MURATORI, Angelo
– Nacque a Palermo il 20 settembre 1843 da Matteo, giurista e noto magistrato che fu anche senatore, e da Teresa Cuzzaniti.
Consigliere comunale di Palermo nel 1860, si arruolò nelle truppe garibaldine, impegnandosi in particolare nella battaglia di Monte Suello (3 luglio 1866), dove fu ferito e meritò la medaglia al valore militare. Nel maggio 1867 fu ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sui moti di Palermo dell’anno precedente e in quella sede sottolineò come la causa principale della ribellione fosse stata la distanza creatasi fra il popolo e gli esponenti del partito liberale, insensibili alle tradizioni locali e agli effetti economici del processo di unificazione nazionale. Raccomandò la limitazione dell’uso della violenza, nonché un intervento pubblico finalizzato al miglioramento delle condizioni della popolazione. Nei giorni che precedettero la sua partecipazione alla battaglia di Mentana (3 novembre 1867), ebbe alcuni contatti epistolari con Francesco Crispi, al fine di tenerlo informato della difficile situazione dei volontari.
Compiuti gli studi di legge e sposatosi con Elena Cappellini, iniziò l’attività di avvocato a Firenze, che scelse come residenza e dove divenne un importante membro del partito democratico e ricoprì diversi incarichi nella pubblica amministrazione. Nel novembre 1879, insieme al deputato Telemaco Ferrini, diede vita a un quotidiano politico intitolato La Toscana - Gazzetta di Firenze, giornale della Sinistra governativa che venne pubblicato fino al giugno 1880 ed ebbe una certa diffusione. Collaborò anche con altri giornali e varie riviste, e fu autore di diversi saggi, prevalentemente di argomento giuridico. Stimato penalista, prese parte a cause celebri, difendendo fra gli altri Pietro Sbarbaro, Cristiano Lobbia e il ministro Nunzio Nasi. Fu anche docente di diritto penale all’Università di Bologna.
Nel frattempo, nel novembre 1876, fu eletto deputato nel collegio di San Casciano Val di Pesa, dove si era già presentato nel 1874 costringendo l’avversario al ballottaggio.
Fu l’inizio di una lunga, seppur intermittente, carriera parlamentare che lo vide collocato sempre a sinistra e nel cui ambito si qualificò come elemento duttile di raccordo fra le correnti governative e quelle di opposizione. Partecipò assiduamente ai lavori parlamentari, anche come membro di molte giunte e commissioni e come relatore di alcuni progetti di legge. Si occupò di temi diversi, dalle questioni giuridiche a quelle economico-finanziarie, dai problemi locali a quelli di politica estera. Dotato di grande eloquenza, tra i suoi discorsi spiccano quelli a favore della città di Firenze, su Palermo, sulla condizione del pubblico ministero in Italia, sui codici, sui probiviri, sulla ricostituzione del ministero di Agricoltura, industria e commercio nel 1878, sui rapporti fra il matrimonio civile e quello religioso e contro il monopolio delle assicurazioni sulla vita.
Alle elezioni politiche del 1880, ripresentatosi nel collegio toscano di cui era deputato uscente, fu sconfitto da Sidney Sonnino, candidato della Destra. In quell’occasione i toni della campagna elettorale furono particolarmente accesi, raggiungendo perfino l’insinuazione calunniosa e sfumature di antisemitismo, come si evince da alcuni articoli pubblicati sul quotidiano toscano di cui Muratori era comproprietario. Fu rieletto alla Camera dei deputati dieci anni dopo, nel 1890, nel collegio di Palermo, ma anche questa volta conservò il seggio per una sola legislatura. In occasione delle elezioni del 1892 subì infatti le conseguenze della crisi che colpì il crispismo nel capoluogo siciliano e decretò, oltre alla sua, la sconfitta di un altro fedelissimo di Crispi, Antonio Marinuzzi, a opera di Raffaele Palizzolo e del principe Pietro Lanza di Trabia. Muratori restò comunque amico personale e seguace di Crispi, e nel 1895, rieletto deputato nel collegio di Pescina, non gli fece mancare il proprio sostegno.
