ROTTA, Angelo
– Nacque a Milano il 9 agosto 1872 da famiglia benestante, figlio di Giovanni e di Luigia Ferrario.
Il fratello Paolo, noto grecista, fu tra i primi docenti di lettere all’Università cattolica del Sacro Cuore. Dal 1888 al 1891 compì gli studi umanistici presso il seminario minore di Milano e il pontificio seminario lombardo Ss. Ambrogio e Carlo in Urbe, entrando a far parte inoltre della Congregazione degli oblati dei Ss. Ambrogio e Carlo. Conseguì la laurea in filosofia presso la Pontificia Accademia di S. Tommaso d’Aquino e in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
All’ordinazione sacerdotale, il 10 febbraio 1895, seguì l’impegno nella docenza, inizialmente nel collegio arcivescovile di Gorla Minore, con l’incarico di insegnante di teologia. Dopo un breve periodo trascorso presso il seminario maggiore di Mantova, chiamatovi dall’allora amministratore apostolico, nonché patriarca di Venezia, cardinale Giuseppe Sarto, divenne docente di dogmatica fondamentale e successivamente di materie bibliche nel seminario maggiore di Milano. A Roma fu professore di sacra scrittura presso il seminario vaticano (9 novembre 1904) e di pastorale nel seminario leoniano (1911).
A soli dieci anni dall’ordinazione sacerdotale, chiamato dalla fiducia di Pio X, il 5 ottobre 1904 succedette a monsignor Alessandro Lualdi nella carica di rettore del pontificio seminario lombardo, che ricoprì fino al settembre 1911.
Nel clima di sospetto che gravava sul clero milanese, la visita apostolica condotta da monsignor Pio Tommaso Boggiani e ordinata da Pio X in seguito alle critiche mosse dai fratelli Andrea e Gottardo Scotton al cardinale Andrea Ferrari – il primo accusò il seminario di «essere un semenzaio di modernismo» (La Riscossa, 17 dicembre 1910) – decise l’esonero di Rotta dall’incarico, in quanto ritenuto persona non adatta a risollevare il seminario dallo stato di decadenza finanziaria e intellettuale iniziata, si sostenne, negli ultimi anni del rettorato Lualdi. La sostituzione del rettore fu preludio alla totale chiusura dell’istituto e alla sua incorporazione al seminario romano nel 1913, ma nel 1920, anno della riapertura, Rotta figurava già fra i membri proposti dall’arcivescovo di Milano e approvati da Benedetto XV per la commissione di vigilanza economica e disciplinare dell’istituto.
Incarichi e onorificenze si susseguirono a testimonianza dell’alta considerazione goduta presso Pio X e Benedetto XV: cameriere segreto soprannumerario (27 marzo 1907); consultore nella congregazione del Concilio (4 novembre 1908); aiutante di studio, per espressa volontà di Pio X, della congregazione dell’Indice (10 ottobre 1911); pronotario apostolico soprannumerario (23 gennaio 1917); sostituto e archivista della sezione censura dei libri nella congregazione del S. Uffizio nel 1918; canonico della patriarcale basilica di S. Pietro dall’8 dicembre 1919; camerlengo degli Eccetti nel 1921.
Pio XI, già suo insegnante al seminario di Milano e cordiale amico dagli anni trascorsi alla Biblioteca apostolica Vaticana, lo elesse arcivescovo titolare di Tebe il 12 ottobre 1922; alla consacrazione, conferita dal cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri il 1° novembre 1922 nella chiesa del collegio di S. Giuseppe dei Fratelli delle scuole cristiane, dove Rotta per anni fu direttore spirituale residente, seguì la nomina il 1° marzo 1923 a internunzio apostolico nelle cinque repubbliche dell’America Centrale, di Costa Rica, Nicaragua, Honduras, San Salvador e, dal 13 ottobre 1923, di Panama.
Elemento costante della sua carriera diplomatica fu l’invio di periodici e dettagliati rapporti molto apprezzati e incoraggiati dalla segreteria di Stato, perché frutto di un’attività di rappresentanza improntata alla discrezione e alla prudenza, ma pure di capacità di analisi critica delle dinamiche politico-economiche su cui non mancava di aggiornare la S. Sede con toni assai schietti.
