tittoni non esitò a mettersi in contrasto con il ministro della Guerra e della Marina Giuseppe Avezzana, accusato di inefficienza e «di preoccuparsi di più dell’approvvigionamento della truppa che di quello dei cittadini» (Archivio di Stato di Roma, Miscellanea Repubblica Romana, b. 88). Durante questo periodo Tittoni mantenne l’incarico nella guardia civica, con il grado di generale di brigata, partecipando alla difesa della città.
Dopo la caduta della Repubblica, il 6 luglio, i conservatori, tra cui Tittoni, emisero un comunicato in cui rimettevano il loro incarico al generale Nicolas-Charles Oudinot, comandante delle truppe francesi. In seguito alla restaurazione del papa, Tittoni non fu colpito dalla repressione come avvenne ai comandanti militari, e tornò nella sua tenuta di Manziana, occupandosi dell’azienda di famiglia. Strinse un’amicizia intensa con il pittore russo Karl Pàvlovic Brjullòv, che ospitò sia nella casa romana nei pressi di via del Corso sia in quella di Manziana, dove il pittore eseguì una serie di ritratti della famiglia e dove morì nel mese di giugno del 1852.
Tra le attività che Tittoni intraprese negli anni successivi, ci fu l’apertura delle Terme di Stigliano, a seguito di uno studio condotto e pubblicato assieme a Decio Zenitter sulle proprietà delle acque sulfuree della fonte (Osservazioni sulle acque termali solfuree di Stigliano, Roma 1852). Oltre a seguire le attività delle aziende di famiglia, Tittoni mantenne rapporti con gli altri liberali romani, con i quali costituì il Comitato nazionale romano, assieme a Giuseppe Checchetelli, Luigi Silvestrelli e David Silvagni. Nel 1859 ospitò a Roma Massimo d’Azeglio, conosciuto negli anni precedenti la Repubblica, quando il nobile piemontese era ministro e Tittoni comandante della guardia civica. Da un rapporto dell’epoca risulta che i due erano controllati dalla polizia mentre percorrevano le strade romane.
A seguito di azioni che sostenevano le campagne militari dello Stato di Sardegna, condotte con il Comitato nazionale romano, nel febbraio del 1861 Tittoni fu esiliato e si trasferì a Napoli, dove rimase fino al 1870.
Durante gli anni dell’esilio di Angelo la famiglia Tittoni, grazie al lavoro del fratello Antonio – che non partecipò attivamente alle azioni politiche, ma si dedicò alla gestione delle aziende familiari – mantenne le sue attività, acquistando tra l’altro una serie di tenute della campagna romana.
Nei giorni immediatamente successivi al 20 settembre 1870, Tittoni fu il promotore di una sottoscrizione per l’edificazione di un monumento ad Angelo Brunetti. Nelle votazioni amministrative del novembre del 1870 fu nominato consigliere comunale, carica che mantenne fino al maggio dell’anno successivo, quando assieme a Luigi Pianciani e ad altri consiglieri, abbandonò l’aula per lo scarso decisionismo del sindaco Francesco Rospigliosi Pallavicini. Nel febbraio del 1871 fu nominato comandante della guardia nazionale, carica che mantenne per due anni. Morì a Roma il 22 ottobre 1882.
Fonti e Bibl.: Civita Castellana, Archivio della Diocesi, Registro dei battesimi, parrocchia di Manziana, 1796-1832; Archivio di Stato di Roma, Miscellanea della Repubblica Romana, b. 88; Roma, Archivio storico capitolino, Consigli generali - Congressi di magistratura e sezione, voll. 2 e 100; Titolario generale, Titolo 21 B 1/90; Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Archivio, bb. 128 e 243; Biblioteca di storia moderna e contemporanea, Collezione bandi, A191 e A199; Fondo Spada, voll. S9 e S10.
G. Spada, Storia della rivoluzione di Roma e della restaurazione del governo pontificio, I-III, Firenze 1868-1869, passim; N. Roncalli, Diario di Nicola Roncalli dall’anno 1849 al 1870, II, 1-2, Roma 1884, passim; F. Bartoccini, La Roma dei romani, Roma 1971, ad ind.; Ead., Roma nell’Ottocento, in Storia di Roma, XVI, Bologna 1985, pp. 174, 359; L. Francescangeli, Vita quotidiana durante l’assedio nelle carte dell’archivio capitolino, in Rassegna storica del Risorgimento, LXXXVI (1999), supplemento al n. 4, pp. 63-86.