Nel dibattito sulla fiducia del 3 dicembre 1895 difese su più fronti l’operato del governo, approvandone in modo particolare la politica coloniale, e contrapponendosi soprattutto alle posizioni espresse dal marchese Antonio Starrabba di Rudinì. In quell’occasione Muratori sottolineò la coerenza delle scelte governative nella politica ecclesiastica, auspicando anche una più ampia difesa dei diritti dello Stato. In riferimento alla politica interna, e in modo particolare a proposito delle leggi eccezionali del 1894, difese il diritto del governo a sciogliere le associazioni ritenute pericolose per la sicurezza dello Stato. Facendo propria l’assimilazione fra socialismo e anarchia, sostenuta da Crispi, affermò che «tanto l’uno che l’altra possono essere teoria pura, ma tutte e due invece mirano all’azione e sono pericolose per le istituzioni che ci reggono». E per difendere Crispi dall’accusa di socialismo affermò che il capo del governo aveva «fatto del socialismo che importa serie riforme economiche, […] che invoca la redenzione delle plebi». E continuava affermando che «il socialismo, che comporta una scienza sociale, deve come la scienza stessa progredire, preparare l’avvenire, e non il ritorno al passato, ed è il miglioramento morale, intellettuale e fisico della classe più numerosa, col concorso degli sforzi comuni sostituiti all’antagonismo, e coll’associazione sostituita alla lotta. Ha per base fondamentale la famiglia, le leggi, la libertà individuale, la proprietà. Questo socialismo migliora, la rivoluzione sociale distrugge» (Atti parlamentari, Discussioni, tornata del 3 dicembre 1895, pp. 2749 s.).
Dopo l’avvento del nuovo corso giolittiano, Muratori sostenne l’idea di una convergenza fra i liberali di sinistra e le forze socialiste più moderate. Alle elezioni del 1909 succedette nel collegio di Montepulciano a un deputato sonniniano, esponendo un programma piuttosto avanzato, con aperture ai socialisti e un riconoscimento del «fondamento di giustizia» della «teorica socialista». Il suo auspicio di un «partito democratico del lavoro» venne manifestato in un discorso alla Camera del 2 luglio 1911.
La linea interpretata da Muratori, pur mantenendosi vicina all’impostazione politica generale di Giolitti, era tuttavia fermamente legata ai canoni del liberalismo ottocentesco, e pertanto decisamente ostile a ogni provvedimento che potesse contenere elementi di controllo pubblico dell’economia. La divergenza fra il liberalismo di Muratori, vicino alle posizioni zanardelliane, e quello giolittiano si evince chiaramente tanto dalla centralità che assegnava alla politica ecclesiastica e alla necessità di difendere la sovranità assoluta dello Stato laico, quanto dalle posizioni che prese nel dibattito intorno alle assicurazioni sulla vita. A quest’ultimo riguardo, contrastando la proposta nittiana di un monopolio statale, Muratori aveva perfino elaborato un proprio progetto di legge, sostenendo la necessità di fondare un istituto statale di assicurazione sulla vita che operasse in concorrenza con le società private.
Il 30 dicembre 1914 fu nominato senatore per la terza categoria e convalidato il 15 marzo 1915. In un discorso al Senato del 17 dicembre 1915 difese con grande forza retorica le ragioni della guerra: «Dissi fuori di quest’Aula che sostenevo la guerra, non soltanto per le nostre rivendicazioni nazionali, non solo per il trionfo del diritto, della civiltà, delle nazionalità, ma anche perché questa guerra sarà purificatrice e rinnovatrice della vita morale italiana» (Atti parlamentari, Senato del Regno, Discussioni, tornata del 17 dicembre 1915, p. 1920). Durante la guerra intervenne in Senato diverse volte per sostenere l’operato del governo. Il 20 marzo 1917 si pronunciò a favore di un aumento dei sussidi e delle agevolazioni a favore dei ciechi di guerra. Il 14 febbraio 1918 presentò un’interpellanza al ministro della Marina sull’estensione dell’istituto della revisione ai giudicati dei tribunali marittimi. Il 27 febbraio 1918 svolse un’interrogazione al ministro della guerra per conoscere i limiti e i poteri della Commissione d’inchiesta sulla sconfitta di Caporetto. Il 1° marzo, pochi giorni prima di morire, presentò un’interrogazione sulle responsabilità per i commerci illeciti con il nemico.