Nel corso del biennio 1923-24, l’internunzio denunciò più volte la condizione del clero cattolico delle repubbliche del Centroamerica: ragioni storiche, geografiche e climatiche, nonché la lontananza da Roma, nel quadro più generale dell’instabilità politica dei governi determinarono un ambiente guasto. Rotta sollecitò la ridefinizione delle priorità della Chiesa in quei luoghi, tornare cioè a fare delle repubbliche terre di missione e sostituire all’impegno per la fondazione dei terz’ordini, quello per la formazione soda di un clero almeno sufficiente, impegnato nello sviluppo di opere parrocchiali, nella cura della gioventù e in grado di opporsi efficacemente a misure quali la separazione della Chiesa dallo Stato, la laicità dell’istituzione scolastica, il divorzio.
La nomina a delegato apostolico a Costantinopoli del 6 giugno 1925 comportò un regresso dal punto di vista gerarchico, per la perdita dello status di diplomatico accreditato, ma fu forse un gesto di benevolenza di Pio XI, che volle agevolarlo nei periodici ritorni a Milano, oltre ad avvicinarlo all’amico monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, allora delegato apostolico in Bulgaria.
Il processo di costruzione della nuova Turchia laica e repubblicana secondo il progetto politico di Kemal Atatürk impegnò la S. Sede sul fronte del riconoscimento dell’assetto giuridico della Chiesa cattolica, una questione di vitale importanza per la tutela di quella che costituiva solo una minoranza religiosa fra le numerose presenti sul territorio nazionale, minacciate da una forzata politica di laicizzazione del governo, che continuò però a riconoscere nell’islam la vera anima del popolo turco.
Un misto di ambiguità e disponibilità, come descrisse Rotta, nell’atteggiamento delle autorità turche verso il cattolicesimo determinò l’interruzione dei colloqui per decidere del riconoscimento della delegazione a rappresentanza diplomatica ufficiale della S. Sede; il mantenimento dello status quo spinse Rotta, in concerto con la segreteria di Stato, ad adoperarsi presso le altre rappresentanze europee quali potenziali intermediari in grado di perorare presso la Società delle Nazioni la sorte delle minoranze religiose, anche cristiane, vittime di misure vessatorie da parte dei turchi in aperta violazione dei diritti sanciti dal Trattato di Losanna.
Il 20 marzo 1930 fu promosso nunzio apostolico in Ungheria, incarico che resse fino alla drammatica espulsione nell’aprile 1945.
Negli anni che precedettero il conflitto mondiale, la crisi economica, l’acceso dibattito interno per la revisione del Trattato del Trianon e la conseguente evoluzione della politica estera ungherese nel senso del progressivo reinserimento nello scenario europeo al fianco di Italia e Germania, furono oggetto costante dei rapporti del nunzio, il quale assunse, accanto al principe primate d’Ungheria cardinale György Jusztinián Serédi, un ruolo di guida nel tenere desta la vigilanza dell’episcopato sul pericolo della penetrazione della propaganda razzista in Ungheria, in particolare dopo la sigla dell’accordo culturale germanico-ungherese del 1936. Ciononostante, a nulla valsero gli interventi di Rotta e di alcuni membri dell’episcopato, portavoce delle riserve della S. Sede, per impedire o quantomeno mitigare la prima legge antiebraica approvata nell’aprile 1939 e le successive modifiche dell’aprile del 1941, nel senso dell’inasprimento delle misure verso gli ebrei ungheresi.
L’occupazione nazista del Paese il 19 marzo 1944 segnò l’inizio delle deportazioni coordinate dal noto capo delle SS a Budapest Karl Adolf Eichmann. Le sollecitazioni internazionali, anche del War Refugee Board, alle gerarchie cattoliche locali perché si adoperassero per il salvataggio degli ebrei, trovarono la nunziatura apostolica in Ungheria impegnata, già dal 1943, nell’organizzazione di convogli di ebrei alla volta della Palestina con l’assistenza del comitato internazionale della Croce rossa, oltreché nella raccolta di notizie, per l’Ufficio informazioni vaticano, sui soldati italiani che, sorpresi dall’armistizio di passaggio sul territorio ungherese, furono destinati alla manodopera nei campi di lavoro in Germania.
Rotta agì su due fronti per la salvezza degli ebrei: la via diplomatica, ossia le proteste ufficiali presso i rappresentanti del governo, anche con i colleghi degli Stati neutrali, per la cessazione delle deportazioni; come coordinatore, coadiuvato dall’uditore della nunziatura (dal 1942) monsignor Gennaro Verolino, di una vera e propria rete di salvataggio composta da membri della nunziatura, diplomatici neutrali, volontari, adoperatisi per garantire rifugio all’interno del palazzo della nunziatura e in altri edifici appositamente affittati e posti sotto la protezione della S. Sede, per la distribuzione di falsi certificati di battesimo e di ‘lettere di protezione’ in bianco – oltre 19.000 – firmate da Rotta, brevi dichiarazioni con cui si garantiva la protezione della nunziatura a chiunque ne facesse richiesta senza distinzione di appartenenza religiosa. Grazie a quest’opera, documentata dallo Yad Vashem (l’Ente nazionale per la memoria della Shoah di Israele), monsignor Angelo Rotta sarebbe stato riconosciuto ‘giusto tra le Nazioni’ il 16 luglio 1997.
Il 6 aprile 1945, su ordine degli occupanti russi, il nunzio – con monsignor Verolino, il segretario particolare don Giuseppe Balàzskövi e il medico professor Antonio Pittomi – lasciò Budapest con un treno speciale alla volta di Istanbul, dove il 9 giugno poté imbarcarsi approdando a Roma il 20 luglio.
Monsignor Rotta rimase a Roma a disposizione della segreteria di Stato in veste di consigliere e collaboratore fino al 1959, partecipando inoltre fino al 1965 ai lavori del segretariato per l’Unione dei cristiani, una delle commissioni preparatorie del Concilio Vaticano II.
Fra i molti segni di affetto di Giovanni XXIII per l’amico Rotta, si ricorda la volontà di conferirgli la berretta cardinalizia nel primo concistoro del 1958, nomina dalla quale il prelato chiese di essere dispensato data l’età avanzata.
Morì il 1° febbraio 1965 in Vaticano, presso la residenza di S. Marta. Le sue spoglie riposano per volontà testamentaria nella cappella cimiteriale del seminario maggiore di Milano, a Venegono Inferiore.
Fonti e Bibl.: La documentazione relativa al rettorato al pontificio seminario lombardo è conservata in Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Congregazione Concistoriale, Visita apostolica, Seminari, b. 15; Archivio della congregazione per l’Educazione cattolica, Congregazione Concistoriale, Seminario Lombardo Visita apostolica, b. 1 1911-1947. I rapporti di Rotta sono negli archivi delle rispettive nunziature, presso l’Archivio segreto Vaticano e l’Archivio storico della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari. Per il periodo ungherese successivo al febbraio 1939 si vedano gli Actes et documents du Saint-Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, I-XI, Città del Vaticano 1965-1981.
Cenni biografici in L’Osservatore romano, 31 maggio 1990, 3 e 5 febbraio 1965. Inoltre: Il Pontificio Seminario Lombardo nel centenario della sua fondazione, Roma 1965, pp. 35-36; F. Mandelli, Mons. A. R., uomo di grande saggezza, in Id., Profili di preti ambrosiani del Novecento, Milano 1980, pp. 101-112; Dizionario della Chiesa Ambrosiana, V, a cura di P. Panizza, Milano 1992, pp. 3318 s.; Inter Arma Caritas. L’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra istituito da Pio XII (1939-1947), a cura di F. Di Giovanni - G. Roselli, Città del Vaticano 2004; H. Wolf, Prosopographie von römischer Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, L-Z, Paderborn 2005, pp. 1283 s.; M.L. Napolitano, I Giusti di Budapest, Cinisello Balsamo 2013.