Morì a Roma il 6 marzo 1918.
Oltre ai discorsi riportati negli Atti parlamentari, tra gli scritti di Muratori si ricordano: Della proprietà sotto il rapporto naturale e sociale, Palermo 1863; Del diritto di punire. Suo oggetto. Sistema attuale di penalità, ibid. 1865;L’Italia, la guerra e la sinistra: lettera al deputato Nicola Fabrizi, Firenze 1866; La genesi del delitto nei suoi rapporti colla pena, ibid. 1867; I sentimentali in politica: considerazioni sulla guerra franco-prussiana al principe Baldassarre Odescalchi, ibid. 1871; La diffamazione ai morti, ibid. 1873; Per la morte di Giuseppe Garibaldi: discorso, Prato 1882; I doveri del presidente delle Assise, Firenze 1886; Il diritto primitivo. Introduzione alla storia del diritto italiano dalle invasioni barbariche sino ai nostri giorni, ibid. 1886;L’autonomia comunale, o il discentramento amministrativo, ibid. 1886; Lo stato d’assedio e i tribunali militari, ibid. 1894 (insieme a T. Giannini); Parere per la verità. Sulla natura giuridica dell’Opera di S. Maria del Fiore, ibid. 1910.
Fonti e Bibl.: Carteggi politici inediti di Francesco Crispi (1860-1900). Aspromonte - Mentana - La “questione morale”, Roma 1912, pp. 297, 311; B. Righini, I periodici fiorentini (1597-1950). Catalogo ragionato, Firenze 1955, pp. 124, 128; A. Salvestrini, I moderati toscani e la classe dirigente italiana (1859-1876), Firenze 1965, pp. 206 s.; Storia del parlamento italiano, Palermo 1976, vol. 9, p. 151; vol. 10, pp. 154-157, 287 s.; H. Ullrich, La classe politica nella crisi di partecipazione dell’Italia giolittiana. Liberali e radicali alla Camera dei deputati, 1909-1913, Roma 1979, I, pp. 359 s., 385, 511 s.; II, pp. 662, 908-910; Camera dei deputati, I moti di Palermo del 1866. Verbali della Commissione parlamentare di inchiesta, Roma 1981, pp. 61 s.; S. Candido, Sui carteggi di Francesco Crispi. Epistolari editi e inediti, in Archivio storico siciliano, s. IV, XI (1985), pp. 327-361; O. Cancila, Palermo, Roma-Bari 1988, p. 169, 185, 193, 246; M. Sagrestani, Lo scrutinio di lista in Toscana (1882-1891). Dalla competizione possibile alla competizione mancata, Firenze 1999, pp. 39, 43 s., 65, 110, 236, 238 s., 283, 291, 300, 333; C. Ricciardi, Competizione elettorale e lotta politica: Sonnino fra uninominale e scrutinio di lista, in Sidney Sonnino e il suo tempo, a cura di P.L. Ballini, Firenze 2000, pp. 50, 52 s.; T. Sarti, Il parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 691; S. Salomone, La Sicilia intellettuale contemporanea. Dizionario bio-bibliografico, Catania 1913, pp. 324 s.; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, inEnc. biografica e bibliogr. Italiana, II, p. 232; Repertorio biografico dei Senatori dell’ Italia liberale 1861-1922, a cura di F. Grassi Orsini ed E. Campochiaro, Roma 2009, vol. 6, ad vocem.